Giacomo Bozzoli trasferito nel carcere di Bollate: "Un testimone austriaco mi scagiona"

Cronaca
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Il 39enne bresciano è stato rintracciato l'11 luglio dopo 11 giorni di latitanza: era nascosto nella camera da letto della sua villa a Soiano del Lago. Al procuratore Francesco Prete ha parlato di un teste che lo scagionerebbe dall'accusa di aver ucciso lo zio Mario gettandolo nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno nel 2015

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Un testimone austriaco che lo scagionerebbe dall'accusa di aver ucciso lo zio Mario gettandolo nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno l'8 ottobre 2015. È quanto ha detto Giacomo Bozzoli, ribadendo la sua innocenza, al procuratore Francesco Prete, annunciando anche di avergli inviato una lettera - in copia anche al procuratore generale Guido Rispoli e al presidente della prima sezione penale Roberto Spanò, il primo giudice che lo ha condannato - che però nessuno ha ancora ricevuto. Oggi il 39enne è stato trasferito dal carcere Canton Mombello a Bollate, nel Milanese: è sotto choc e l'impatto con il penitenziario bresciano - il più sovraffollato d'Italia - sarebbe stato troppo pesante. L'uomo ha trascorso la prima notte non nello spazio "nuovi arrivi", come avviene solitamente, ma in una cella singola e sorvegliato a vista, e oggi ha chiesto informazioni su come poter incontrare il figlio. Bozzoli è stato arrestato ieri, dopo 11 giorni di latitanza scattati dopo la condanna in via definitiva per l’omicidio dello zio Mario. Bozzoli era nascosto nella sua camera - in un cassettone del letto matrimoniale - nella villa di Soiano del Lago, quando i Carabinieri lo hanno scovato e arrestato. Non si trova invece la Maserati Levante utilizzata presumibilmente per lasciare l'Italia nei giorni precedenti, e resta un mistero come l'uomo sia rientrato in provincia di Brescia. "In un borsello aveva 50mila euro. Sappiamo che si è recato con compagna e figlio in Spagna poi ha fatto rientro in Italia con mezzi di fortuna", ha spiegato il procuratore, che ha anche sottolineato come l'uomo abbia ribadito la sua innocenza (LE TAPPE DELLA VICENDA). La Procura ha intanto aperto anche un'inchiesta contro ignoti, per individuare eventuali complici che possono aver aiutato Bozzoli a progettare e realizzare la fuga.

I punti da chiarire

Tanti i punti ancora da chiarire. Bozzoli potrebbe essere rientrato a Soiano del Garda nelle 24 ore prima della cattura. Non è da escludere, secondo il procuratore, che l’uomo sia rientrato in Italia soprattutto per suo figlio: "Questa è solo una deduzione, può essere infatti solo una coincidenza che il rientro sia avvenuto dopo che suo figlio è stato sentito in procura". Il bambino, 9 anni compiuti da poco, ascoltato in audizione protetta avrebbe sostanzialmente ripetuto la versione fornita agli acquirenti dalla madre circa il viaggio in Spagna con tappa in precedenza in Costa azzurra, poi all'acquario di Valencia e infine a Marbella, dove il padre lo avrebbe salutato per poi continuare da solo la fuga.

La vicenda

Tutto era cominciato l'1 luglio. In aula Bozzoli non si era presentato quando la prima sezione penale della Corte di Cassazione a Roma aveva confermato la sentenza a suo carico. I Carabinieri si erano recati a Soiano, dove però non avevano trovato nessuno. Il primo indizio della fuga era arrivato dai vicini di casa, secondo i quali la famiglia era assente da almeno una decina di giorni. Due giorni dopo si è saputo che la Maserati intestata al ricercato era passata sotto un lettore targhe a Manerba e a Desenzano. Poi, però, il nulla. In fuga con il 39enne c'erano anche la compagna Antonella Colossi e il figlio, rientrati in Italia il 5 luglio scorso. La famiglia, forse per un ultimo viaggio, si era recata in Francia, a Cannes, e da lì in Spagna, a Valencia prima e poi a Marbella, dove il volto di Bozzoli era stato immortalato dalle telecamere di un hotel. Poi sul latitante era calato di nuovo il silenzio fino all'11 luglio, quando è stato trovato nella sua villa di Soiano sul Lago.

Cattura

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