Chi è Giacomo Bozzoli: l'omicidio dello zio, la sentenza d'ergastolo, la fuga e la cattura
CronacaIntroduzione
Il 1° luglio la Corte di Cassazione conferma le pronunce dei primi due gradi di giudizio: a uccidere Mario Bozzoli, la sera dell’8 ottobre 2015, è stato il nipote Giacomo. Quando i Carabinieri sono andati a cercarlo nella sua casa di Soriano, Lago di Garda, non c’era traccia di lui, della moglie e del figlio.
Qualche giorno dopo si è scoperto che il passaggio della Maserati Levante di Bozzoli è stata registrato nei pressi di Desenzano del Garda. Si fa strada l’ipotesi che sia all’estero.
Mentre viene emesso un mandato di arresto europeo, si scopre che sarebbe in Spagna. La moglie torna con il figlio in Italia il 5 luglio: circa una settimana prima della sentenza erano partiti per una “vacanza” che da Cannes li ha portati a Valencia e poi a Marbella. Lì le loro strade si sono separate. L'11 luglio la cattura
Quello che devi sapere
Giacomo Bozzoli: l’omicidio dello zio, la fuga e la cattura
- È finita dopo 11 giorni la latitanza di Giacomo Bozzoli, 39 anni: i carabinieri lo hanno preso l'11 luglio nella sua villa a Soiano del Lago (Brescia). La fuga era iniziata il 1° luglio, quando la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza definitiva all’ergastolo per l'omicidio dello zio, Mario, ucciso l’8 ottobre 2015 nella fonderia della famiglia a Marcheno. La sera della sentenza, quando i Carabinieri si erano presentati alla casa di Bozzoli, dove avrebbe dovuto essere a detta del padre, di lui non c’era traccia. Lì è partita una caccia all'uomo, che dall'Italia si è allargata a Francia e Spagna, per poi finire a Soiano del Lago
Per approfondire:
Giacomo Bozzoli fermato a Soiano del Lago, era latitante da 10 giorni
Il processo e la condanna definitiva
- L’8 ottobre 2015 Mario Bozzoli, 50 anni, intorno alle 19.15 telefonò alla moglie. Parlavano di una cena in una trattoria vicino casa. Da quel momento di lui si persero le tracce. Alle 19.18 nel forno grande della fonderia di famiglia si verificò una fumata anomala. Per i giudici è in quel momento che il suo corpo – mai ritrovato - fu gettato nel fuoco.
- Sei giorno dopo, un’altra morte: quella di un operaio della fonderia, Giuseppe Ghirardini, trovato vicino a un torrente in Valcamonica. Per la Corte d’assise d’appello di Brescia era l’unica persona, oltre a Bozzoli, che gravitava nel “ristretto ambito spaziale e temporale” al momento dell’omicidio. Fu un suicidio per senso di colpa, stabilirono i giudici. Sarebbe stato lui a gettare materialmente Mario Bozzoli nella fonderia. A casa sua vennero ritrovati 50mila euro in contanti, forse come ricompensa per il suo coinvolgimento nell’omicidio. Giacomo Bozzoli avrebbe voluto sbarazzarsi dello zio per motivi economici legati alla gestione della fonderia. I magistrati d’appello scrivevano che solo in lui “è risultato coesistere, unitamente all'odio ostinato e incontenibile (...) nei confronti della vittima, anche l'interesse economico per ucciderla riconducibile agli interessi societari e familiari”. Lo zio era "colpevole a suo avviso” di guadagnare dalla società di famiglia alle spalle degli altri componenti e di intralciare i suoi affari. Spesso Giacomo Bozzoli gonfiava le fatture, elemento che lo zio avrebbe scoperto. Nel 2020 il rinvio a giudizio, nel 2022 la prima condanna e nel 2023 la seconda. Nel 2024 la conferma della Cassazione. Lui si è sempre dichiarato innocente
1° luglio 2024 - Giacomo Bozzoli non è a casa
- Dopo la pronuncia della sentenza della Cassazione, a cui ha assistito soltanto il padre di Giacomo Bozzoli, i Carabinieri vanno a cercare il condannato a casa sua. L’erba del giardino è alta. Non solo non c’è traccia di lui, ma nemmeno della moglie (Antonella Colossi, 42 anni) e del loro figlio (9 anni). I vicini parlano di un’assenza che va avanti da giorni. In foto: la casa dei Bozzoli
3 luglio – L’auto di Bozzoli
- Tentando di ricostruire la fuga di Bozzoli, gli inquirenti scoprono che alle 5.51 del 23 giugno la sua Maserati Levante è passata dal portale di Manerba, nel Bresciano. Due minuti più tardi passa da quello di Desenzano e alle 6.03, sempre a Desenzano del Garda, è sotto il varco che porta all’ingresso in A4. Il suocero sentito dagli inquirenti riferisce che la famiglia sarebbe “in una località imprecisata della Francia”. Li si cerca anche nella villa di Marcheno intestata al padre, nella sede di lavoro a Bedizzole, nella galleria d’arte dove lavora la moglie e in una casa a Ortisei riconducibile alla famiglia. In foto: l'auto di Bozzoli, il 22 giugno 2024, alle 17.47, Soiano del Lago
3 luglio – Il mandato di arresto europeo
- Nella serata del 3 luglio, a poche ora di distanza dal decreto di latitanza siglato dal presidente della prima sezione penale del tribunale di Brescia Roberto Spanò - il giudice della prima condanna all’ergastolo – per Bozzoli viene emesso un mandato di arresto europeo
5 luglio – Il documento di Bozzoli in Spagna
- Il 5 luglio emerge che il documento di Giacomo Bozzoli è stato registrato in un albergo a Marbella, nel Sud della Spagna, dal 20 al 30 giugno. Si sarebbe quindi allontanato con la famiglia dall’Italia almeno 10 giorni prima della lettura della sentenza. Chi era quindi alla guida della sua auto il 23 giugno, quando veniva avvistata nel Bresciano? Si pensa a un depistaggio
La fuga di Bozzoli prosegue in solitaria
- Lo stesso giorno, la moglie (in foto) e il figlio di Bozzoli fanno rientro in Italia, in treno. Agli inquirenti racconta di essere partita con la famiglia il 23 giugno, confermando quindi il passaggio della Maserati. Dice di aver perso la memoria a causa dello choc dovuto alla notizia della sentenza di condanna. Riferisce di aver dormito con il compagno e il figlio a Cannes, dove avrebbe perso il suo telefono. Poi si sono spostati a Valencia, per una visita all’acquario, e infine a Marbella. “Fino alla sera della sentenza io, Giacomo e nostro figlio siamo stati insieme. Non so che fine abbia fatto Giacomo mentre io e mio figlio siamo tornati in Francia con un passaggio in auto e poi mi sono ritrovata su un treno per Milano”. Fa verbalizzare di essere partita “per una vacanza” e non per una fuga
11 luglio - finisce la latitanza
- Intanto, una receptionist dell’Hard Rock hotel di Marbella fa sapere di aver riconosciuto tra i clienti Giacomo Bozzoli. La polizia spagnola ha poi riferito alle autorità italiane di essere in possesso dei fotogrammi di un video delle telecamere interne di un resort di Marbella in cui si vede Giacomo Bozzoli. Era il 30 giugno scorso. L'8 luglio le immagini che lo ritraggono vengono rese pubbliche.
- Il 9 luglio la moglie di Bozzoli viene riascoltata dagli inquirenti. Secondo gli investigatori il suo racconto è stato ancora più lacunoso rispetto al primo, infarcito di "non ricordo" e "non so". Antonella Colossi ha spiegato ancora una volta di non sapere dove sia andato il compagno che, ha sottolineato, "sono sicura essere innocente". Poi viene sentito anche il figlio: il bambino, sentito in audizione protetta, sostanzialmente ha ripetuto la versione fornita agli acquirenti dalla madre. L'11 luglio, la svolta: Bozzoli viene catturato nella sua villa a Soiano del Lago
I dettagli sulla cattura
- Bozzoli, ha spiegato il procuratore di Brescia Francesco Prete, era nascosto in un cassettone del letto matrimoniale. In un borsello aveva 50mila euro. Avrebbe fatto rientro in Italia con mezzi di fortuna. I militari lo hanno scovato dopo aver notato dei movimenti sospetti nella sua abitazione, imbottita di cimici. Si è dichiarato innocente anche al momento della cattura
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- Giacomo Bozzoli: l’omicidio dello zio, la fuga e la cattura
- Il processo e la condanna definitiva
- 1° luglio 2024 - Giacomo Bozzoli non è a casa
- 3 luglio – L’auto di Bozzoli
- 3 luglio – Il mandato di arresto europeo
- 5 luglio – Il documento di Bozzoli in Spagna
- La fuga di Bozzoli prosegue in solitaria
- 11 luglio - finisce la latitanza
- I dettagli sulla cattura
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