"Non possiamo e non vogliamo restare in silenzio, perché restare in silenzio di fronte a questa violenza vuol dire accettarla. L'attuale Governo israeliano deve fermarsi e riaprire il fronte del dialogo", ha dichiarato il sindaco Matteo Lepore. La presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, assieme al presidente della Comunità di Bologna De Paz: "Invitiamo Lepore a recarsi in Israele nelle zone del massacro prima di esporre bandiere e slogan"
"Come sindaco di un Comune storicamente schierato per la Pace, la non violenza e la salvaguardia dei diritti umani è per me doveroso prendere posizione così come agire per garantire la maggiore coesione sociale possibile nella nostra città. Per questo esporremo a Palazzo D'Accursio, accanto allo striscione per il cessate il fuoco, la bandiera della Palestina. Prendiamo parte in favore delle vittime e dei diritti umani, ancora una volta quindi. Non possiamo e non vogliamo restare in silenzio". Con queste parole il sindaco Matteo Lepore annuncia l’iniziativa dell’amministrazione bolognese. Dura la reazione della comunità ebraica: "Così si legittima il terrorismo" (SEGUI TUTTI GLI AGGIORNAMENTI SUL CONFLITTO IN MEDIORIENTE).
Lepore: “Quando Israele si fermerà esporremo la loro bandiera”
"Non possiamo e non vogliamo restare in silenzio, perché restare in silenzio di fronte a questa violenza vuol dire accettarla. L'attuale Governo israeliano deve fermarsi e riaprire il fronte del dialogo. Quando questo avverrà e sarà ripristinato pienamente il diritto internazionale, esporremo accanto alla bandiera palestinese anche quella israeliana", dice il sindaco spiegando il gesto di esporre la bandiera palestinese sulla facciata del Comune. "Perché per aprire alla possibilità di nuovo di avere due Stati, come in tanti spesso affermiamo, occorre avere anche due popoli e questo per quello che i palestinesi stanno subendo rischia di non potere più accadere. Sin dal primo momento, Bologna ha voluto esprimere con forza il suo impegno per la costruzione di un percorso di pace in Palestina, a partire dalla richiesta di un immediato cessate il fuoco. Non solo non si sono fermate le bombe, ma l'escalation militare israeliana di questi giorni ha portato ad una ulteriore strage di civili inermi, molti dei quali bambini. Ogni limite è stato superato così come denunciato dalle principali istituzioni internazionali, Nazioni Unite e Europa compresa", prosegue Lepore. "Dobbiamo evitare - aggiunge - che il confronto su una questione così importante possa assumere ulteriori forme violente e aprire nuovi spazi democratici di partecipazione, anche per questo motivo come Comune decidiamo di fare un ulteriore passo in avanti mettendo a disposizione spazi comunali per ospitare questa discussione e manifestare in modo non violento". A tutti i cittadini israeliani e ai componenti della comunità ebraica "che vivono e studiano nella nostra città va la nostra vicinanza e solidarietà, perché sappiamo che loro stessi stanno subendo una situazione grave e molti di loro non condividono le scelte del governo israeliano", conclude il primo cittadino.
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La reazione della comunità ebraica
"Se davvero si vuole ribadire l'attenzione per il rispetto dei diritti umani e per la pace non esponi solo una bandiera ma le esponi entrambe. Una bandiera in un luogo pubblico non può essere usata come simbolo di contestazione di altri Paesi. Un gesto simile da un'istituzione pubblica non fa che legittimare la voce del terrorismo e della prevaricazione". Cosi all'ANSA la presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, assieme al presidente della Comunità di Bologna De Paz. "Invitiamo Lepore a recarsi in Israele nelle zone del massacro prima di esporre bandiere e slogan", hanno aggiunto.