Luciano Benetton: "Sono stato tradito, buco da 100 milioni". Ad: “Risponderò con i legali”
Cronaca"Qualche mese fa ho capito che qualcosa non andava. Che la fotografia che ci ripetevano i vertici manageriali non era reale", dice il fondatore. “Non commento, mi sto organizzando per una risposta strutturata", replica Massimo Renon, ad di Benetton Group. Allarme sindacati: ammortizzatori sociali in vigore "potrebbero non essere più sufficienti". Riflettori sull'assemblea del 18 giugno: l'azionista Edizione “avvierà piano di riorganizzazione e rilancio” e sarebbe pronta a intervenire con 260 milioni di euro
Luciano Benetton, fondatore dell’omonimo Gruppo, lascerà la propria azienda. Lo ha annunciato in un’intervista a Il Corriere della Sera: "In sintesi, mi sono fidato e ho sbagliato. Sono stato tradito nel vero senso della parola. Qualche mese fa ho capito che c'era qualche cosa che non andava. Che la fotografia del gruppo che ci ripetevano nei consigli di amministrazione i vertici manageriali non era reale". L’imprenditore ha riferito di un buco pari a 100 milioni. "Non commento l'argomento, mi sto organizzando con i miei legali per una risposta strutturata", ha replicato Massimo Renon, amministratore delegato di Benetton Group. Intanto il prossimo 18 giugno è calendarizzata l'assemblea dei soci di Benetton Group: l'azionista Edizione, hanno fatto sapere fonti del gruppo all'Ansa, introdurrà la necessaria discontinuità nella gestione manageriale della società e sarà avviato "un piano di riorganizzazione e di rilancio di Benetton Group". Le stesse fonti hanno chiarito che "la situazione contabile di Benetton Group non presenta un buco di bilancio, ma nei conti dell'anno è emersa una perdita significativa rispetto alle previsioni del piano triennale presentato in passato dal management e dal medesimo confermato fino a pochi mesi fa". Hanno aggiunto che Edizione è pronta a intervenire, nei prossimi anni, con 260 milioni di euro a sostegno del piano di riorganizzazione e rilancio del gruppo Benetton: un intervento, hanno spiegato ancora fonti vicine al gruppo, che potrà avvenire sia con un aumento di capitale, che con altre forme finanziarie.
"Un buco di bilancio di 100 milioni"
"Per fortuna avevamo deciso di ritirare da tempo dalla Borsa la Benetton. E quindi i rischi imprenditoriali erano e sono tutti in capo alla famiglia", ha spiegato il fondatore Luciano Benetton. "Solo il 23 settembre del '23 viene accennato a qualche problema ma in modo tenue. E sembrava tutto sotto controllo". Poi "in uno dei consigli dei mesi successivi scoppia la bomba, di questo si tratta. Presentano d'improvviso un buco di bilancio drammatico, uno shock che ci lascia senza fiato. Saremo attorno ai 100 milioni". Adesso, aggiunge, "occorre guardare avanti, nei prossimi mesi sarà fatto un piano per il futuro. Abbiamo perso quattro anni e questo rende tutto più difficile non avendo la bacchetta magica. Purtroppo ci saranno sacrifici da fare".
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Le tappe
Benetton ricorda gli anni passati e le fasi principali del suo rapporto con l’azienda: "Sono uscito dall'azienda nel 2012 con la società in salute, con un fatturato di 2 miliardi e in utile, anche se la logica dice che si può sempre fare meglio. Solo dopo una forte insistenza da parte di mio fratello Gilberto ho deciso di rientrare nel 2018, poco prima della sua scomparsa. Edizione non era riuscita - racconta - a trovare una compagine manageriale di qualità. La società perdeva parecchio. Appena rientrato cerco di risolvere gli errori più evidenti, verso la fine del 2019 mi suggeriscono una candidatura per il ruolo di amministratore delegato". Prosegue: "La scelta cade su un candidato che viene dalla montagna, mi fa simpatia, mi dico 'scarpe grosse cervello fino', si presenta con apparente volontà di capire e farsi carico dei problemi, compresa la compagine manageriale da integrare". Anche se qualche preoccupazione sorge quando "vengo avvertito da una telefonata accorata di un conoscente di non proseguire con questa persona perché la definisce assolutamente non idonea a un incarico così complesso". E infine: "...il consulente che lo aveva proposto mi tranquillizza insistendo che la persona è ambiziosa e molto adatta a crescere professionalmente", dice ancora Benetton assumendosi "la responsabilità di aver sbagliato la scelta".
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I sindacati in allarme
Solo nel territorio trevigiano il gruppo, tra le sedi di Ponzano Veneto e di Castrette di Villorba, ha un organico di circa 1.300 unità. Da tempo sono in vigore ammortizzatori sociali ed incentivi all'esodo volontari, pari a circa 50mila euro. Tuttavia i sindacati temono che queste misure "potrebbero non essere più sufficienti ad attutire l'impatto sociale che una situazione come quella delineata dal fondatore" potrebbe avere sul bacino occupazionale di Treviso. Relativamente agli aspetti caratteriali di alcuni manager, evidenziati nell'intervista dallo stesso Benetton, i sindacalisti affermano: "Non tanto l'amministratore delegato (Massimo Renon, ndr), ma altre figure che a lui rispondono hanno manifestato in più occasioni toni di supponenza alla 'Marchese del Grillo', rigettando occasioni di confronto con dirigenti presenti nel sistema di Ponzano Veneto da moltissimi anni".
Cisl: "Benetton in crisi da anni, da 2013 perdite 1 miliardo"
"La somma dei disavanzi dal 2013 ad oggi di Benetton Group supera il miliardo di euro, quindi non è la prima volta che l'azienda si trova a risanare una perdita di bilancio di oltre 100 milioni come quella di quest'anno. Ad intervenire per appianare i debiti è sempre stato Luciano Benetton, che non ha mai fatto ricadere pesantemente sui lavoratori e sulle lavoratrici il prezzo della crisi", afferma Gianni Boato, segretario generale Femca Cisl di Treviso, dopo le dichiarazioni del fondatore Luciano Benetton. "Come sindacato tendiamo la mano a Benetton - aggiunge - e lo invitiamo a coinvolgere nelle scelte strategiche i lavoratori e il grande know-how presente in azienda a tutti i livelli". E prosegue: "Non esistono aziende paragonabili a Benetton, dove in una situazione con un negativo così importante protratto per anni c'è un imprenditore disponibile ad appianare la situazione debitoria per andare avanti, iniettando in azienda risorse proprie e della holding di famiglia. Luciano - dice ancora il sindacalista - è amato e rispettato dai lavoratori proprio per questo". Ora, conclude, "chiediamo che non siano i dipendenti, incolpevoli rispetto alle scelte strategiche, a pagare il prezzo di una crisi che tra l'altro negli ultimi anni è stata acuita dal Covid, dal pesante attacco hacker subito dall'azienda e dagli eventi geopolitici che hanno avuto un'incidenza importante sul volume di affari, tanto che il settore moda, in particolare nelle fasce medie, nell'ultimo anno e mezzo ha registrato risultati negativi".
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L’assemblea del 18 giugno e il percorso di Renon
Luciano Benetton aveva fondato il gruppo nel 1965, insieme ai fratelli. Le ruggini con l'ad Massimo Renon e l’addio di Benetton stesso preparano ora l'azienda di Ponzano a un nuovo corso. I conti sul 2023 non sono ancora noti mentre la lente è ora sull'assemblea del 18 giugno. Renon è arrivato nel Gruppo quattro anni fa, nel marzo del 2020 da Marcolin, azienda che produce occhiali. L'obiettivo era dare un’ulteriore accelerazione al processo di rilancio del business già avviato nel 2018 dal presidente Luciano Benetton per un gruppo che secondo i dati del 2022 è presente in 80 Paesi del mondo con più di 3.700 negozi. Gli inizi di Renon sono a Giacomelli Sport dopo una laurea in Scienze Politiche con specializzazione in Business Management alla Bocconi di Milano e alla Columbia University a New York. Poi Luxottica, dove matura una forte esperienza internazionale. Nel 2010 entra in Ferrari, per poi passare in Safilo e successivamente al Gruppo Kering, dove partecipa alla costituzione e start up della divisione Eyewear. Oltre a Luciano, siedono nel Consiglio anche Christian Benetton (figlio dello scomparso Carlo), Franca Bertagnin Benetton (figlia di Giuliana) ed Ermanno Boffa, marito di Sabrina Benetton (figlia di Gilberto, scomparso nel 2018). Tutti e tre sono anche nel board della holding Edizione che oltre a quelli in Benetton ha diversi altri interesse e di cui è presidente Alessandro Benetton, figlio di Luciano. Alessandro nel 2016 lasciò il Consiglio di Benetton, dopo esserne stato anche presidente fino al 2014, per una visione strategica diversa. "Quando vedi che è necessario un momento di discontinuità, e le cose invece vanno a rilento, lasci perdere", affermò nel 2019 parlando della sua uscita.