Liguria, Signorini non risponde ai pm. Attesa per interrogatorio Toti

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L'ex presidente dell'authority portuale e ad (sospeso) di Iren non ha risposto durante l'interrogatorio di garanzia nel carcere di Marassi. Il governatore della Liguria è agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione e atti contrari ai doveri d’ufficio: sarà sentito domani. Anche lui non parlerà. Per il consigliere di amministrazione di Esselunga Francesco Moncada e l'editore Maurizio Rossi anche l'ipotesi di finanziamento illecito

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L'ex presidente dell'authority portuale e ad (sospeso) di Iren Paolo Emilio Signorini si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di garanzia nel carcere di Genova Marassi, nell'ambito dell'inchiesta che ha coinvolto anche Giovanni Toti, agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione e atti contrari ai doveri d’ufficio. In attesa del suo interrogatorio di garanzia, in programma domani alle 14 - quando, a detta del suo team di difesa, non parlerà - continuano i ragionamenti fra i vertici politici dei partiti di centrodestra che sostengono la giunta regionale ligure. E c'è anche l'ipotesi di finanziamento illecito nell'indagine della Procura di Genova: l'accusa, che non è contestata nella misura cautelare, al momento riguarda il consigliere di amministrazione di Esselunga Francesco Moncada e Maurizio Rossi, editore della testata Primocanale. Difende intanto Toti il ministro della Difesa Crosetto: "Da ciò che ho letto nelle carte della stessa Procura ho l'impressione che ci sia, in questa vicenda, scarso interesse di ricerca della verità. Non vorrei che prevalesse la volontà di dimostrare che alcune persone possono, in ogni momento, senza alcun problema né rischio, privare chiunque della propria libertà".

Il legale di Signorini: "Parlerà in un altro momento"

"Le carte sono tali che impongono una lettura attenta. Una lettura che non può essere fatta in carcere. Signorini sta abbastanza bene al di là della situazione ha una sua tranquillità. Ha detto solo che, in una seconda fase, potrebbe eventualmente parlare con il pubblico ministero", ha riferito l'avvocato Enrico Scopesi dopo il suo interrogatorio. "Signorini ritiene di poter fornire una serie di spiegazioni ma difficilmente lo si può fare in una situazione di carcerazione - continua Scopesi - Confido che si possa risolvere e affrontare il problema della carcerazione. Perché la priorità è adesso chiarire la misura cautelare, farlo uscire da Marassi. Ha confermato la disponibilità di parlare eventualmente in un secondo momento". L' ad (sospeso) di Iren è "relativamente tranquillo nel contesto della vicenda alluvionale che gli è capitata e rispetto a dove si trova adesso - ha concluso Scopesi -. Gli atti sono tali e tanti che vanno letti e verificati. È troppo presto. Bisogna interpretarli, ma vale per tutti i casi, e ci sono telefonate di quattro anni fa, estrapolate dai contesti, che vanno valutate".

Anche Toti resterà in silenzio

La linea è la stessa che seguirà Toti, scelta presa con il suo avvocato Stefano Savi.  "Tutti i denari in entrata e in uscita sono tracciabili, ma ancora non è il momento di parlare con il giudice perché la mole di carte da leggere è molto elevata", è la sintesi del ragionamento di Savi. Per quanto riguarda le carte relative ai fondi raccolti dal governatore, il legale ha detto che "la tracciabilità dei denari sia in entrata che in uscita è totale". E parla della possibilità di dimostrare che i fondi "sono stati tutti spesi per necessità di tipo politico connesse all'attività del presidente e delle persone che lavoravano con lui e che avevano connessioni politiche con lui: non c'è stata nessuna anomalia nella spesa né a titolo personale né a nessun altro titolo".

Indagini sulla fondazione Change

Emerge poi che in Procura si indagava già per finanziamento illecito alla fondazione Change e al partito di Toti. L'inchiesta, ancora aperta, è coordinata dal pm Luca Monteverde, lo stesso dell'indagine sul caso Toti. In quel fascicolo sono indagati una serie di imprenditori che, per l'accusa, avrebbero versato soldi alla fondazione in maniera occulta. Tra questi anche Pietro Colucci, alla guida di una galassia di società che si occupano di rifiuti. Nei mesi scorsi, nell'indagine su Change, la Guardia di Finanza aveva anche perquisito le imprese di Vincenzo Onorato, armatore Moby, e dei petrolieri Costantino di Europam e Black Oil. Tra i finanziatori sotto la lente degli investigatori anche gli imprenditori navali Amico, l'armatore Gianluigi Aponte, e gli Spinelli. Nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato ai domiciliari Toti, emerge che Colucci è indagato corruzione in merito alla vicenda della gestione delle discariche.

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Tenere in vita la giunta e attendere l’inchiesta

Tra Genova e Roma si intrecciano le comunicazioni tra i capi politici liguri di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia - Edoardo Rixi, Matteo Rosso e Carlo Bagnasco -, e le direzioni romane. Al momento emerge sintonia tra gli alleati sul modo di procedere. La parola d'ordine è tenere in vita la giunta regionale, al cui comando c'è il vice Alessandro Piana (Lega). La speranza è che Toti riesca a chiarire la sua posizione, ottenere la revoca dei provvedimenti cautelari e riuscire a tornare al comando. La seconda parola d'ordine è attendere gli sviluppi dell'inchiesta. Nessuno degli alleati chiede le dimissioni del presidente ma se dalle carte dovessero emergere elementi tali da dovere considerare una eventuale richiesta di un passo indietro di Toti, la scelta sarebbe comunque indicata da Roma. Ma intanto si fa strada la convinzione che il governatore della Liguria non possa reggere a lungo. Lo ammette ad esempio Giorgio Mulè (Forza Italia): "Se un presidente di Regione è agli arresti domiciliari è abbastanza difficile che possa continuare ad amministrare la Regione".

Giovanni Toti presidente della regione Liguria, in una foto d'archivio. Genova, 07 maggio 2024.
ANSA/LUCA ZENNARO

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L’ipotesi elezioni anticipate

A livello locale proseguono le consultazioni tra i consiglieri regionali, i capigruppo, gli assessori, che ieri pomeriggio si sono riuniti per decidere, insieme al reggente Piana, le pratiche da seguire in prima battuta. Alcune devono essere aperte, altre devono proseguire e alcune vanno concluse. In caso di un prolungamento dei provvedimenti cautelari e dell’impossibilità di Toti di tornare nel suo ufficio in Regione, si prosegue comunque con il reggente. "Se c'è la fiducia della giunta e della maggioranza sono chiamato ad andare avanti", ha dichiarato Piana. In caso di dimissioni di Toti, invece, cadranno la giunta e il consiglio e si andrà alle elezioni, anticipate di un anno rispetto alla scadenza del 2025: in quel caso ci sarebbe un periodo di reggenza con Piana al comando.

Crosetto: "Con logica Toti si arrestano anche magistrati"

Intanto ha preso una posizione chiara il ministro Crosetto, che su X scrive: "Con la logica usata per Toti (a cui non viene contestato alcun vantaggio personale e privato) possono arrestare la quasi totalità dei sindaci, dei presidenti di Regione, dei dirigenti pubblici. Suppongo potrebbero anche arrestare la maggior parte dei magistrati. La carcerazione preventiva non nasce come strumento di intimidazione o per aumentare l'audience di un'inchiesta. Nasce per impedire la reiterazione di reati gravi, la fuga o l'inquinamento delle prove. Non è questo il caso, tanto più che sono passati 5 mesi dalla richiesta di misure cautelari alla loro esecuzione e che, come ha dichiarato lo stesso Procuratore, l'accertamento dei fatti risale ad oltre un anno fa".

"A 30 giorni dal voto qualche dubbio mi viene"

E ancora, Crosetto è tornato sulla questione delle tempistiche della vicenda: "Quando vedo queste cose a un mese dalle elezioni qualche dubbio mi viene", ha detto a incontro elettorale per lanciare la candidatura di Stefano Cavedagna per le Europee a Bologna. A Toti, ha aggiunto, "non sono stati contestati soldi di tangenti ma dei fondi dati per la campagna elettorale che peraltro aveva dichiarato. Mi sono chiesto: ma uno è cosi scemo da denunciare un contributo per cui poi è stato perseguito? Poi ho letto che voleva accelerare una pratica. Io ho fatto il sindaco per 13 anni da quando avevo 25 anni. Tutti i giorni cercavo di accelerare pratiche di questo o quel cittadino. Pensavo di fare bene il mio lavoro di sindaco, invece ho scoperto che non era cosi. L'arresto va utilizzato come ultima ratio, non per fare le indagini".

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