Il governatore avrebbe "svenduto la propria funzione e la propria attività in cambio di finanziamenti, abdicando in tal modo ai propri importanti doveri istituzionali", si legge nell'ordinanza di custodia cautelare. E sulla vicenda aleggia l'ombra della mafia: il suo braccio destro Cozzani è indagato per presunti rapporti con Cosa Nostra
Pur di "ottenere l'elezione o la rielezione" avrebbe "svenduto la propria funzione e la propria attività in cambio di finanziamenti, abdicando in tal modo ai propri importanti doveri istituzionali". È con queste parole che la gip di Genova Paola Faggioni motiva l’esecuzione della misura cautelare degli arresti domiciliari per il governatore della Liguria Giovanni Toti (Noi Moderati), arrivata al termine di indagini durate più di quattro anni che hanno colpito in tutto una decina di persone tra Genova e La Spezia. Tra questi anche l’ad di Iren, Paolo Emilio Signorini, l’imprenditore del porto Aldo Spinelli (con il figlio Roberto Spinelli) e Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Toti, quest’ultimo in rapporti con il clan Cammarata di Cosa Nostra. Intanto, è stato fissato per venerdì 10 maggio l'interrogatorio del governatore della Liguria. Spinelli e Cozzani verranno interrogati sabato. Mentre la premier Meloni per ora resta in silenzio, da un lato le opposizioni chiedono le dimissioni del governatore e dall’altro diverse voci della maggioranza si dicono convinte della sua innocenza e restano garantiste. Il ministro della Giustizia Nordio avanza un dubbio: "Si tratta di fatti che risalgono ad alcuni anni fa e l'inchiesta è nata tempo addietro. Ho esercitato 40 anni da pm e raramente ho chiesto provvedimenti di tutela cautelare dopo anni di indagini". Salvini: "Dimettersi sarebbe una resa, non basta un'inchiesta".
Il gip: "Meccanismo corruttivo perfettamente collaudato"
Nelle centinaia di pagine di ordinanza cautelare nei confronti di Toti – che si dice “tranquillissimo” – i giudici genovesi tracciano un quadro di "allarmante abitualità e sistematicità” di meccanismo corruttivo “perfettamente collaudato": tutto sarebbe iniziato nel 2020, in occasione delle elezioni regionali, per proseguire fino al 2023. Toti con "sorprendente disinvoltura" avrebbe rastrellato fondi per oltre 74 mila euro, per il suo Comitato con "richieste di denaro agli imprenditori" della famiglia Spinelli e Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, cui è stata applicata una misura interdittiva, "promettendo (...) comportamenti o provvedimenti a lui favorevoli" o addirittura ricordando "di aver fatto la sua parte" e quindi di aspettarsi elargizioni e finanziamenti in vista della campagna elettorale di turno.
Le intercettazioni: "Parliamo un po' che ci sono le elezioni, abbiamo bisogno di una mano"
Per fare un esempio: nel settembre 2021, il governatore parlava del rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse all’imprenditore portuale Aldo Spinelli: "Il 29 va la tua roba...ricordati che io sto aspettando anche una mano ..eh? ". E l'altro con una battuta: "ma anche l'Enel". Una volta deliberato il rinnovo trentennale della concessione, nel dicembre successivo, dal Gruppo, in due giorni, sono partiti 4 bonifici da 10 mila euro ciascuno, con la causale "erogazione liberale". Sempre rivolgendosi a Spinelli, in un’altra intercettazione Toti avrebbe detto: "Abbiamo risolto il problema a tuo figlio sul piano casa di Celle, ora facciamo la pratica, si può costruire". Per poi aggiungere: "Così parliamo un po' che ora ci sono le elezioni, c'abbiamo bisogno di una mano".
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L'ombra della mafia
Tra i diversi favori a figure imprenditoriali vengono a galla anche le "disponibilità ad appoggiare gli interessi di Esselunga" per consentire l'apertura di nuovi supermercati, in cambio del pagamento di pubblicità occulta. Poi c’è l’ombra della mafia e l'ipotesi della raccolta di voti in cambio di favori. Toti non risponde di questa accusa, il suo braccio destro Cozzani sì.
Il coinvolgimento di Cozzani, braccio destro di Toti
Più nello specifico, si parla di voti in cambio di posti di lavoro per il mandamento dei Cammarata di Riesi di Cosa Nostra, che - residenti a Genova – avrebbero portato almeno 400 voti alla lista Cambiamo con Toti Presidente per le elezioni regionali del 2020. Stesse accuse per i fratelli Arturo Angelo e Italo Maurizio Testa, esponenti di Forza Italia in Lombardia (ora sospesi dal partito), considerati molto vicini al coordinatore regionale Alessandro Sorte. I due gemelli vengono ad esempio chiamati in causa anche durante la programmazione della campagna elettorale per la ricandidatura a sindaco di Marco Bucci. Il 13 febbraio 2022 in una telefonata tra Toti, Bucci e Cozzani, parlando del reperimento delle risorse per la campagna elettorale, il presidente chiama in causa i riesini. Ma il nome, scrive il gip, "suscita una reazione preoccupata da parte di Cozzani" che dice: "Stacci lontano da quelli lì, ci mettono in galera".
Tajani: "Nessun imbarazzo per la vicenda"
La maggioranza fa fronte comune a difesa di Toti, anche se non mancano voci che parlano di forti malumori per ora taciuti. "Non c'è nessun imbarazzo. Sono garantista, convinto che Toti farà di tutto per dimostrare la propria l'estraneità alle accuse che lo riguardano", ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. E dice di condividere la linea di Nordio: si tratta di una "vicenda giudiziaria che risale a vicende di parecchi anni fa, forse si poteva intervenire due mesi fa, il giorno dopo le elezioni... Però questo non ci turba, non ci preoccupa nulla".
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Dure le opposizioni
Gran parte dell’opposizione è invece dura. “Sarebbe doveroso dimettersi. Se confermate, le accuse disegnano un quadro di gravità inaudita. Un sistema corruttivo e un rapporto con la criminalità organizzata che arriva ai vertici di governo della Regione. Sono una garantista ma quando le accuse sono così gravi c'è l'opportunità politica di fare un passo indietro, per rispetto delle istituzioni", ha detto ad esempio la segretaria del Pd Elly Schlein, così come i Cinque Stelle. Si punta il dito anche contro una doppia morale: il centrodestra continua infatti a chiedere le dimissioni del governatore pugliese Emiliano per il caso Bari e per l'inchiesta legata a presunte infiltrazioni mafiose in Puglia. Sul punto, Tajani sottolinea che "Emiliano ha detto due volte di essere andato dalla sorella del boss".
I dubbi sulle tempistiche
Più morbido verso Toti il leader di Italia Viva Matteo Renzi: "Non commentiamo le inchieste, né gli arresti o gli avvisi di garanzia. Certo, mi limito a constatare che dopo quattro anni di indagini, l'arresto avviene a un mese dalle elezioni europee", ha detto a Il Messaggero. Renzi sottolinea come "essere garantisti funziona se lo si è innanzitutto con gli avversari, se invece lo si è solo nei confronti degli amici si è ipocriti". Come lui, diversi esponenti della maggioranza hanno indicato tempistiche dubbie per l'esecuzione delle misure cautelari: le indagini si sarebbero chiuse alla fine dell'anno scorso, gli arresti sono scattati adesso. A un mese dalle Europee, appunto.