Test Minnesota, cos'è e come funziona l'esame psicoattitudinale per i magistrati
Dal 2026 il test sarà necessario per l’accesso alla professione. Abbreviato in MMPI-2 è composto da 567 quesiti a cui il candidato deve rispondere "vero" o "falso" a seconda se l'affermazione sia per lui "prevalentemente vera" o "prevalentemente falsa". È composto da 10 scale cliniche e 3 scale di validità: queste ultime servono a capire se le risposte sono coerenti e quindi se i risultati possono essere considerati attendibili
- Continua a far discutere il via libera del governo ai test psicoattitudinali per l'accesso alla professione dei magistrati dal 2026. "Mi sono sottoposto al test psicologico del Minnesota, che è quello che vorremmo introdurre qui", ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Ma cos’è e come funziona il test Minnesota?
- "Il 'Minnesota multiphasic personality inventory' (MMPI), noto come 'Minnesota' è un test di personalità, con riferimento specifico alla personalità patologica. Mette in evidenza profili di personalità come depressione, ansia patologica, psicosi, schizofrenia, paranoia, rapporti interpersonali alterati, avere un Io non capace di gestire le situazioni", spiega all'Ansa Santo Di Nuovo, professore emerito di Psicologia all'Università di Catania, esperto di test cognitivi e di personalità ed ex presidente dell'Associazione Italiana di Psicologia
- Il test Minnesota prende il nome dall’omonima Università statunitense, che ne curò la prima pubblicazione nel 1942. La versione più diffusa oggi è denominata MMPI-2, elaborata nel 1989 e poi rivista negli anni successivi
- L'MMPI-2 è composto da 567 quesiti a cui il candidato deve rispondere "vero" o "falso" a seconda se l'affermazione sia per lui "prevalentemente vera" o "prevalentemente falsa". Il tempo impiegato mediamente per rispondere va dai 60 ai 90 minuti. I quesiti variano da "mi piacciono le riviste di meccanica" a "riesco ad esprimere i miei veri sentimenti solo quando bevo"
- Come spiega a Il Corriere della Sera Giancarlo Cerveri, direttore del Dipartimento Salute mentale e dipendenze della Asst di Lodi, il test è composto da 10 scale cliniche e 3 scale di validità: queste ultime servono a capire se le risposte sono coerenti e quindi se i risultati possono essere considerati attendibili
- Le tre scale di validità, spiega Cerveri, aiutano "a capire se chi si è sottoposto tende a nascondere alcuni aspetti del suo pensiero o viceversa tende a renderli più evidenti". Una è legata alla menzogna, una all’eccessivo controllo emotivo e una all’atipia di risposta
- Le 10 scale cliniche di base hanno lo scopo di valutare le dimensioni più significative della personalità del candidato e sono:
- Ipocondria
- Depressione
- Isteria di conversione
- Deviazione Psicopatica
- Mascolinità/Femminilità
- Paranoia
- Psicastenia
- Schizofrenia
- Ipomaniacalità
- Introversione sociale
- Secondo Cerveri "esiste una notevole attendibilità dei risultati che è frutto sia della modalità empirica con cui è stato strutturato il test fin da principio (le domande di una specifica categoria diagnostica sono state scelte sulla base di come tendevano ad avere risposte omogenee in persone con una diagnosi specifica) sia dall’enorme mole di dati su cui è stato testato nel corso degli ultimi 70-80 anni"
- Questo tipo di test, spiega all’Ansa Santo Di Nuovo, "viene già utilizzato nelle valutazioni collegiali in caso di denunce di comportamenti anomali sul lavoro, anche per i magistrati". Ma secondo l’esperto il problema è che "ormai il Minnesota è molto noto, ci sono tanti manuali che spiegano come funziona. Anche noi psicologi sappiamo bene che non possiamo ridurre tutto a un piano quantitativo. Il test è alterabile"
- "Il test è alterabile - sintetizza Di Nuovo - e chi è bravo a rispondere, anche se è pazzo risulta sano". Ed è per questo che va "sempre usato insieme a una valutazione collegiale, con uno psichiatra o uno psicologo che fa il colloquio e si rende conto se uno ha barato". "Non ha senso fare un test di personalità, come è il Minnesota, anche perché nulla esclude che un evento, magari a poca distanza di tempo dal test, possa avere un’influenza sul candidato"
- "Un test attitudinale - dice Di Nuovo - serve a vedere se uno ha le capacità per svolgere quella professione, e questo è legittimissimo anche per i magistrati. Ma uno dovrebbe sapere prima quali caratteristiche servono per fare il magistrato, e al momento non c'è una norma di questo tipo. Dovremmo realizzare con l'Associazione di Psicologia una sorta di manuale, di linee guida. A quel punto si potrebbero produrre dei test psicoattitudinali, e questo si dovrebbe fare nei prossimi due anni"