Ex Ilva, manifestazione di protesta a Taranto. I sindacati: “Rischio concreto di chiusura”

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Le organizzazioni sindacali chiedono, nell'iter di conversione dell'ultimo decreto, di "trovare le opportune garanzie a tutela dei lavoratori e dei crediti delle imprese" per la "salvaguardia ambientale, occupazionale e industriale". Presenti per la prima volta anche le aziende dell'indotto che temono di perdere i propri crediti, che ammonterebbero ad almeno 130 milioni di euro

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Centinaia di persone, tra operai, sindacati e imprenditori hanno preso parte a una manifestazione a Taranto per sollecitare il governo ad adottare iniziative urgenti per scongiurare la chiusura dell'ex Ilva. Poco dopo le 8.15 di questa mattina il corteo di protesta è partito percorrendo il perimetro esterno della fabbrica.

Il corteo

All''iniziativa, promossa da Fim, Fiom, Uilm e Usb, hanno aderito l'Ugl Metalmeccanici, altri sindacati di categoria e le associazioni Aigi, Casartigiani e Confapi Industria. I manifestanti si sono radunati davanti alla portineria imprese del siderurgico, da dove è partito il corteo per toccare prima la portineria dei tubifici, poi la portineria C, dove si sono uniti i lavoratori dell'indotto, tra i quali i trasportatori di Casartigiani con i loro tir per andare successivamente sulla statale Appia verso la direzione di stabilimento. L'iniziativa di mobilitazione comporta rallentamenti e temporanei blocchi nella circolazione stradale sulle arterie in entrata ed uscita del capoluogo. La manifestazione è presidiata dalle forze dell'ordine.

Un'immagine dello stabilimento Ilva a Taranto, 25 settembre 2013.
ANSA / CIRO FUSCO

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I sindacati: “Rischio concreto di chiusura”

"La vertenza ex Ilva - sottolineano le sigle metalmeccaniche - è ad un punto di svolta decisivo nell'ambito dei confronti, conquistati dalle lotte dei lavoratori, in sede governativa. Tuttavia, c'è il rischio molto concreto di chiusura dello stabilimento per una volontà ben precisa dell'amministratore delegato, espressione di fatto di ArcelorMittal". Fim, Fiom, Uilm e Usb spiegano di aver appreso che l'unico altoforno attualmente in marcia, già ridotta, il numero 4, "si sta avviando ad un ulteriore abbassamento della carica e si stanno adoperando anche alla fermata delle batterie 7- 8 determinando di fatto la chiusura definitiva della fabbrica". Le organizzazioni sindacali chiedono, nell'iter di conversione dell'ultimo decreto che riguarda l'ex Ilva, di "trovare le opportune garanzie a tutela dei lavoratori e dei crediti delle imprese" per la "salvaguardia ambientale, occupazionale e industriale".

Un'immagine dello stabilimento Ilva a Taranto, 25 settembre 2013.
ANSA / CIRO FUSCO

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Le aziende dell'indotto con i lavoratori

Le associazioni datoriali Aigi, Confapi e Casartigiani, che partecipano alla manifestazione unitaria davanti all'ex Ilva di Taranto, insieme a lavoratori e sindacati, parlano di "data storica per la città. Per la prima volta a manifestare con le stesse medesime rivendicazioni sono imprenditori e organizzazioni sindacali che scendono per strada in difesa della città. Manifestano per l'ex Ilva, la madre di tutte le vertenze, mentre Taranto si è trasformata nella città delle vertenze". Le aziende dell'indotto temono di perdere i propri crediti, che secondo Aigi ammonterebbero ad almeno 130 milioni di euro, in caso di ricorso all'amministrazione straordinaria per l'ex Ilva, così come accaduto nel 2015. Le imprese, che da diversi giorni hanno fermato ogni attività garantendo solo il pronto intervento per le emergenze e la messa in sicurezza, hanno già chiesto la cassa integrazione per oltre 2.600 lavoratori. Per le associazioni datoriali "a rischio è la tenuta economica dell'intero territorio perché il default delle imprese e la chiusura della fabbrica si riverbererà sul reddito pro capite di ogni singolo cittadino".

Un momento del primo presidio e corteo durante l'emergenza Coronavirus degli operai della ArcelorMittal, dopo l'arrivo delle lettere di cassa integrazione da parte dell'azienda, Genova, 18 maggio 2020. ANSA/LUCA ZENNARO

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