Niente di fatto, per ora, per la proposta di legge dell’associazione Luca Coscioni che puntava a stabilire regole precise per i casi di suicidio assistito, legale in Italia dopo la sentenza della Corte costituzionale nel 2019 ma non disciplinato da alcuna legge nazionale. Per la norma è stato disposto il rinvio in commissione
Per ora non è passata in Veneto la legge di iniziativa popolare che puntava a regolamentare il suicidio medicalmente assistito: sarebbe stata la prima in Italia. La votazione in Consiglio regionale per la normativa, proposta dall'associazione Coscioni, si è spaccata soprattutto su due articoli (su cinque), che richiedevano il sì della maggioranza assoluta. Il presidente Roberto Ciambetti ha proposto il rinvio in commissione, che è stato poi approvato dall'assemblea. Adesso il progetto di legge diventerà ordinario e non avrà i tempi contingentati, come invece prevede lo Statuto per le proposte di iniziativa popolare. Sul voto si è spaccato il centrodestra: Fdi e Fi contrari; il presidente Luca Zaia e parte della Lega favorevoli. Servivano 26 'sì' per l'approvazione: la conta finale è finita invece 25 a 25, portando così il 'no' a vincere, grazie anche a una defezione nel Pd. Ma è già polemica per come è stato trattato il tema.
Zaia: "La legge non istituiva nulla, suicidio assistito è già possibile"
Al momento in Italia non esiste una legge nazionale che consenta la procedura con cui ci si auto-somministra un farmaco letale, a determinate condizioni, ma la pratica si considera comunque legale, grazie a una sentenza della Corte costituzionale del 2019. Per questo Zaia ha parlato della "lettura errata" che "qualcuno" ha dato alla norma, presentandola come una legge che avrebbe "istituito" il fine vita. "Non istituiva niente - ha rimarcato il governatore - ma stabiliva solo i modi e i tempi delle risposte ai malati, e le modalità di coinvolgimento delle Asl". Infatti, precisa che "nonostante non sia diventata legge (con 25 voti a favore e 25 contro), i malati terminali con determinate caratteristiche sanno che possono presentare le loro istanze per il fine vita, in base alla sentenza della Consulta".
Zaia: "Spero questione si affronti a livello nazionale"
Sottolineando come "la mia parte politica ha lasciato totale libertà di pensiero e di espressione", Zaia ha detto di sperare "che a livello nazionale si affronti il tema, o nella direzione di dire 'cerchiamo di normare il fine vita a tutela della libera scelta e dei casi estremi' oppure che si vada nell'altra direzione, si faccia una legge per negare il fine vita". E ha aggiunto: "Un amministratore come il sottoscritto deve essere laico nell'approccio. Spero che non si sia partigiani nell'affrontare questo tema, e non ci siano fazioni. Io oggi ho detto che quando parlo penso a chi è a casa o su un letto di ospedale, che deve avere messaggi assolutamente chiari".
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La proposta
La proposta dell’associazione che è stata discussa dai consiglieri veneti tocca i punti stabiliti dai giudici: la persona che ne fa richiesta deve essere in grado di prendere decisioni libere e consapevoli; deve essere affetta da una patologia irreversibile e fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ritiene intollerabili; deve “essere tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale”, come un ventilatore o un respiratore meccanico ma anche una cura farmacologica che, se interrotta, porterebbe alla morte del paziente. La proposta di legge prevede la verifica da parte di una struttura sanitaria pubblica della regione dei requisiti e delle modalità di esecuzione, con l’aggiunta dell’istituzione di una commissione medica multidisciplinare, da formare entro 15 giorni dall’entrata in vigore della legge. Inoltre si fissano tempi certi e chiari per l’esame delle richieste (massimo 20 giorni) e per le relazioni sia della Commissione medica che del Comitato etico territoriale, anche questo uno dei requisiti previsti dalla sentenza della Corte costituzionale del 2019. Se si riceve un parere positivo, il ricorso al suicidio assistito potrà ovviamente essere rinviato dal paziente. Proposte di legge simili sono state depositate anche presso altre regioni, come Sardegna, Basilicata, Lazio, Friuli Venezia Giulia (dove il governatore Massimiliano Fedriga, dello stesso partito di Zaia, risulta essere contrario).
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Il suicidio assistito in Veneto: i casi
Il tema del suicidio assistito è un tema che coinvolge emotivamente il Veneto: è infatti nota da tempo la battaglia che sta conducendo Stefano Gheller, il paziente vicentino affetto da distrofia muscolare che per primo ha ottenuto la verifica delle sue condizioni e il parere favorevole dell'Asl ad accedere al suicidio assistito quando vorrà. E ha destato molta emozione anche la vicenda di "Gloria", una paziente oncologica veneta, di 78 anni, che il 24 luglio scorso era stata accompagnata da Marco Cappato in una clinica svizzera per ottenere la "morte volontaria".