Venezia, attivisti per il clima lanciano Nesquik e fango sulla Basilica di San Marco. FOTO

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I giovani di Ultima Generazione hanno sparato con degli estintori anche una miscela di acqua e argilla, esponendo poi uno striscione con lo slogan "fondo riparazione" e definendo l’azione "un allarme anti-incendio": "Oggi chi di voi è qui per fare le foto e vedere questa chiesa ha un privilegio - hanno detto i dimostranti - Siete gli ultimi che potranno vedere questa chiesa sopra il livello del mare". Zaia: "Rispetto le proteste ma questa non è la modalità giusta"

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Attivisti per il clima di Ultima Generazione hanno imbrattato stamattina con del Nesquik la facciata laterale destra e con del fango il colonnato della Basilica di San Marco a Venezia, nel corso di un'azione che hanno definito "un allarme anti-incendio". Con un paio di estintori hanno lanciato contro le mura della chiesa una miscela di acqua e argilla, esponendo poi uno striscione con lo slogan "fondo riparazione". Alcune persone li hanno presi di mira, contestando questa forma di proteste, e gli attivisti sono stati portati in Questura dopo essere stati fermati dalla Digos: sono tutti italiani, giovani tra i 20 e i 34 anni, e saranno denunciati per danneggiamento semprechè non si ravveda un'altra accusa nell'indagine coordinata dal pm lagunare Roberto Terzo. Dentro gli uffici della Questura avrebbero detto ai poliziotti "noi siamo i soli fortunati a vedere ancora la Basilica di San Marco" e perorando le lotte per il clima hanno denunciato che "questo è l'ultimo campanello d'allarme". Secondo quanto si è appreso, da ambienti vicini agli inquirenti, la polizia ha sequestrato agli attivisti due estintori che sono stati modificati per poter spruzzare fango e altro liquido. Dopo l'accaduto sono subito iniziate le operazioni di pulizia della facciata della Basilica e gran parte del liquido è stato già stato lavato dagli addetti alla manutenzione.

Gli attivisti: "Venezia sarà sommersa dal fango"

"Venezia a breve sarà sott'acqua, non ci sarà più niente di tutto questo. Sarà coperta dal fango e moriremo", ha detto uno degli attivisti di Ultima Generazione, che sono stati portati via a braccia dalle forze dell'ordine. "Se amate questa città così come l'amiamo noi, chiedete insieme a noi al governo di eliminare i combustibili fossili". I dimostranti si sono rivolti ai turisti, traducendo in inglese i loro slogan affinché tutti potessero capire il motivo della loro azione. "Venezia è condannata, dobbiamo agire ora. Serve un fondo di riparazione" hanno gridato verso la piazza, reggendo uno striscione che richiamava proprio alla necessità dello stanziamento, in cima alla lista delle priorità di Ultima Generazione. Nelle dimostrazioni fatte in tutta Italia, infatti, hanno ribadito la richiesta di un fondo preventivo e permanente di 20 miliardi di euro sempre pronti ad essere spesi per ripagare i danni da calamità ed eventi climatici estremi.

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Turista francese si unisce alla protesta 

Una turista francese che si trovava con la figlioletta in piazza San Marco si è unita spontaneamente alla protesta degli attivisti per il clima. La donna e la figlia hanno raggiunto i dimostranti, davanti alla Basilica, e a loro volta hanno sorretto uno dei manifesti arancioni che questi stavano esponendo. "Siamo qui per suonare l'allarme anti-incendio - hanno detto gli attivisti - Questa è una protesta non violenta. Venezia è una città che sta affondando perché i nostri governi non hanno agito contro la crisi climatica. Oggi chi di voi è qui per fare le foto e vedere questa chiesa ha un privilegio. Siete gli ultimi che potranno vedere questa chiesa sopra il livello del mare".

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Gli attivisti davanti alla Basilica di San Marco - ©Ansa

Ultima Generazione: "Amiamo Venezia"

I dimostranti aderenti alla campagna Fondo Riparazione hanno effettuato "un'azione di disobbedienza civile a Venezia, spruzzando del Nesquik sulla facciata laterale destra della Basilica di San Marco, e versando del fango sulle colonne". Così in un lungo comunicato i promotori di Ultima Generazione spiegano nei dettagli il gesto compiuto a Venezia. "Hanno poi srotolato lo striscione con scritto 'Fondo Riparazione' e un cartello con le foto dei dodici cittadini di Ultima Generazione che sono rimasti in carcere per tre giorni, dopo un blocco stradale a Fiumicino - si legge nel documento - prima di ricevere oggi la misura cautelare di obbligo di dimora". Nella nota si sottolinea che "le parole di Papa Francesco nei confronti dei Governi e delle élite del fossile non sono meno severe delle nostre, altrettanto lucida è la consapevolezza dello scenario di miseria e guerre che ci prospetta il futuro". Vengono poi riportate le frasi di uno dei responsabili del gesto. "Fede ha dichiarato durante l'azione: 'ho 17 anni ed anche oggi sono qui per chiedere un Fondo Riparazione permanente per le vittime del collasso climatico. Siamo qui a Venezia non a caso perché questa città tra meno di 20 anni sarà completamente sott'acqua. Noi amiamo Venezia - conclude l'attivista - e non vogliamo che venga distrutta, come tutto il resto del mondo. Noi protestiamo in modo non violento, non facciamo del male a nessuno ma veniamo arrestati, come i dodici cittadini di Ultima Generazione che sono in carcere ingiustamente da tre giorni'".

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Zaia: "Azione assolutamente da condannare"

"Questa non è la modalità giusta. Rispetto al massimo le proteste democratiche di tutti, ci mancherebbe, soprattutto se riguardano temi così importanti come quello del cambiamento climatico. Abbiamo appena concluso la Cop28 e mi sembra di capire che da lì grandi segnali non ne siano usciti", ha commentato il Presidente del Veneto Luca Zaia. "Ma da qui ad imbrattare la Basilica di San Marco piuttosto che altri edifici direi decisamente no - aggiunge - Basti pensare che questo imbrattamento poi si tradurrà in un peggioramento del clima. Perchè? Perchè ci sarà più emissione di Co2, qualcuno metterà in moto delle auto per mandare degli operai lì a pulire, ci saranno dei macchinari che verranno accesi, dell'energia elettrica che verrà utilizzata. A me sembra quasi un controsenso". Per il governatore le proteste devono essere fatte "in maniera rispettosa non solo della proprietà altrui ma in particolar modo del clima. Se si vuole veramente porre la questione evitiamo di fare manifestazioni come queste che sono assolutamente da condannare".

Sindaco Brugnaro: "Gesto gravissimo e vergognoso"

"Un gesto gravissimo e vergognoso che condanniamo fermamente", lo ha definito il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. "Ora basta, è legittimo esprimere il proprio dissenso, ma sempre rispettando la legge e il nostro patrimonio culturale e religioso. - ha commentato - Sulla difesa dell'ambiente la nostra città opera con azioni concrete. Non è certo il vandalismo il metodo corretto per trovare soluzioni".

Sangiuliano: "Inqualificabile"

"Non può definirsi, come nelle intenzioni degli eco-vandali, un allarme antincendio, ma un gesto vile e inqualificabile quello posto in essere a Venezia. Uno sfregio a uno dei simboli più illustri del patrimonio culturale nazionale che va sanzionato con fermezza", ha detto anche il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. "Il Senato ha approvato il disegno di legge varato dal governo che punisce gli eco-vandali costringendoli a pagare di tasca propria il ripristino delle opere. Attendiamo il via libera definitivo della Camera. Chi danneggia paga economicamente in prima persona".

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Attivisti per il clima hanno imbrattato poco fa l'esterno della Basilica di San Marco nel corso di un'azione che hanno definito "un allarme anti-incendio" a Venezia,  7 dicembre 2023. 
ANSA/Edoardo Fioretto
Gli attivisti davanti alla Basilica di San Marco - ©Ansa

Flash mob con fango davanti al Tribunale Bologna 

Oggetti di vita quotidiana (scarpe, pentole, mollette, mappe stradali) lasciati a terra e ricoperti di fango sono stati posizionati anche davanti al Tribunale di Bologna, in via D'Azeglio, a simboleggiare i danni provocati dai cambiamenti climatici. Un flash mob di protesta organizzato da una trentina di ambientalisti di Ultima Generazione, al termine dell'udienza per i tre attivisti - Ettore, Mida e Silvia - arrestati il 2 novembre per aver bloccato per circa un'ora la tangenziale. L'udienza di questa mattina è durata circa mezz'ora e poi il processo è stato rinviato per la discussione al 18 gennaio. I tre, difesi dagli avvocati Elia De Caro e Mimma Barbarello vennero fermati con le accuse di violenza privata aggravata, danneggiamento e interruzione di pubblico servizio aggravata, ma per quest'ultimo reato il giudice non convalidò l'arresto. Per due di loro venne stabilito il divieto di dimora a Bologna, mentre per il terzo l'obbligo di firma. Nel frattempo anche per gli altri due attivisti le misure sono state attenuate e trasformate in obbligo di firma. Questa mattina i legali dei tre imputati hanno chiesto il rito abbreviato e prodotto un video dell'azione in tangenziale, per dimostrare le modalità non violente della protesta.

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