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Allontanarsi da un uomo violento: il ruolo dei centri antiviolenza

Cronaca

Federica De Lillis

La casa di accoglienza per donne maltrattate CADMI di Milano è stato il primo centro antiviolenza in Italia, fondato nel 1986. Oggi luoghi come questo sono su tutto il territorio nazionale per ascoltare e accompagnare le donne nel percorso di allontanamento da un uomo violento. In questo anche il supporto degli affetti, delle amiche, di un vicino di casa può avere un ruolo fondamentale come spiega Federica Albano, operatrice di accoglienza e formatrice 

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"Allontanarsi da un uomo violento è possibile" afferma Federica Albano, operatrice del centro antiviolenza CADMI di Milano. Tutte le donne, ognuna con i propri tempi,  possono decidere come intraprendere il percorso: "Possono accedere a uno sportello legale in cui vengono a conoscenza dei loro diritti e di che cosa si può fare per potersi allontanare da un uomo violento. Possono accedere a uno sportello, a degli incontri con una psicologa, specifici rispetto al tema della violenza". 

Anche l'arte-terapia è un metodo offerto alle donne per elaborare quello che sta accadendo e  condividere la propria esperienza. "Molte donne che vivono la violenza hanno dovuto o smettere di lavorare o devono reinventarsi nel lavoro" ricorda Albano. 

Allontanarsi da un uomo violento vuol dire anche non poter più mantenere le stesse abitudini, anche il posto di lavoro può diventare un luogo pericoloso. "Nel centro antiviolenza esiste lo sportello lavoro, che permettere alle donne di ricostruire il curriculum e di cercare una nuova occupazione lavorativa". 

La rete dei centri antiviolenza

CADMI è la prima casa di accoglienza per donne maltrattate in Italia, fondato nel 1986. Centri come questo oggi sono su tutto il territorio nazionale. Online la ‘Mappatura 1522’ elenca tutte le strutture che appartengono a questa rete. 

1522 è anche il numero anti-violenza e stalking, attivo 24 ore su 24, a cui rispondono operatrici specializzate per accogliere le richieste di aiuto delle donne.  

Come supportare una donna che si trova in una relazione violenta

Quando una donna decide di intraprendere un percorso per allontanarsi dalla violenza, il supporto delle persone che la circondano può essere fondamentale. 

"Le donne che vivono la violenza sono donne che vivono isolate, che spesso non raccontano quello che sta succedendo e quando possono trovare un’amica, un amico o un conoscente a cui raccontare questa parte è perché sanno che di quella persona si fidano e sanno che non racconterà niente. La prima cosa che chi riceve questa confidenza deve fare è mantenere la riservatezza di questa informazione per tenere protetta questa donna" sottolinea l'operatrice di CADMI. "Tante donne arrivano al centro antiviolenza dicendo ‘più volte ho citofonato al vicino, il vicino sapeva e quindi mi ha accolta dentro’ e l’ha accolta più e più volte prima che lei riuscisse ad arrivare al centro antiviolenza".  

 

Rispettare i tempi della donna

"I tempi di uscita dalla violenza sono tempi personali, ogni donna sceglie i modi e i tempi per uscire da una situazione di violenza e questi vanno comunque rispettati perché la donna di per sé è una donna libera, una donna libera di scegliere.

Già vive una situazione di violenza in cui tutto è condizionato e subordinato a ciò che decide l’uomo, e quindi non è libera, la scelta di uscire dal maltrattamento è solo sua, solo nei suoi tempi. Questo è importante perché per una persona amica, per una persona vicina, è difficile a volte riuscire a star dietro a questa sua decisione, ad accoglierla e ad assecondarla". 

Il compito di chi conosce una donna che vive la violenza, secondo Albano, è di stare accanto e non sostituirsi alla donna: "Camminarle di fianco sostenendola, incoraggiandola, essendo la spalla su cui può appoggiarsi o avvicinarsi". 

Ciò deve avvenire nel momento in cui la violenza si manifesta tenendo però ben presente che "la violenza è un ciclo. Ci sono momenti in cui, dopo l’aggressione, dopo l’esplosione, c’è una fase di calma e di luna di miele, quindi è evidente che spesso questa donna potrebbe allontanarsi da un’amica per poi fare ritorno". 

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Non avere un atteggiamento giudicante

"Non si chiede continuamente ‘sì, però lo sai che lui si comporta così, vattene via, chiudi il telefono’. Se lui ti controlla, se per esempio pensiamo anche a una coppia di fidanzati   molto giovani no? E lui è violento nel controllarla, nel farsi mandare foto di dov’è lei per vedere se è vero o non è vero che lei è lì, è importante non dirle ‘Sì va be’ ma spegni il telefono’, ‘Sì va be’ però puoi anche non rispondergli’ perché questo in realtà aggrava la situazione di violenza e la donna lo sa molto bene, ed è per questo che è molto importante rispettare i passaggi che lei ha". 

L'uscita dalla violenza è un cammino libero e volontario, chi si trova vicino o vicina alla donna può informarla dell'esistenza di luoghi come i centri antiviolenza in cui trovare un supporto attento e competente, protetta da segretezza e anonimato. In ogni caso, conclude Albano, "Sono sicuramente solo le donne le prime che devono decidere di fare questo passo".