In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

La campagna “Basta!” di Sky TG24 a Live in Genova: “Femminicidio non è mai solo follia”

Cronaca

Così il presidente della Sezione Misure Cautelari del Tribunale di Milano Fabio Roia, che ha aggiunto: “Il movente è di natura culturale”. A Genova sono intervenute la scrittrice Giulia Blasi, l’attrice Alice Arcuri, Don Claudio Burgio

Il tuo browser non supporta HTML5

Condividi:

La campagna di Sky TG24 contro i femminicidi apre l’incontro con un brano tratto da “Ferite a morte”, il libro di Serena Dandini che raccoglie le storie di tante donne. La prima cosa da analizzare sono i numeri che aiutano a capire l’entità del fenomeno e quanto sia strutturale nella nostra società. “Il movente è di natura culturale”, ha detto il presidente della Sezione Misure Cautelari del Tribunale di Milano Fabio Roia. “L’uomo si considera proprietario della donna e la causa del femminicidio è quando la donna decide di chiudere unilateralmente quella che si è trasformata in una relazione tossica fatta di violenze fisiche ma anche psicologiche”. (LIVE IN GENOVA - GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA)

Roia: “Il femminicidio non è mai solo follia”

“Ci vogliono competenze particolari che devono essere affinate - ha aggiunto Roia -, affrontare situazioni di questo tipo non è semplice perché si entra in situazioni di intimità. La donna non è un testimone qualsiasi e deve essere supportata e accompagnata. Servono attenzione e competenza non solo giuridica: servono scienze complementari, bisogna conoscere gli indicatori specifici dell’abuso, sapere cos’è una sindrome post traumatica da stress. Alcune volte è la stessa donna che, a causa della forte manipolazione, non si accorge di subire violenza”. E aggiunge: “Il femminicidio non è mai un gesto di follia: c’è programmazione e premeditazione”.

leggi anche

"Ti rissi no", a Cefalù un murale contro il femminicidio

Educare gli uomini

Giulia Blasi ha scritto molti libri e si occupa proprio di far capire alle nuove generazioni come il sistema patriarcale rischi di determinare le vite delle donne. “Abbiamo iniziato ad affrontare il tema da punti di vista diversi rispetto agli anni precedenti ma ancora non abbiamo iniziato ad affrontare il problema alla radice. Lo abbiamo affrontato in maniera episodica, come se non ci fosse un modo comune con cui vengono educati gli uomini. Si è parlato tanto alle vittime, ma mai ai potenziali carnefici”.

Differenze tra uomo e donna sul lavoro

Il gender gap negli stipendi ha ancora un peso molto importante. "Oltre al fatto che le donne sono in settori di bassa retribuzione, quando entrano in massa in altri settori, in quel settore i salari si abbassano. Quindi le donne vengono pagate meno da sempre”, ha spiegato la scrittrice Blasi, che ha aggiunto: "In Italia c'è un altissimo numero di donne che, anche se sono in età di lavoro, o sono disoccupate oppure lavorano in nero".

leggi anche

Delitto Tramontano, perché Impagnatiello rischia l'aggravante crudeltà

Le nuove generazioni

"I reati orientati dal genere, maltrattamenti, violenza sessuale, hanno come autore di reato persone nelle fasce tra i 18 e i 35 anni. Significa che anche le nuove generazioni vengono educate a una cultura dove l'uomo è ancora il predominante nel rapporto di coppia". “C’è incapacità di empatia”, gli ha fatto eco il cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano Don Claudio Burgio. I giovani “non riescono ad avvertire il dolore per l’altro e questo è un problema di educazione. Non bisogna cercare per forza i colpevoli ma sicuramente le famiglie, la scuola, l’educazione cattolica sono venuti meno”.