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Pirateria audiovisiva, scoperta da Finanza centrale a Canosa di Puglia

Cronaca

I finanzieri della compagnia di Barletta hanno trovato una centrale informatica pirata composta da cinque computer, 33 decoder, 12 econder e un componente digitale per la codificazione del segnale criptato che consentiva a migliaia di persone di accedere illegalmente ai contenuti a pagamento di Sky. Un 42enne è stato denunciato e rischia ora fino a tre anni di carcere, mentre si indaga per rintracciare gli utenti che potrebbero dover pagare sanzioni amministrative fino a 5mila euro

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Per lo stato faceva l’agricoltore, ma la sua vera attività un 42enne di Canosa di Puglia la nascondeva in un locale attiguo alla propria abitazione. Qui i finanzieri della compagnia di Barletta al termine di indagini piuttosto complesse hanno scoperto una centrale informatica pirata che consentiva a migliaia di utenti di accedere illegalmente ai contenuti a pagamento di Sky.

L’uomo rischia fino a tre anni di carcere

La centrale era composta da cinque computer, 33 decoder, 12 econder e un componente digitale per la codificazione del segnale criptato. Il 42enne di Canosa, che è stato denunciato e rischia ora fino a tre anni di carcere per la Legge 93 del 2023 che rafforza la normativa sul diritto d’autore, ha spiegato che la centrale era collegata a un server straniero che si faceva pagare in bitcoin. “Quella che abbiamo individuato e sequestrato è una centrale di ripetizione per i segnali criptati che utilizzava per farsi pagare illecitamente da parte degli utenti dei canali a pagamento, sportivi, cinema, e altri contenuti per i quali è necessaria la sottoscrizione di un abbonamento”, ha spiegato la Gdf.

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Per gli utenti multe fino a 5mila euro

Niente carcere ma multe salatissime fino a 5mila euro per i tanti utenti a cui ora la Guardia di Finanza cercherà di risalire anche attraverso il tracciamento del pagamento del servizio illecito che quasi sempre avveniva però con carte prepagate. “Paradossalmente l’utente ultimo è quello che rischia di più sia da un punto di vista reputazionale, perché potremmo trovare anche persone in grado di sottoscrivere un abbonamento lecito, e soprattutto si rischia una sanzione amministrativa pecuniaria che su un bilancio familiare costa molto di più di un abbonamento full”, ha concluso la Guardia di Finanza.

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