Denatalità, un italiano su due ritiene insufficienti le attuali politiche
Un italiano su due (52%) ritiene insufficienti le attuali politiche a supporto della famiglia. È quanto emerge da “Gli italiani e la denatalità”, la ricerca realizzata da Changes Unipol ed elaborata da Ipsos, finalizzata ad analizzare la situazione familiare in Italia e i motivi, le conseguenze e le misure a supporto della denatalità
- Un’indagine realizzata presso un campione rappresentativo della popolazione nazionale di età 16-74 anni (oltre 44 milioni di individui) e dei residenti nelle principali Aree Metropolitane (oltre 13 milioni di individui), realizzata da Changes Unipol ed elaborata da Ipsos, ha evidenziato come un italiano su due non sia contento delle attuali politiche contro la denatalità
- L’insoddisfazione è omogenea in tutto il Paese: Centro (53%), Nord e Sud e Isole (ciascuna al 51%). A livello generazionale Boomers e Generazione X (entrambe 56%) sono le più critiche, mentre coloro che sono ancora in piena età fertile, risultano mediamente meno negativi: Millennials (47%) e Generazione Z (42%)
- Allargando lo sguardo oltreconfine, il confronto con il panorama europeo fa emergere un giudizio ancora più critico: per quasi 7 italiani su 10 (66%) le politiche italiane di sostegno alla famiglia e alla genitorialità sono inferiori alla media Europea, opinione espressa, in particolare, da chi ha figli
- La criticità di giudizio verso il confronto con l’Europa sulle misure a supporto della famiglia aumenta con l’età: Boomers e Generazione X sono le generazioni più critiche e, rispettivamente, il 75% e il 70% ritiene che l’Italia sia sotto la media Europea (rispetto al 66% della media nazionale). Anche in questo caso, solo la Generazione Z è più positiva: 1 su 4 ritiene che l’Italia sia allineata all’Europa
- Tra le iniziative anti-denatalità, l’assegno universale per i figli a carico e il rafforzamento delle politiche di sostegno per spese educative e scolastiche sono le più apprezzate dagli italiani (ciascuna con il 58%). A seguire la riforma dei congedi parentali e il supporto ad un maggiore protagonismo degli under 35 (ciascuna con il 55%), misure che trovano favore soprattutto tra Generazione Z e Boomers
- Interessante notare, inoltre, come le aziende abbiano un ruolo nel favorire la natalità: per 6 italiani su 10 una maggiore flessibilità lavorativa potrebbe favorire la genitorialità in Italia. In particolare, vengono apprezzate la flessibilità di orario di entrata e uscita (29%), il lavoro da remoto integralmente o in parte (26%) e la settimana lavorativa corta (24%)
- La flessibilità lavorativa è l’incentivo ritenuto più efficace per contrastare la denatalità (soprattutto per i Boomers: 65% rispetto al 59% di valore medio nazionale), seguito dagli aiuti economici (46%). Istituire un asilo nido all’interno dell’azienda piace al 30% degli italiani, in particolare alla Generazione X (34%) e ai Boomers (38%). Per la Generazione Z sono, invece, importanti i rimborsi per spese scolastiche e di baby-sitting (27%), l’assistenza sanitaria integrativa (22%) e il coaching per le neomamme (12%)
- I risultati della ricerca evidenziano come tra chi non ha figli prevalga il desiderio di averne (36%), mentre per un terzo (30%) avere figli non rappresenta un progetto di vita. Tra i giovani della Generazione Z, il desiderio di avere figli è molto diffuso (55% di chi non li ha), ma è soprattutto un progetto di medio termine, cioè non prima di 5 anni (46%), e la volontà non è limitata a un solo figlio: a sorpresa desiderano, infatti, famiglie numerose mentre la Generazione X si orienta maggiormente verso un solo figlio
- L’osservatorio rileva come tra coloro che rimandano o non progettano di avere figli, la motivazione principale sia lavorativa (35%), soprattutto nel Sud e Isole (44%). Nel dettaglio, la mancanza di un lavoro stabile (17%) e l’inconciliabilità tra carriera e desiderio genitoriale (16%) sono i principali deterrenti
- A livello nazionale, le ragioni economiche sono la seconda motivazione alla base della decisione di non volere figli (34%), ma diventano il primo deterrente per il Nord (37%), soprattutto a causa dell’aumento del costo della vita in relazione al proprio reddito
- I timori per il contesto socio-economico (economia, clima, situazione politica del Paese) sono il terzo ostacolo (24%), soprattutto al Sud e Isole, in cui costituiscono la terza motivazione (28%). Prendendo in considerazione le fasce di età, i dati rivelano come la Generazione Z individui nelle motivazioni lavorative (46% rispetto ad un 35% di media nazionale) ed economiche (43% rispetto ad un 34% di media nazionale) le principali cause del non avere figli
- La Generazione Z è anche la più preoccupata per il contesto socio-economico (29% rispetto al 24% di media nazionale): nella loro visione la situazione economica del Paese e il cambiamento climatico non forniscono un ambiente ideale per mettere su famiglia. La prima motivazione tra chi non progetta o rimanda la decisione di avere figli nella Generazione X è, invece, il non ritenere la maternità/paternità un desiderio o un progetto (32% rispetto al 19% di media nazionale)
- Secondo gli italiani la denatalità influirà negativamente soprattutto sul sistema pensionistico (il 37% ritiene che sarà molto colpito; il 73% molto/abbastanza colpito) davanti a spopolamento delle aree non urbane (29%). I Boomer, sono i più preoccupati per le possibili conseguenze negative, sia sul sistema pensionistico (49% ipreoccupati contro il 37% di media), sia sullo spopolamento delle aree non urbane (33% rispetto al 29% di valore nazionale) e il venir meno del welfare sanitario (28% contro il 21%)