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Terremoto in Toscana ed Emilia Romagna, cosa succede alla faglia dell'Appennino

Cronaca
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Prosegue lo sciame sismico tra la Toscana e l'Emilia Romagna. Gli esperti parlano di uno " stiramento della placca adriatica" molto frequente nell’Appennino centro-settentrionale

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Il terremoto che ha colpito il Mugello è il risultato dell’attivazione di una faglia. Gli esperti parlano di "stiramento della placca Adriatica" che trascina con sé la parte esterna della catena appenninica. "Fa parte della normale dinamica della zona" dichiara Andrea Morelli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Bologna "non escludo la possibilità che questo possa determinare un effetto di innesco di una faglia vicina"  precisa l’esperto sul Quotidiano Nazionale.  Mentre Davide Piccinini, ricercatore dell’Ingv a Pisa sostiene che l'’origine è la stessa dei terremoti di Norcia e Amatrice, cioè i movimenti della placca Adriatica "ma quei terremoti non sono avvenuti su quella faglia" conclude Piccinini in un’intervista sul Corriere della Sera.



Piccinini: non c’è nesso con il sisma in Marocco

Il sismologo Davide Piccinini la definisce una faglia normale, frequente nell’Appennino centro-settentrionale. “È una sorta di promontorio della più grande placca Africana che si è insinuata all’interno di quella euroasiatica” precisa l’esperto sul Corriere della Sera. “ L’Appennino è al contatto tra quest’ultima e quella Adriatica. A Nord, come in Friuli, ci sono movimenti di compressione, sui lati movimenti di distensione-stiramento come in Mugello”. Per Piccinini non c’è collegamento con lo sciame sismico lungo la costa marchigiana. “Sono terremoti del tutto diversi. Quello del Mugello è stato un terremoto distensivo, quelli in Adriatico, come quello dell’Emilia del 2012, sono terremoti di tipo compressivo”. Infine aggiunge che non c’è alcuna relazione nemmeno con i terremoti della Turchia e del Marocco. 

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Morelli: ci aspettiamo repliche

 

La faglia che si è attivata, come tutte le faglie sulla dorsale appenninica, è di tipo distensivo con movimento orientato in direzione nordest-sudovest,  quindi perpendicolare all’Appennino" spiega il sismologo Andrea Morelli, dell’istituto di geofisica e vulcanologia (Ingv) sezione di Bologna in un’intervista al Quotidiano Nazionale. “Dopo un evento di questo genere, ci aspettiamo repliche, che statisticamente sono a calare di frequenza e di intensità”. Non si può escludere un “contagio” per le aree vicine: "È difficile poter dire a priori se questo possa determinare un effetto di innesco di una faglia vicina analogamente grande. Non siamo in grado né di dirlo né di escluderlo" conclude il sismologo.

 

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