Visibilia, compagno di Santanchè al telefono: “Non possiamo ridare i soldi all’Inps”
CronacaIn un’informativa della Gdf è stata trascritta una lunga conversazione del novembre 2021 tra Dimitri Kunz D'Asburgo, compagno della ministra, e Federica Bottiglione, dipendente di Visibilia Editore. Come la donna ha denunciato, malgrado fosse stata messa in cassa integrazione Covid a zero ore, continuava a lavorare. L’amministratore le intimava di “non fare casino”
"Federica scusami, adesso, è chiaro che non è che possiamo renderli all'Inps perché sarebbe come ammettere, non lo puoi fare, sennò metti nei casini tutti". La frase, risalente al novembre 2021, è pronunciata in una conversazione da Dimitri Kunz D'Asburgo, compagno di Daniela Santanchè, al telefono con Federica Bottiglione, dipendente di Visibilia Editore che, secondo le indagini della Procura di Milano e come lei stessa ha denunciato, malgrado fosse stata messa in cassa integrazione Covid a zero ore, continuava a lavorare (IL CASO VISIBILIA).
La conversazione
La lunga conversazione tra Kunz e la donna, ex responsabile degli affari societari del gruppo Visibilia, è trascritta in un'informativa della Gdf, come anticipato sul sito de “La Repubblica”. La Procura, che ha depositato alcuni atti nella causa civile intentata dai soci di minoranza contro Visibilia Editore, indaga per truffa ai danni dello Stato, ipotizzando che gli amministratori di Visibilia, tra cui Kunz (indagato con Santanchè ed altri nel filone sul falso in bilancio e la bancarotta), fossero "consapevoli" del sistema: la Cig incassata mentre i dipendenti continuavano a lavorare. Nell'annotazione degli investigatori sono riportate quelle conversazioni di quasi due anni fa, quando Bottiglione aveva deciso di rivolgersi ad un Caf.
Le frasi compromettenti
"Adesso noi ti tiriamo fuori dalla cosa e fine, finisce lì", le diceva Kunz. E Bottiglione replicava: "Non me ne importa nulla, io voglio stare a posto". Kunz a quel punto risponde: "L'unico modo per essere a posto è non fare casino (...) perché se fai casino, fai un macello (...) se ti autodenunci e poi dopo anche l'azienda, anche noi dobbiamo difenderci, cioè, poi dopo ci mettiamo l'uno contro l’altro, in maniera sbagliata". E ancora: "Te ti sei messa in regola eh ... però magari hai messo in difficoltà l'azienda, cosa che invece bastava ne parlassi con noi". Bottiglione, invece, diceva di aver "vissuto nell'inconsapevolezza della mia situazione".
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Manager a dipendente: “Trucchiamo rimborsi spese”
In uno scambio di battute di una conversazione tra Paolo Concordia, responsabile tesoreria del gruppo Visibilia, e Federica Bottiglione, si sente: "Facciamo figurare ... come gli altri, le note spese figurative, cioè tipo rimborsi chilometrici". "Ma se non mi sono mossa che c'è il Covid ... io non lo so". La telefonata registrata dalla stessa Bottiglione è contenuta in un'informativa del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, depositata dai pm Pedio e Gravina in vista dell'udienza al Tribunale civile fissata per domani. Conversazioni da cui emerge, per inquirenti e investigatori, la "consapevolezza" di Concordia, ma anche di Dimitri Kunz, compagno della ministra Santanchè fondatrice del gruppo editoriale, dello schema applicato sui lavoratori: 13 quelli messi in Cig tra il 2020 e il 2022 tra Visibilia Editore e Concessionaria per un totale di oltre 126mila euro versati dall'Inps. E viene a galla anche che i responsabili di Visibilia, la cui posizione si aggrava nell'inchiesta per truffa ai danni dello Stato, sapevano di "bonifici bancari - scrive la Gdf - a favore di Bottiglione, aventi causali relative al rimborso di spese mai sostenute dalla collaboratrice, finalizzati a compensare la retribuzione netta mensile che la società si era impegnata ad erogare, rispetto alla percezione della cassa integrazione a zero ore". Il 17 novembre 2021 Bottiglione diceva a Concordia: "Ma se un giorno mi fanno un controllo, vedono i bonifici tuoi". Concordia: "Ma lì sono delle note spese". E la donna: "Ma io non c'ho le pezze d'appoggio". Nelle telefonate Bottiglione, che sosteneva che era stato fatto tutto a sua insaputa, chiedeva continuamente a Kunz e Concordia che la sua posizione venisse "sanata". Dagli atti risulta che almeno altri due dipendenti del gruppo avrebbero lavorato nonostante venisse versato loro "l'ammortizzatore sociale".
Cosa è emerso
Dalla lettura di alcune email, sempre prodotte da Bottiglione anche in una causa di lavoro contro Visibilia, "è stato rilevato", scrivono gli investigatori, che anche un'altra dipendente (oltre ai due casi già noti), non di Visibilia Editore stavolta ma di Visibilia Concessionaria, "si sarebbe trovata nelle medesime condizioni", ossia lavorava senza sapere che nel frattempo la società aveva chiesto e ottenuto per lei la Cig. Dagli atti acquisiti dall'Inps risulta che per tre dipendenti di Visibilia Editore è stata applicata la cassa a zero ore, mentre per altri quattro della stessa società la Cig "ordinaria". E, tra il 2020 e il 2021, anche sei lavoratori di Concessionaria hanno avuto la cassa a zero ore. "So tutti a zero ore ... mi conferma Paolo (Concordia, ndr) che son tutti a zero ore", diceva Kunz al telefono con Bottiglione nel novembre 2021, aggiungendo che si trattava di una "cosa tacita (...) c'era una ottimizzazione che andava bene agli uni e agli altri". E Concordia a Bottiglione: "Allora che hai lavorato, lo sappiamo io, noi e te ... l'Inps non sa che tu hai lavorato". E ancora Kunz: "Noi abbiamo riservato la stessa misura a tutti i dipendenti". Solo qualche giorno fa, tra l'altro, il 6 settembre l'Ufficio Vigilanza ispettiva dell'Inps ha comunicato alla Procura che da Visibilia "non è stata posta in essere" ancora "alcuna azione volta a regolarizzare l'omissione delle retribuzioni ai lavoratori percipienti le integrazioni salariali, né tantomeno quanto eventualmente erogato da Inps a titolo di Cig".
Il faro dei pm sui dipendenti in Cig
Con il deposito di nuovi atti dei pm di Milano, nella causa civile intentata da un gruppo di soci di minoranza contro Visibilia Editore, sono emersi elementi che aggravano sul fronte penale sia la posizione dei vecchi amministratori, tra cui la ministra Daniela Santanchè che ha fondato il gruppo, che quella dei nuovi che hanno affiancato nell'ultimo anno Luca Giuseppe Reale Ruffino, morto suicida il 5 agosto. "L'azienda - ha messo a verbale Federica Bottiglione, il cui caso era venuto a galla - non aveva comunicato nulla ai singoli dipendenti e io stessa ne ho avuto contezza quando ho ricevuto le prime buste paga relative al primo semestre 2020, il 31 luglio 2020, nonostante abbia continuato a svolgere la normala attività lavorativa". Dai messaggi, scrivono i pm, "traspare la consapevolezza, da parte dei responsabili di Visibilia Editore, delle irregolarità della condotta societaria".