
È emerso dal rapporto 'Education at a glance 2023', presentato al ministero dell'Istruzione e del Merito. Tra gli altri dati emersi dall'analisi spiccano la spesa per la scuola italiana troppo bassa (il 4,2% del Pil contro il 5,1% della media Ocse), gli stipendi degli insegnanti diminuiti in 7 anni di 4 punti percentuali e la piaga dei Neet

Il 22% dei giovani, quasi 1 su 5, non ha il diploma. È il dato che salta più all'occhio del rapporto 'Education at a glance 2023', presentato al ministero dell'Istruzione e del Merito a Roma
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Tra gli altri dati emersi dal rapporto spiccano la spesa per la scuola italiana troppo bassa (il 4,2% del Pil contro il 5,1% della media Ocse), gli stipendi degli insegnanti diminuiti in 7 anni di 4 punti percentuali e la piaga dei Neet, ovvero chi non studia, non lavora e non riceve una formazione, che in Italia sono il 16,3% contro il 9,9% dei paesi Ocse
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L'incontro, moderato dal presidente di Invalsi Roberto Ricci, è stato aperto dall'intervento del ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. A presentare il report invece è stata Tia Loukkola, direttrice del Centro per la ricerca educativa e l'innovazione dell'Ocse
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Nel report è stato anche affrontato il tema dell'istruzione tecnico professionale. Secondo la ricerca in Italia il 40% dei giovani di 15-19 anni è iscritto a percorsi di istruzione secondaria superiore a indirizzo tecnico-professionale, rispetto al 23 % dell'area dell'Ocse

Nonostante questi percorsi siano ampiamente diffusi, i risultati ottenuti dagli studenti italiani sono inferiori rispetto alla media dell'Ocse. I tassi di occupazione dei diplomati dai tecnici professionali dopo uno o due anni dal conseguimento del titolo, infatti, sono i più bassi in tutta l'Ocse, con una percentuale pari al 55%

In quest'ottica, il ministro Valditara ha annunciato durante il convegno che il 18 settembre porterà in Consiglio dei ministri la riforma in via sperimentale dell'istruzione tecnico professionale

Il ministro ha parlato anche della crisi della professione di docente in tutti i Paesi Ocse. "È sempre più una questione drammatica - ha detto Valditara -, che ha una spiegazione sicuramente legata all'aspetto economico, ma c'è poi anche il tema di ridare autorevolezza sociale a questo lavoro che è il più bello del mondo". Per il ministro "ridare prestigio sociale e autorevolezza è la grande sfida per rendere più attraente questa professione"

Nel report si parla anche degli stipendi degli insegnanti. I numeri mostrano che in media gli stipendi effettivi dei docenti della scuola secondaria inferiore sono del 9% più bassi rispetto a quelli dei lavoratori con un livello di istruzione terziaria, ma in alcuni Paesi il divario supera il 30%

In tutti i Paesi dell'Ocse, tranne sei, gli stipendi tabellari dei docenti della scuola secondaria inferiore sono aumentati di meno dell'1 % all'anno in termini reali dal 2015. In Italia sono addirittura diminuiti del 4%

Anche l'età media dei professori desta preoccupazione: il 61% ha 50 anni o di più rispetto ad una media Ocse del 39%. Lo studio sembra invece smentire la presenza in Italia delle cosiddette classi pollaio: le nostre aule sarebbero meno affollate di quelle dei 38 paesi industrialmente sviluppati

"Ancora una volta ci confermiamo come fanalino di coda per quanto riguarda retribuzioni e investimenti", ha commentato il segretario generale Uil Scuola Rua Giuseppe D'Aprile