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Michela Murgia, la famiglia queer dal marito ai "figli dell'anima"

Cronaca
©Getty

La scrittrice, morta all'età di 51 anni, il 15 luglio aveva sposato Lorenzo Terenzi in articulo mortis spiegando: "Se avessimo avuto un altro modo per garantirci i diritti a vicenda non saremmo mai ricorsi a uno strumento così patriarcale e limitato, che ci costringe a ridurre alla rappresentazione della coppia un'esperienza molto più ricca e forte, dove il numero 2 è il contrario di quello che siamo". La sua casa ha accolto non solo i parenti ma anche amici, colleghi, persone che ha amato e che l'hanno supportata

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Un marito, Lorenzo Terenzi, sposato in articulo mortis, e i Fillus de anima", i figli dell’anima. Michela Murgia è scomparsa il 10 agosto a 51 anni circondata dalla sua queer family di dieci persone e dai suoi quattro figli "d'anima" (il più grande di 35 anni, il più piccolo di 20). Accabadora, il romanzo più famoso della scrittrice, si apre proprio con questa definizione. "Posso sopportare molto dolore, ma non di non essere presente a me stessa", aveva detto a maggio a Il Corriere della Sera, rivelando che, dopo il primo cancro al polmone di anni fa, il tumore era tornato al rene e le metastasi avevamo già raggiunto i polmoni, le ossa, il cervello. Nella stessa intervista la scrittrice aveva chiarito la sua idea di famiglia sottolineando la sua concezione di nucleo familiare contro stereotipi, convenzioni e leggi. Ma non una "famiglia allargata" perché la scrittrice ha accolto nella sua casa romana amiche, colleghi, persone che ha amato e sostenuto con energia inesauribile.

I "figli dell'anima"

Murgia aveva spiegato che il matrimonio con Terenzi - poi celebrato il 15 luglio - non avrebbe seguito le dinamiche tradizionali: "Sposo un uomo, ma poteva esserci anche una donna". La sua "famiglia queer", nel corso degli anni, ha visto avvicendarsi tanti "figli dell’anima", figlie e figli non biologici ma arrivati per altre vie. Nella grande famiglia ci sono il cantante lirico Francesco Leone, l’attivista Michele Anghileri e tante donne a lei molto legate, quali le scrittrici Chiara Valerio e Chiara Tagliaferri.

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Il post su Instagram sulla queerness famigliare

"La queerness familiare è una cosa che esiste e raccontarla è una necessità sempre più politica, con un governo fascista che per le famiglie non riconosce altro modello che il suo", aveva poi scritto su Instagram Michela Murgia, mettendo un altro tassello al diario social sulla malattia e sul modo di affrontarla. "Nella queer family che vivo non c'è nessuno che non si sia sentito rivolgere il termine sposo/sposa in questi anni. Dopo lo sconcerto dei non sardi, ha vinto l'evidenza: l'elezione amorosa va mantenuta primaria, perché nella famiglia cosiddetta tradizionale i sentimenti sono vincolati ai ruoli, mentre nella queer family è esattamente il contrario: i ruoli sono maschere che i sentimenti indossano quando e se servono, altrimenti meglio mai".

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Il matrimonio con Terenzi

Voleva "arrivare viva alla morte" Michela Murgia, lo aveva promesso nell'intervista a Il Corriere della Sera, e così ha fatto, senza rinunciare, fino alla fine, a prendere posizione, a far sentire la sua voce, a raccontare sul web tanti piccoli e grandi atti di gioia, di dolore, di protesta, fino alle nozze del 15 luglio in articulo mortis con Lorenzo Terenzi e alla festa con la sua famiglia allargata. Una celebrazione con gli invitati tutti in bianco e la scritta "God save the queer" ricamata con perline sul suo abito fatto da Maria Grazia Chiuri, la stilista di Dior. "Non è una festa", aveva detto Murgia sposando Terenzi, attore, regista, autore e musicista conosciuto nel 2017 grazie a uno spettacolo teatrale. "Lo abbiamo fatto controvoglia: se avessimo avuto un altro modo per garantirci i diritti a vicenda non saremmo mai ricorsi a uno strumento così patriarcale e limitato, che ci costringe a ridurre alla rappresentazione della coppia un'esperienza molto più ricca e forte, dove il numero 2 è il contrario di quello che siamo. Niente auguri, quindi, perché il rito che avremmo voluto ancora non esiste. Ma esisterà e vogliamo contribuire a farlo nascere".

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