Omicidio Cologno Monzese, Atqaoui: "Ho cambiato coltello in cucina, poi l'ho colpita"

Cronaca
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Domani è fissata l'autopsia. A scatenare la rabbia di Atqaoui il sospetto che l'ex fidanzata avesse un nuovo ragazzo. Nel corso delle indagini è emerso che il 23enne, il giorno dell'omicidio, si era nascosto in un armadio nella casa della vittima e, prima di colpirla, è tornato in cucina per cambiare il coltello: "Ho pensato che non era adatto"

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Zakaria Atqaoui, il 23enne che ha confessato di aver ucciso l'ex fidanzata Sofia Castelli all'alba del 29 luglio a Cologno Monzese, ha confermato di averla colpita "tre volte sul collo". Dopo il primo colpo non ricorderebbe altro fin a quando non si è visto "insanguinato fuori dalla stanza". Si era nascosto con un coltello nell'armadio che poi avrebbe sostituito con un altro, quando la ragazza già dormiva, pensando che non fosse "adatto". Stando a quanto ha dichiarato in sede di interrogatorio, la lama del coltello era seghettata e la punta smussata: "Sono tornato in cucina e ne ho preso uno più adatto", ha detto. Il medico legale ha infatti riscontrato ferite al viso e al collo. Nei confronti del 23enne il gip di Monza Elena Sechi ha disposto la custodia cautelare in carcere e ha riconosciuto le aggravanti della premeditazione, della relazione affettiva e del mezzo insidioso contestate dalla Procura.

L'interrogatorio di Atqaoui

Atqaoui ieri in cinque ore di interrogatorio ha sostanzialmente confermato la confessione già resa alla pm Emma Gambardella e ai carabinieri. Nel suo racconto il 23enne, che all'alba di sabato ha ucciso a coltellate l'ex fidanzata Sofia Castelli a Cologno Monzese, ha aggiunto pochi dettagli che non mutano il quadro emerso. A scatenare la rabbia di Atqaoui il sospetto che Sofia avesse un nuovo ragazzo dopo che la 20enne aveva interrotto definitivamente la loro relazione iniziata nel 2018 e andata avanti per cinque anni tra continui tira e molla.

Il gip: “Mancanza di controllo degli impulsi violenti”

Le ammissioni di Zakaria Atqaoui, secondo il giudice "appaiono connotate da profili di illogicità e tese a limitare la gravità del comportamento tenuto, tentando di accreditare la tesi di un 'raptus' momentaneo, determinato unicamente dal comportamento, a suo dire, incoerente di Sofia, che lo avrebbe illuso rispetto alla speranza di poter riprendere la relazione e poi definitivamente allontanato, bloccandolo su Instagram e rifiutandosi sostanzialmente di incontrarlo ancora", si legge nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Per il giudice le modalità dell'omicidio per come ricostruito dai carabinieri della compagnia di Sesto San Giovanni e dallo stesso Atqaoui dimostrano in lui "un'evidente mancanza di controllo dei propri impulsi violenti".

 

L'amica: "Lui era molto possessivo e geloso"

Aurora, l'amica di Sofia Castelli che ha dormito a casa della 20enne la mattina in cui è stata uccisa, ha raccontato agli inquirenti che "Zakaria a tutti i costi voleva riallacciare la relazione con Sofia, ieri (il giorno prima dell'omicidio, ndr) le voleva chiedere scusa. Era molto possessivo, geloso, le stava sempre addosso". Aurora e l'altra ragazza con la quale la vittima era stata in discoteca hanno infatti confermato lo scenario di pedinamenti, continui messaggi e atteggiamenti aggressivi nei confronti di altri ragazzi da loro conosciuti, nel contesto di una relazione che durava, secondo Aurora "da circa cinque anni tra alti e bassi" con lei che da tre anni voleva lasciarlo perché "non ne poteva più" ma poi "dopo qualche mese ritornavano insieme". "Quando mi sono addormentata erano le 6 circa - ha raccontato in sede di interrogatorio - non ho sentito rumori. Mi sono svegliata alle 9 circa perché mi ha telefonato mia madre, stavo guardando Instagram quando in casa sono entrati i Carabinieri".

Domani l'autopsia

Il 23enne, da quanto emerso, avrebbe colpito l'ex fidanzata con almeno cinque fendenti alla gola utilizzando un coltello da cucina preso dalla cucina. Però, un riscontro al primo esame del corpo della 20enne uccisa arriverà dall'autopsia fissata per domani. Durante l'esame le ferite saranno confrontate con la lama insanguinata repertata e sequestrata dai militari. Nel corso delle indagini è emerso che il 23enne, il giorno dell'omicidio di sabato 29 luglio, si era nascosto in un armadio nella casa dell'ex fidanzata. Era convinto di sorprendere la ragazza in compagnia di un altro uomo. Per questo motivo l’aveva aspettata all’interno dell’appartamento. Rientrata insieme a un'amica, e ignara della presenza in casa dell'ex, la giovane avrebbe parlato della nottata in discoteca e fatto commenti su alcuni ragazzi conosciuti. Questo dettaglio - stando al racconto del 23enne - avrebbe scatenato la sua rabbia. Dopo aver atteso che l'ex fidanzata si addormentasse, sarebbe andato in cucina e, preso un coltello, avrebbe aggredito e ucciso la 20enne. L'amica, nella stanza vicina, non si è accorta di nulla.

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