Incidente a Santo Stefano di Cadore, procura: "Non gesto volontario, ma scatto d'ira"

Cronaca

Angelika Hutter è piantonata in una camera del reparto di psichiatria dell'ospedale Santi Giovanni e Paolo di Venezia. Il 6 luglio ha investito e ucciso con l'auto tre membri di una stessa famiglia

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L'ipotesi di "un gesto volontario è da consegnare alle astrazioni: più probabile uno stato d'ira che non sappiamo da cosa dipenda". Lo ha detto il capo della Procura Paolo Luca parlando in conferenza stampa dell'incidente provocato Angelika Hutter (CHI È), l'automobilista tedesca bloccata dalle forze dell'ordine dopo aver investito e ucciso con l'auto il 6 luglio a Santo Stefano di Cadore tre membri di una stessa famiglia: Marco Antonello, 48 anni, il figlio Mattia (avrebbe compiuto 2 anni il prossimi 16 luglio) e la nonna materna Mariagrazia Zuin di 65 anni. La donna è piantonata in una camera del reparto di psichiatria dell'ospedale Santi Giovanni e Paolo di Venezia. Già da domenica infatti Hutter, per la quale ieri è stato convalidato il fermo per omicidio stradale plurimo, ha lasciato la cella del carcere femminile della Giudecca per essere trasferita nel nosocomio, dove si è chiusa nel mutismo più assoluto.

La conferenza stampa

Secondo quanto ha riferito il procuratore durante la conferenza stampa, Hutter non era in grado di prendere parte ieri all'udienza di convalida. "Non si sa - ha spiegato - se lo stato sia permanente o momentaneo dovuto allo choc. Solo dopo si vedrà se sarà necessaria una perizia psichiatrica forense". Il magistrato ha spiegato che, quando verranno meno le necessità del ricovero nell'ospedale psichiatrico, andrà in carcere. Nel momento dell'incidente, la donna "non era al telefono, né navigava sul web. Ma tutto sarà affidato ad un esperto forense", ha detto poi il procuratore. La 32enne tedesca, ha aggiunto il magistrato, era stata vista poco prima gettare in aria una bottiglia appena riempita in una fontana e partire con una pericolosa inversione ad U. Questa manovra l'aveva portata a sfiorare un'auto che usciva da una strada laterale. Parlando della 32enne, Luca l'ha definita "una persona che non ha capacità di contenimento dell'ira".

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"Sono in un baratro, non ricordo nulla"

Angelika Hutter dopo l'arresto continuava a ripetere "Ich bin in einem Abgrund (sono in un baratro)". La stessa frase l'ha ripetuta il 7 luglio, il giorno dopo l'incidente, quando ha parlato con il suo difensore d’ufficio Giuseppe Triolo. Un incontro durato ben tre ore, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, con il supporto di un traduttore. "Non ricordo nulla di quello che è successo", avrebbe detto la donna al suo legale. Quest'ultimo in seguito ha riferito che "Angelika sta combattendo una battaglia interiore perché si sente addosso la responsabilità di aver ammazzato tre persone" e che "fa continuamente riferimento a quel 'baratro' ma non ricorda nulla dell’incidente, come avesse rimosso ogni cosa, come se lei non ci fosse stata". 

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Le indagini

Ieri è stato convalidato il fermo della donna, ma nel corso dell'udienza di convalida, davanti al gip Enrica Marson e al legale della difesa, non c'è stato il previsto interrogatorio bensì un dialogo tra i responsabili dell'Azienda sanitaria, del carcere e gli inquirenti per valutare se questo possa essere svolto in un prossimo futuro. La procura ha infatti deciso di procedere a valutazioni più accurate sullo stato mentale di Hutter. Intanto i carabinieri del Reparto Operativo di Belluno sono alla ricerca di altri testimoni e filmati delle telecamere, oltre a quello già recuperato da un negozio della zona. Cruciali saranno anche la perizia del consulente sul cellulare dell'indagata - per capire se mentre si trovava alla guida stesse chiamando o scrivendo a qualcuno - e l'accertamento tecnico sulla reale velocità dell’auto in quel tratto di strada dove il limite è di 50 km/h. Ieri a Santo Stefano di Cadore è stato proclamato il lutto cittadino: i negozi hanno abbassato la serranda e il consueto mercato settimanale si è svolto in forma ridotta.

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