Incidente a Casal Palocco, Gip: "Il Suv andava a 124 km/h, amici chiedevano di rallentare"

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La Lamborghini guidata dallo youtuber Matteo Di Pietro e coinvolta nello scontro in cui ha perso la vita un bambino "era stata presa a noleggio sostanzialmente per realizzare un video di intrattenimento", spiega il Gip nell'ordinanza con cui sono stati disposti i domiciliari per il ventenne accusato di omicidio stradale aggravato. Poi sottolinea come siano sparite "due telecamere utilizzate per la registrazione dei video che erano in funzione e al momento dell'incidente utilizzate da uno di loro"

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Il Suv della Lamborghini coinvolto nell'incidente in cui il 14 giugno è morto un bambino a Casal Palocco, a Roma, andava a 124 km orari "immediatamente prima dell'impatto", in una zona il cui limite di velocità è 50 km/h. È quanto emerge dall'ordinanza con cui il gip di Roma ha disposto i domiciliari per il ventenne che si trovava alla guida, Matteo Di Pietro, accusato di omicidio stradale aggravato. Inoltre la madre del piccolo aveva "inserito la freccia prima di svoltare" così come riferisce l'autista di un bus Atac. L'uomo ha detto di aver visto la Smart che "azionava l'indicatore di direzione sinistro e avviava la manovra di svolta. La manovra effettuata dalla Smart per la svolta in via Archelao di Mileto era stata molto rapida, senza esitazione, cosa che lo induceva a ritenere che la conducente della Smart non avesse visto o non si fosse accorta dell'arrivo della Lamborghini, che a sua volta non aveva tentato di frenare". Nella serata del 25 giugno, davanti all'asilo che frequentava il bambino, si è tenuta una fiaccolata per stare vicino alla famiglia e dare un segnale, perché "una cosa così non accada mai più", ricordano i cittadini. Presenti anche le istituzioni: il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri e il presidente del Municipio X, Mario Falconi, che ha detto di volersi "costituire come parte civile" se ci sarà il rinvio a giudizio. In corteo anche la senatrice, Cinzia Pellegrino, responsabile nazionale del Dipartimento Vittime di FdI.

La ricostruzione

Secondo i dati del gps, riportati nel provvedimento dell'indagine dei carabinieri e polizia locale, "emerge che il Suv al momento di imboccare Via di Macchia Saponara alle ore 15:38 si fermava. Dopo avere imboccato la via riprendeva velocità raggiungendo in soli 14 secondi la velocità di 124 km/h immediatamente prima dell'impatto. L'assenza di tracce di frenata - scrive il giudice - dimostra verosimilmente che la decelerazione improvvisa e rapidissima è stata conseguenza dell'avvistamento dell'auto in prossimità del punto in cui si è verificato l'incidente". L'indagato "per colpa consistita in negligenza, imprudenza ed imperizia e inosservanza delle norme sulla circolazione stradale" ha tenuto "una velocità eccessiva (allo stato accertata in oltre 120 chilometri orari su via di Macchia Saponara) in rapporto al limite lì imposto (50 km/h) e comunque non adeguata alle caratteristiche e alle condizioni della strada urbana percorsa e all'approssimarsi ad un'intersezione, non riusciva ad arrestare tempestivamente il veicolo e andava a collidere, travolgendola, contro la parte laterale destra dell'autovettura Smart che proveniva dal senso opposto di marcia e aveva intrapreso una svolta a sinistra".

Un testimone: "Un giovane disse 'pagheremo e sistemeremo tutto'"

Dall'ordinanza emerge un altro particolare: "Un testimone che era sul luogo dell'incidente ha riferito di avere sentito un ragazzo dell'età di circa 20-25 anni con i capelli castano scuro e con maglia scura il quale avvicinatosi a Di Pietro gli aveva detto: 'non ti preoccupare pagheremo e sistemeremo tutto'".

People continue to leave flowers at the place where the car accident occurred where a 5-year-old child died, in Casal Palocco, Rome, Italy, 16 June 2023.   ANSA/EMANUELE VALERI

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Gli amici avevano chiesto di rallentare

Matteo Di Pietro, scrive il Gip, "ha noleggiato il Suv Lamborghini con "l'unico ed evidente fine di impressionare e catturare l'attenzione di giovani visitatori del web per aumentare i guadagni della pubblicità, a scapito della sicurezza e della responsabilità e di conseguenza a procedere ad una velocità superiore ai limiti indicati. Tanto più che alcuni dei passeggeri presenti all'interno della Lamborghini avevano più volte invitato a ridurre la velocità".

Il Suv per la sfida social

"Il Suv era stata preso a noleggio sostanzialmente per realizzare un video di intrattenimento per giovanissimi intitolato 50 ore in una Lamborghini al fine di dimostrare che era possibile vivere in macchina per 50 ore di fila senza scendere mai dal veicolo", prosegue l'ordinanza. Secondo quanto riferito agli inquirenti da uno dei ragazzi che era a bordo dell'auto "la sfida era iniziata martedì 13 giugno verso l'ora di pranzo. In realtà si trattava di una finzione, perché il video altro non era che un montaggio di più parti registrate in altri luoghi e poi assemblate o in macchina, simulando scene e situazioni che in realtà non si erano mai verificate. La sfida veniva documentata attraverso una videocamera concessa in comodato d'uso per un tempo indeterminato - è detto nel documento - Le immagini sarebbero state pubblicate a distanza di un paio di settimane, dopo il montaggio e l'aggiunta di effetti e musiche. Il video sarebbe stato pubblicato sul Canale Youtube della società The borderline". Il magistrato aggiunge, inoltre, che "al momento dell'incidente stavano parlando, il conducente stava guidando e non aveva in mano il telefonino. In auto era presente una piccola telecamera GoPro per effettuare riprese anche esterne".

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Sparite dal Suv le telecamere per fare i video 

Secondo il Gip "sussiste il pericolo di inquinamento delle prove, così come ritenuto dal Pubblico Ministero, tenuto conto del mancato rinvenimento, all'interno della Lamborghini, delle due telecamere utilizzate per la registrazione dei video che, per come riferito dagli amici di Di Pietro erano in funzione e al momento dell'incidente utilizzate da uno di loro".

"Concreto e attuale pericolo che l'indagato possa commettere ulteriori reati" 

Per quanto riguarda la personalità dell'indagato, il giudice afferma che "non appare tranquillizzante, tenuto conto che la sua principale fonte di reddito sembrerebbe rappresentata proprio dalla realizzazione di video da pubblicare su siti web riferibili alla società The Borderline srl, di cui l'indagato è socio oltre che amministratore delegato e che ha già in precedenza realizzato altri video e challenge a bordo di autovetture, proponendo sfide analoghe, con il rischio di mettere in pericolo l'incolumità propria e degli altri utenti della strada". A proposito dei gravi indizi di colpevolezza per il giudice "ricorrono, nel caso in esame, specifiche esigenze cautelari e, in particolare, si ravvisa il concreto e attuale pericolo che l'indagato possa commettere ulteriori reati della stessa specie di quelli per cui si procede, desumibile dalle modalità della condotta, gravemente imprudente, poiché sostanziatasi nella guida di un'auto di grossa cilindrata a velocità sostenuta e comunque certamente superiore al limite massimo imposto nei centri urbani, peraltro in pieno giorno e nonostante la presenza di attraversamenti pedonali". Inoltre la "riscontrata positività ai cannabinoidi poi, sebbene non vada ad integrare la circostanza aggravante dell'omicidio stradale, che infatti il Pubblico Ministero non ha contestato potendo essa riferirsi ad assunzioni risalenti a diversi giorni prima, rimarca ulteriormente un tratto trasgressivo dell'indole dell'indagato, che conferma il quadro sopra delineato. Si rende dunque indispensabile l'adozione di una misura cautelare che sia adeguata a fronteggiare tale pericolo di reiterazione", scrive il Gip.

"Assoluta inconsapevolezza della necessità di rispettare le regole"

Nelle esigenze cautelari il giudice afferma, inoltre, che "un ulteriore indicatore di pericolo concreto e attuale di reiterazione di analoghi reati va colto nell'assoluta inconsapevolezza, da parte dell'indagato, della necessità di rispettare le regole della strada osservando i limiti di velocità, soprattutto in quanto ventenne, neopatentato e come tale, tenuto ad applicare maggiore prudenza, al fine di evitare pericolo alla incolumità propria e altrui". "Il ventenne poteva legittimamente noleggiare una supercar nonostante avesse conseguito il titolo di guida da poco più di due anni, e tuttavia non avrebbe potuto condurla superando il limite di 90 km/h e comunque non avrebbe potuto farlo in un centro urbano, in cui il limite di velocità è fissato a 50 km/h", osserva ancora il Gip.

Il luogo in cui è morto Manuel Proietti, il bambino rimasto coinvolto in un terribile incidente causato da quattro ragazzi che hanno affittato una lamborghini e hanno travolto la smart guidata dalla mamma. Casal Palocco, Roma. ANSA/EMANUELE VALERI

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Proseguono le indagini

Intanto, sul fronte delle indagini, arriverà per Matteo Di Pietro il primo confronto con gli inquirenti dopo la misura cautelare degli arresti domiciliari applicatagli venerdì su disposizioni del gip. All'inizio di questa settimana il ventenne - accusato di omicidio stradale e lesioni - comparirà davanti al giudice per le indagini preliminari nell'ambito dell'interrogatorio di garanzia. Per la prima volta il giovane, a meno che non decidesse di avvalersi della facoltà di non rispondere, dovrà fornire la sua versione su quanto avvenuto il 14 giugno scorso. Il gip ha sostanzialmente accolto l'impianto accusatorio dei pm che nei primi giorni di indagine hanno raccolto elementi a carico dell'indagato nel cui sangue sono state individuate tracce di cannabinoidi. Nelle prossime settimane, inoltre, arriveranno i primi risultati della consulenza disposta dai magistrati sia sui telefonini delle persone che erano a bordo del Suv quel pomeriggio, tutti legati al gruppo youtuber TheBorderline.

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