L'arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana è tornato a parlare del caso Emanuela Orlandi. In merito alle parole del fratello Pietro su Giovanni Paolo II ha commentato: "Chi lo accusa perde di credibilità"
Intervistato da Repubblica, Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha affrontato diversi temi, tra cui gli scandali all'interno del Vaticano e, soprattutto, tornando sulla vicenda relativa a Emanuela Orlandi, non risparmiando critiche nei confronti di chi ha accusato Papa Giovanni Paolo II.
"Ricostruzioni sul caso Orlandi frutto di un cuore ferito"
"Il Vaticano gode di una cattiva fama? Un'idea sbagliata - ha commentato Zuppi a Repubblica -, qui c'è una buona norma: chi ci lavora dentro deve lavorare anche in parrocchia. Il cardinal Casaroli tutte le domeniche celebrava la messa nel carcere minorile e conosceva tutti i ragazzi per nome. Non nego gli scandali, i conflitti interni, a la Chiesa non è la comunità dei perfetti. È fatta di uomini, e gli uomini sono peccatori. Però il Vaticano non è una banda di mascalzoni". Poi sul caso Orlandi: "Le accuse nei confronti di papa Wojtyla sono inqualificabili. Mi spiace dirlo, ma chi le ha pronunciate così perde credibilità. Certe ricostruzioni forse sono frutto di un cuore ferito. Tanta vicinanza alle ferite: ma queste non giustificano le calunnie".
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Le accuse
Le parole di Zuppi rispondono a quanto dichiarato da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, durante una puntata della trasmissione Dimartedì, in onda su La 7, nel quale lo stesso aveva fatto sentire un audio dove a parlare sarebbe stato un uomo vicino alla banda della Magliana che dichiara: "Papa Giovanni Paolo II se le portava in Vaticano quelle, era una situazione insostenibile. E così il segretario di Stato a un certo punto è intervenuto decidendo di toglierle di mezzo. E si è rivolto a persone dell'ambiente carcerario".