Omicidio Alessandra Matteuzzi, ex compagno Giovanni Padovani a processo a Bologna

Cronaca

L’imputato dovrà rispondere davanti alla Corte D’Assise dell’accusa di omicidio pluriaggravato da premeditazioni, futili motivi e stalking

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Oggi, mercoledì 3 maggio, presso la Corte D’Assise di Bologna, presieduta dal giudice Domenico Pasquariello, ha preso il via il processo a carico di Giovanni Padovani, calciatore dilettante di 27 anni accusato dell’omicidio della 56enne Alessandra Matteuzzi. Il crimine, secondo l’accusa pluriaggravato da premeditazioni, futili motivi , legame affettivo e stalking, è avvenuto lo scorso 23 agosto nel cortile dell’abitazione della donna, in via dell’Arcoveggio.

 

L’imputato, rappresentato dall’avvocato Gabriele Bordoni, ha scelto di non partecipare alla prima udienza e dal carcere ha inviato una nota nella quale ha spiegato di aver rinunciato a comparire. Presenti, invece, il sindaco Matteo Lepore e la vicesindaca Emily Clancy, in quanto il Comune di Bologna ha chiesto di costituirsi parte civile. La stessa richiesta è stata avanzata dai familiari di Matteuzzi, difesi dagli avvocati Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini, e da alcune associazioni contro la violenza sulle donne: Udi, Casa delle Donne, Al posto tuo, Mondo Donna Onlus e Sos Donna. A rappresentare la Procura ci sono il procuratore aggiunto Lucia Russo e il pm Francesca Rago.

La Corte D'Assise, dopo una camera di consiglio durata poco più di mezz'ora, ha accolto la richiesta del Comune di Bologna  e di quattro associazioni contro la violenza sulle donne. L'unica esclsusa è stata la onlus "Al posto tuo".

Omicidio Matteuzzi, Clancy: “Questo caso ha scosso le coscienze”

A margine dell’udienza in Corte di Assise, la vicesindaca Clancy ha rilasciato alcune dichiarazioni alla stampa. “Sono qui per dimostrare la vicinanza del Comune di Bologna alla famiglia di Alessandra Matteuzzi. È un caso che ha scosso le coscienze di tutti noi. La città si è stretta più volte attorno alla famiglia con cortei e presidi, anche questa mattina con i centri antiviolenza e le associazioni femministe. Siamo qui a testimoniare ancora una volta solidarietà e vicinanza”.

La denuncia per stalking

Un mese prima dell’omicidio, Matteuzzi aveva denunciato Padovani per stalking, ma in assenza di violenze fisiche non erano stati presi provvedimenti restrittivi. La situazione, secondo quanto riferito dalla vittima, era comunque grave, con continui appostamenti sotto casa e social media tenuti sotto controllo in maniera ossessiva. L’ex compagno si sarebbe persino introdotto nel condominio per spiarla, spingendosi ad arrampicarsi su un terrazzo. All’indomani del delitto, il procuratore Giuseppe Amato aveva parlato dell’assenza di presupposti per un intervento mirato. La famiglia Matteuzzi ha parlato di un delitto che avrebbe potuto essere evitato, soprattutto a causa dei tormenti prolungati subiti da Alessandra a causa della azioni di Padovani. L’uomo sarebbe persino entrato in possesso delle password delle telecamere installate nell’abitazione della donna, anche se davanti ai pm si è difeso dicendo di averle ricevute da lei e ha sostenuto che la relazione fosse tossica da entrambe le parti.

L’omicidio di Alessandra Matteuzzi

Questa situazione insostenibile è culminata il 22 agosto 2022, quando il 27enne ha guidato per 18 ore dalla Sicilia alla Sardegna per incontrata Alessandra e, una volta raggiunta l’abitazione di lei, ha staccato il contatore della luce per indurla a scendere e trascorrere la giornata con lui. Il giorno successivo la vittima ha smesso di rispondere ai messaggi e alle telefonate, spingendo Padovani ad andare a casa sua con un martello nello zaino. Secondo quanto riferito dall’imputato, lo strumento gli sarebbe servito per difendersi dalla sorella e dal cognato di Alessandra, dai quali in passato, a suo dire, era già stato aggredito. A prescindere dalle intenzioni iniziali, il martello è stato usato da Padovani per colpire in testa la compagna, sulla quale si è poi accanito con calci e pugni e, infine, con una panchina divelta dal cortile. “Ero in preda a una furia cieca e incontrollabile. Non ricordo nulla”, ha dichiarato l’uomo.

La perizia psichiatrica

Gabriele Bordoni, il legale di Padovani, ha annunciato che chiederà alla Corte una perizia psichiatrica per il suo assistito. Come spiegato dal difensore, i consulenti di parte e gli psicologi avrebbero diagnosticato “un disturbo psicotico conclamato ed evidente”. È molto probabile che l’avvocato chiederà di verificare la capacità dell’imputato di affrontare un processo.

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