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Torino, blitz contro la mafia nigeriana: 16 arresti

Cronaca
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Gli indagati sono sospettati di appartenere al sodalizio criminale di stampo mafioso Eiye e rappresenterebbero il vertice del livello nazionale incaricato delle nuove affiliazioni e della gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti nelle varie piazze cittadine

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Un gruppo di 16 cittadini nigeriani, sospettati di appartenere al sodalizio criminale di stampo mafioso Eiye e accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso, rapina, estorsione, lesioni e reati in materia di stupefacenti, è stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale di Torino ed eseguita dagli agenti della polizia di Stato su delega della Procura della Repubblica. I provvedimenti restrittivi sono stati disposti all’esito di lunghe e complesse indagini e hanno riguardato in tutto 16 persone, delle quali 11 sono state rintracciate sul territorio nazionale. Per il blitz sono stati impiegati oltre 100 agenti, con l’utilizzo di Reparti di rinforzo del controllo del territorio. Oltre alla Squadra mobile di Torino, l’attività ha coinvolto anche gli omologhi uffici delle questure di Cuneo, Varese, Bergamo e Livorno.

Le accuse

Secondo l’ipotesi d’accusa i provvedimenti cautelari riguarderebbero personaggi sospettati di rappresentare il vertice del livello nazionale dell’organigramma del gruppo criminale nigeriano, direttamente incaricato delle nuove affiliazioni e della gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti nelle varie piazze cittadine. Le indagini hanno consentito la raccolta di rilevanti indizi in grado di suffragare l’ipotesi dell’esistenza e dell’incidenza sul territorio del capoluogo piemontese del cult degli Eiye, grazie alle evidenze emerse sia dalle intercettazioni che dalle testimonianze di alcune persone, appartenenti alla comunità nigeriana di Torino. L’organizzazione verrebbe percepita, secondo le accuse, dalla comunità di riferimento come connotata da un carattere mafioso che, maturato nello Stato di origine, risulterebbe ormai noto ai nigeriani anche al di fuori della loro terra, i quali ben ne conoscono le peculiarità e il modus operandi in patria, che rendono i membri notoriamente pericolosi e violenti, tendenti a imporre con la forza la propria volontà.

epa09534457 A policeman is seen wearing a hood during a memorial protest for a military attack at the Lekki tollgate in Lagos, Nigeria, 20 October 2021. Police disperse youths who held a memorial protest in Lagos to commemorate a military attack during the protest against police brutality on 20 October 2020.  EPA/AKINTUNDE AKINLEYE

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L'inchiesta

Le attività investigative, avviate nel marzo del 2019, si sono sviluppate attraverso attività tecniche di intercettazione, nonché articolati e dinamici servizi di diretta osservazione e pedinamento sul territorio, e hanno consentito di individuare coloro che, secondo l’ipotesi accusatoria, rappresenterebbero i vertici nazionali del cult, in costante e diretto contatto con i leader operanti in Nigeria. Le indagini hanno permesso altresì di ricostruire nel dettaglio la struttura del sodalizio criminale che, secondo gli elementi raccolti, appare caratterizzato da un’organizzazione gerarchica piramidale, che si qualificherebbe per la presenza di un organismo operante a livello nazionale e di numerose articolazioni locali, attive in singole città italiane. La struttura nazionale risulterebbe dotata di un’organizzazione verticistica che vede al proprio apice un “World Ibaka”, detentore del potere esecutivo, il quale godrebbe, sempre in ipotesi di accusa di prestigio internazionale ed è in contatto con l’organismo madre in Nigeria. Risulterebbe suddivisa in sezioni provinciali o locali chiamate “Zone”, ma loro volta guidati da un “Zona Head”.

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L'organizzazione criminale

L’attività tecnica ha documentato, come già emerso in precedenti investigazioni ed attestato in sentenze definitive emesse a carico di analoghe consorterie nigeriane, l’esistenza di una struttura organizzativa, connotata da un insieme di regole di condotta, violenti riti di affiliazione, l’uso di un linguaggio esclusivo tra i membri (finalizzato a rendere meno permeabile il contenuto dei dialoghi e a rafforzare il senso di appartenenza tra i sodali), la divisione in ruoli e cariche corrispondenti a precise funzioni, l’intimidazione ed il ricorso alla violenza fisica in caso di trasgressione delle norme comportamentali proprie dell’organizzazione. La solidità della struttura è risultata chiaramente un elemento distintivo della consorteria criminale investigata, che avrebbe posto solide radici in numerose regioni d’Italia.

Come tutte le confraternite nigeriane, vi sono elementi per ritenere che gli Eiye abbiano i loro segni distintivi: come simbolo un uccello, talvolta raffigurato mentre stringe tra gli artigli un teschio umano, mentre il colore abitualmente indossato è il blu.  

Un fermo immagine tratto da un video della polizia di Palermo, 18 gennaio 2022: Gli agenti della Polizia di Stato hanno eseguito un'ordinanza cautelare in carcere per quattro persone di nazionalità nigeriana accusate a vario titolo, dei delitti di tratta di persone, riduzione in schiavitù, sequestro di persona, sfruttamento della prostituzione nonché favoreggiamento all' immigrazione clandestina, reati aggravati perché commessi da persone ritenute appartenenti all'associazione nigeriana di tipo mafioso denominata Black Axe. L'operazione della Polizia, nata dalle indagini condotte dalla sezione Criminalità straniera e prostituzione della Squadra mobile di Palermo, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, nasce dalla denuncia di una ragazza nigeriana, accompagnata da un pastore pentecostale connazionale, cui la vittima si era rivolta per sottrarsi ai suoi aguzzini. La giovane ha raccontato di violenze subite nel suo paese d'origine ad opera di persone appartenenti ad un'organizzazione segreta 'cultista', nonché delle modalità con cui era riuscita a giungere clandestinamente in Italia, per poi essere destinata alla prostituzione.
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