"Un anno fa abbiamo compiuto il solenne atto di consacrazione al Cuore immacolato di Maria, invocando il dono della pace. Il nostro affidamento non venga meno, non vacilli la speranza", ha sottolineato il Pontefice
Un anno fa "abbiamo compiuto il solenne atto di consacrazione al Cuore immacolato di Maria, invocando il dono della pace - ha ricordato papa Francesco oggi durante l'Angelus -. Il nostro affidamento non venga meno, non vacilli la speranza: il Signore ascolta sempre le suppliche che il suo popolo gli rivolge per intercessione della Madre". "Rimaniamo uniti nella fede e nella solidarietà con i nostri fratelli che soffrono a causa della guerra - ha quindi fatto appello Francesco -. Soprattutto non dimenticare il martoriato popolo ucraino". (UCRAINA, UN ANNO DOPO)
Bergoglio ha poi ricordato che "venerdì prossimo, 17 marzo, e sabato 18 si rinnoverà in tutta la Chiesa l'iniziativa '24 ore per il Signore', un tempo dedicato alla preghiera di adorazione e al sacramento della riconciliazione", aggiungendo che "nel pomeriggio di venerdì mi recherò in una parrocchia romana (Santa Maria delle Grazie al Trionfale, ndr) per la celebrazione penitenziale".
L'Angelus
"Prenderci cura della sete altrui", ha indicato ai fedeli Bergolgio durante l'Angelus di oggi, commentando il Vangelo che "ci presenta uno degli incontri più belli e affascinanti di Gesù, quello con la samaritana", a cui chiede "dammi da bere". "La sete di Gesù, infatti, non è solo fisica, esprime le arsure più profonde della nostra vita: è soprattutto sete del nostro amore - ha osservato il Pontefice -. Gesù, assetato d'amore, ci disseta d'amore. E fa con noi come con la samaritana: ci viene incontro nel nostro quotidiano, condivide la nostra sete, ci promette l'acqua viva che fa zampillare in noi la vita eterna". "Dammi da bere", ha quindi ripetuto, sottolineando che "c'è un secondo aspetto. Queste parole non sono solo la richiesta di Gesù alla samaritana, ma un appello - a volte silenzioso - che ogni giorno si leva verso di noi e ci chiede di prenderci cura della sete altrui". Secondo Francesco, "dammi da bere ci dicono quanti - in famiglia, sul posto di lavoro, negli altri luoghi che frequentiamo - hanno sete di vicinanza, di attenzione, di ascolto; ce lo dice chi ha sete della Parola di Dio e ha bisogno di trovare nella Chiesa un'oasi dove abbeverarsi". "Dammi da bere è l'appello della nostra società, dove la fretta, la corsa al consumo e l'indifferenza, questa cultura dell'indifferenza, generano aridità e vuoto interiore. E - non dimentichiamolo - dammi da bere è il grido di tanti fratelli e sorelle a cui manca l'acqua per vivere, mentre si continua a inquinare e deturpare la nostra casa comune; e anche lei, sfinita e riarsa, 'ha sete'. Davanti a queste sfide, il Vangelo oggi offre ad ognuno di noi l'acqua viva che può farci diventare fonte di ristoro per gli altri", ha aggiunto. L'auspicio del Papa è che "anche noi non penseremo più solo a placare la nostra sete, ma con la gioia di aver incontrato il Signore potremo dissetare altri, dalla sete materiale ma anche intellettuale, spirituale, dare senso alla vita altrui; potremo capire la loro sete e condividere l'amore che Lui ha donato a noi". "Mi viene da chiedere, a me a voi - ha concluso -: siamo capaci di capire la sete degli altri? Oggi possiamo chiederci: io ho sete di Dio, mi rendo conto che ho bisogno del suo amore come dell'acqua per vivere? E poi: mi preoccupo della sete degli altri? La sete materiale, la sete spirituale?".