Inchiesta Covid, stralcio Bergamo al vaglio della Procura di Roma

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Arrivato nella Capitale il fascicolo che vede iscritte, a Bergamo, 13 persone tra cui gli ex ministri della Sanità Roberto Speranza, Beatrice Lorenzin, Giulia Grillo e una serie di tecnici del ministero. Fra i reati contestati, a seconda delle posizioni, omissione di atti di ufficio, falso e truffa. Al centro "l'omessa istituzione/rinnovo del Comitato nazionale per la pandemia"

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Sono arrivate questa mattina in Procura, a Roma, le carte trasmesse da Bergamo per competenza territoriale e relative allo stralcio della maxi indagine sul Covid. All'attenzione del procuratore aggiunto Paolo Ielo una tranche di indagine che vede iscritte, a Bergamo, 13 persone tra cui gli ex ministri della Sanità Roberto Speranza, Beatrice Lorenzin, Giulia Grillo e una serie di tecnici del ministero (GLI AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE).

Il mancato aggiornamento del piano pandemico

Il trasferimento del fascicolo, che fra i reati contestati, a seconda delle posizioni, vede anche l'omissione di atti di ufficio, falso e truffa, è legato alla competenza territoriale. Ai tre ex ministri, i pm di Bergamo contestano di essere "i responsabili dell'omessa istituzione/rinnovo del Comitato nazionale per la pandemia". I pm, coordinati dal procuratore capo Francesco Lo Voi, nei prossimi giorni valuteranno le posizioni e decideranno se procedere all'iscrizione nel registro degli indagati nella Capitale.

Cts scrisse: "Numeri non devono arrivare ai media"

"Massima cautela nella diffusione del documento onde evitare che i numeri arrivino alla stampa". Lo scriveva il Comitato tecnico scientifico il 24 febbraio 2020, quando dopo il primo caso a Codogno la pandemia Covid era ufficialmente scoppiata, facendo riferimento al "piano di organizzazione della risposta dell'Italia in caso di epidemia", che si avvaleva dello studio sugli scenari "devastanti" del contagio che in quel periodo veniva "completato" da Stefano Merler, consulente epidemiologo della Fondazione Kessler. Nell'inchiesta di Bergamo sulla gestione della pandemia, gli inquirenti hanno acquisito tutti i verbali del Cts, da cui emerge, oltre alla "segretazione" di quel piano già stigmatizzata nella consulenza ai pm di Andrea Crisanti, anche la drammaticità di quei giorni. In quel periodo, stando a quanto risulta sempre dal verbale del 24 febbraio, il Comitato raccomandava "l'esecuzione dei tamponi" solo per i "casi sintomatici", perché le "comunicazioni di positività non associate a sintomi determinano una sovrastima del fenomeno sul Paese". Il 4 marzo un altro verbale, invece, dà conto "che il flusso informativo dei dati dal territorio continua a presentare forti criticità che impediscono e rallentano la corretta analisi epidemiologica e di conseguenza le azioni in risposta ai bisogni urgenti delle strutture sanitarie". E il giorno prima, si legge in un altro verbale agli atti, i tecnici scrivevano che "salvo 6 ventilatori (polmonari, ndr) da trasporto, le apparecchiature attualmente disponibili per l'acquisto non offrono tutte le garanzie" per tamponare "l'emergenza in corso". Tra gli allegati ai verbali del Cts anche una lettera del 5 marzo di Agostino Miozzo, componente del Comitato, indirizzata al ministro Speranza, nella quale il primo si lamentava delle "notizie diffuse ieri in merito al parere richiesto" allo stesso Cts sulla "ipotesi di chiudere le scuole". E a proposito di questa fuga di notizie faceva notare che "alle sedute" partecipano "molte persone non incluse e non previste nel Comitato medesimo", tra cui pure "addetti stampa e anche politici, inclusi sottosegretari e viceministri". Tra i verbali anche quello del 21 febbraio in cui, dopo il caso di Paziente 1 a Codogno, il Cts scriveva della "segnalazione proveniente dalla Regione Lombardia di casi sporadici in via di conferma" e quel giorno si poteva parlare ancora di "focolaio contenuto". Già il 3 marzo, però, si era arrivati ad una situazione in cui c'era da "garantire alle strutture il potenziamento delle dotazioni sanitarie attualmente insufficiente a fronteggiare tali emergenze". E lo stesso Comitato, proprio il 3 marzo, mise nero su bianco la proposta di "adottare misure restrittive", ossia la "zona rossa" ad Alzano e Nembro in Val Seriana, anche perché i due comuni "si trovano in stretta prossimità di Bergamo".

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Zambon: "Lombardia voleva essere chiusa ma Oms esitò"

Il 7 marzo 2020, due settimane dopo il Paziente 1, in una call con le Regioni italiane più colpite, chiesta dall'Oms, il dg del welfare lombardo Luigi Cajazzo, "presentò un quadro epidemiologico piuttosto allarmante" prevedendo al 26 marzo "2000 pazienti in terapia intensiva". Chiese così "immediate misure restrittive" e di "chiudere i confini della Lombardia", in quanto era una "questione di vita o di morte". Ma dall'Oms "si mostrò esitazione" e dubbi sulla "scientificità delle azioni richieste". Lo si legge nel verbale di Francesco Zambon, allora ricercatore dell'Organizzazione, agli atti dell'inchiesta di Bergamo sul Covid.

Ordini dei medici: “Lasciati soli senza armi, hanno pagato con la vita”

Intanto il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, è stato sentito nell'ambito delle audizioni informali in Commissione Affari sociali della Camera per l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul Covid. "I medici ospedalieri hanno dovuto fare turni di 24 ore di seguito per poter gestire i pazienti che continuavano ad affluire senza sosta" nelle fasi più dure dell'emergenza Covid, ha detto, e i medici di famiglia sono stati "lasciati soli ad assistere i pazienti domiciliari, abbandonati a se stessi, senza protocolli, linee guida, senza personale di supporto, privi di strumentazione adeguata, senza alcuni dispositivi di protezione individuali". Inoltre le "carenze nella sicurezza hanno portato molti medici a contagiarsi, alcuni a pagare con la vita il loro impegno".

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Ordine dei medici: "Riflessione su misure per valutazione rischi"

"Non è compito istituzionale di questa Federazione esprimere una valutazione sull'opportunità di istituire una commissione d'inchiesta per valutare l'operato e le misure adottate da Governo e Regioni in tema di prevenzione e contrasto del Covid-19 durante il periodo emergenziale - ha detto ancora Anelli - Al tempo stesso, una riflessione sul contesto e sull'efficacia delle misure messe in atto può avere un senso in un'ottica di risk management volto alla valutazione completa ed integrata dei rischi". È importante "investire sul Ssn per non farci trovare mai più impreparati", ha aggiunto Anelli, annunciando che la Fnomceo, "ha in pubblicazione un libro bianco sul primo periodo di pandemia che mette in relazione i quadri epidemiologici con i provvedimenti adottati ai diversi livelli di governo. Si tratta di un approfondimento da un punto di vista legislativo ed epidemiologico, attraverso una raccolta ragionata delle misure normative e regolamentari relative alla gestione dell'epidemia da Covid-19". Anelli ha poi elencato tre "grandi lezioni" che la tragica esperienza del Covid deve insegnare: "L'importanza di mettere in sicurezza gli operatori sanitari: non solo per salvaguardare la continuità delle cure, ma per assicurarsi che i professionisti non diventino veicolo d'infezione; l'importanza della solidarietà riflettendo su un ruolo più forte e centrale del Ministero della Salute; l'importanza di una sanità davvero prossima al cittadino, che risponda alle sue domande di salute nel momento e nel luogo in cui ne ha bisogno".

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