
Naufragio Crotone, un migliaio di persone alla Via Crucis in memoria dei migranti. FOTO
Dal lungomare di Steccato di Cutro, nel pomeriggio, è partito il corteo per ricordare le persone che hanno perso la vita davanti alle coste calabresi domenica scorsa. In testa la croce realizzata con i resti del barcone affondato. Presenti il vescovo di Crotone Angelo Raffaele Panzetta e l'imam della moschea di Cutro Mustafa Achik

Un migliaio di persone ha partecipato alla Via Crucis organizzata a Steccato di Cutro, in memoria dei migranti che sono morti domenica scorsa nel naufragio davanti alle coste calabresi
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In testa al corteo, la croce realizzata con i resti del barcone affondato vicino Crotone
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La croce che apriva il corteo, realizzata con i resti del barcone affondato, è stata realizzata dall'artista Maurizio Giglio su incarico di don Francesco Loprete, parroco di "Le Castella" di Isola Capo Rizzuto
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Sono 71 per il momento le vittime ufficiali del naufragio avvenuto vicino Crotone. Le persone ancora disperse in mare dovrebbero essere tra 30 e 40 e le ricerche continuano

Le indagini dovranno anche accertare se Guardia di Finanza e Guardia Costiera hanno fatto tutto ciò che potevano e dovevano nella notte tra sabato 25 e domenica 26 febbraio, dopo l'avvistamento da parte di Frontex del caicco che poi si è schiantato a un centinaio di metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro

Alla Via Crucis erano presenti alcuni sindaci e tre vescovi. Oltre al vescovo di Crotone, Angelo Raffaele Panzetta, i presuli che hanno partecipato al rito sono stati quelli di Cosenza e di Lamezia Terme, Giovanni Cecchinato e Serafino Parisi

Sono state lette preghiere incentrate sulle vittime e sulla necessità di evitare che in futuro possano ripetersi tragedie simili. Si sono ricordati “i naufraghi morti, i dispersi ma anche i sopravvissuti del naufragio. Tutti vittime - è stato detto - delle nostre chiusure, dei poteri e delle legislazioni, della cecità e dell'egoismo, ma soprattutto del nostro cuore indurito dall'indifferenza. Una malattia di cui anche noi cristiani soffriamo"

In un altro passaggio: “È facile portare il crocifisso al collo o appenderlo come ornamento sulle pareti delle nostre belle cattedrali o case. Non è altrettanto facile incontrare e riconoscere i nuovi crocifissi di oggi: i senza fissa dimora, i giovani senza speranza, lavoro e prospettive, gli immigrati costretti a fare viaggi inauditi e a vivere nella precarietà ai margini della nostra società dopo avere affrontato sofferenze inenarrabili. Questi viaggi senza sicurezza infrangono sogni e speranze. Bisogna impegnarsi tutti perché tragedie simili non accadano più"
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