Istat, con Covid ridimensionato anche il lavoro degli stranieri
Per l'Istat, come emerge da un focus su 'stranieri e naturalizzati nel mercato del lavoro italiano' nel 2021, "i cittadini stranieri appaiono ancora fortemente schiacciati nel mercato del lavoro secondario e anche i naturalizzati, pur presentando una condizione occupazionale mediamente migliore degli stranieri, risultano ancora svantaggiati rispetto agli italiani dalla nascita". La quota di quanti ritengono di svolgere un lavoro poco qualificato rispetto alle proprie competenze tra gli occupati stranieri è quasi doppia rispetto agli italiani dalla nascita (19,2% contro 9,8%). Una differenza "ancora più accentuata" per le donne, tra le straniere la quota di quante ritengono di svolgere un lavoro poco qualificato è di 2,3 volte superiore a quella delle italiane nate in Italia, e per i laureati (la quota è di 3,8 volte superiore). Si conferma "una prevalenza" nei settori e nelle professioni dove è più presente il lavoro non qualificato: "Gli stranieri e i naturalizzati, infatti, sono più spesso occupati nei settori a bassa qualificazione, in particolare quello dei servizi alle famiglie (rispettivamente il 18,5% e 6,5% contro l'1% degli italiani dalla nascita), dove circa un terzo degli occupati ritiene di svolgere un lavoro non adeguato alle proprie competenze". Intanto, 'Il vantaggio occupazionale degli stranieri che nel lungo periodo aveva loro assicurato elevati tassi di occupazione, legato alla maggiore disponibilità ad accettare qualunque tipo di impiego e a spostarsi sul territorio, con la crisi del 2020", legata all'emergenza Covid, "si è fortemente ridimensionato" (Poiché il lavoro costituisce il motore principale del progetto migratorio per gli stranieri - viene spiegato -, la loro presenza tra le forze lavoro è molto elevata, con tassi di occupazione e di disoccupazione tradizionalmente superiori a quelli degli italiani nati in Italia). "Persiste inoltre, sia per gli stranieri sia per i naturalizzati, l'evidenza di una più marcata collocazione in nicchie occupazionali che non sfruttano il capitale umano e che non offrono progressioni di carriera, cosa di cui sembrano consapevoli soprattutto i cittadini stranieri (i naturalizzati mostrano comportamenti e aspettative più simili a quelle degli italiani dalla nascita), non ritenendo necessario richiedere il riconoscimento del proprio titolo di studio o mettersi alla ricerca di un lavoro più adeguato alle proprie competenze". Tra i vari aspetti approfonditi, l'Istat "registra inoltre tra gli occupati stranieri un peggioramento delle condizioni di lavoro rispetto alle esperienze lavorative avute all'estero prima della migrazione in Italia. Il 14,7% degli occupati stranieri afferma di svolgere un lavoro che richiede meno competenze rispetto all'ultimo lavoro svolto all'estero, quota che sale al 47,5% tra coloro che dichiarano di svolgere un lavoro poco qualificato".