
Riforma Cartabia, perché alcuni reati non sono più procedibili senza querela
Al centro del dibattito l’estensione dei reati per cui si procederà solo dopo la querela da parte delle persone offese. I critici sostengono che questo sistema promuova l’impunità: chi è colto in flagranza di reato può evitare il carcere. Fa discutere il caso della Procura di Palermo costretta a chiedere l'inefficacia della misura cautelare per 3 boss, imputati di lesioni aggravate dal metodo mafioso. Le vittime non hanno voluto querelare i capimafia. I pm si sono trovati così a chiedere la revoca della misura

La cosiddetta legge Cartabia, che ha riformato alcune norme sull’amministrazione della giustizia, ha suscitato diverse polemiche. Uno dei punti che anima il dibattito è quello che riguarda l’estensione dei reati per cui si procederà penalmente solo dopo la presentazione della querela da parte delle persone offese
Mafia, manca querela delle vittime: rischio scarcerazione per tre bossDall’1 gennaio, come spiega il Post, sono diventati di più i reati che vengono perseguiti solo se viene presentata un’apposita querela, e sono di meno quelli in cui l’azione penale viene avviata d’ufficio, automaticamente appena se ne viene a conoscenza, anche senza querela della persona offesa
I nuovi reati per i quali non ci sarà più la procedibilità d’ufficio rientrano nelle tipologie sia dei reati contro la persona sia contro il patrimonio. La novità è stata introdotta per cercare di arrivare a una semplificazione e a una maggiore efficienza della giustizia penale, così da ridurre il numero dei procedimenti
L’estensione dei reati con procedibilità a querela, come è scritto nella relazione illustrativa della riforma, riguarda soprattutto quelli “che si presentano con una certa frequenza nella prassi e che si prestano a condotte riparatorie e risarcitorie”. Aumentando il numero dei reati perseguibili a querela si amplia così la possibilità di ricorrere alla giustizia riparativa e risarcitoria
Le critiche che sono state mosse riguardano il fatto che questa sia una norma che promuove l’impunità e che permetterà a persone colte in flagranza di reato di evitare il carcere. La novità della riforma Cartabia, va però ricordato, non implica nessuna depenalizzazione. Infatti in procura il fascicolo viene aperto e la vittima ha tre mesi di tempo per formalizzare le accuse
Quello che si evita è la carcerazione preventiva delle persone sorprese a commettere determinati reati, anche con l’obiettivo di contrastare il sovraffollamento delle carceri italiane
Un altro dei punti che fa discutere è il fatto che, visto il valore retroattivo della norma, non sono pochi i processi che potrebbero finire nel nulla, senza contare che tra i reati in questione rientrerebbe anche il sequestro di persona
Uno dei casi che sta facendo più discutere è quello di tre boss per cui la procura di Palermo è stata costretta a chiedere l'inefficacia della misura cautelare. I tre erano imputati di lesioni aggravate dal metodo mafioso. Le vittime, interpellate dal giudice come prevede la norma, non hanno voluto querelare i capimafia e così, mancando la querela da parte delle vittime, è mancata una delle condizioni di procedibilità previste dalla riforma Cartabia
La vicenda, nello specifico, riguarda i boss del clan Pagliarelli Giuseppe Calvaruso, reggente del mandamento, Giovanni Caruso e Silvestre Maniscalco che, oltre ai reati di associazione mafiosa ed estorsione, rispondevano nel procedimento, a vario titolo, di sequestro di persona e lesioni aggravate dal metodo mafioso
I tre boss resteranno comunque in carcere perché destinatari di altre misure cautelari, ma la questione allarma i magistrati perché il caso si potrebbe riproporre
E davanti a questa impasse, il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia ha chiesto di cambiare subito la riforma Cartabia: "Le recenti notizie di stampa in ordine alla probabile revoca di misure cautelari per reati diventati procedibili a querela, pur quando sia contestata l'aggravante del metodo mafioso o dell'agevolazione mafiosa, impongono un ripensamento, in tempi rapidi, delle scelte del legislatore"
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