Così il ministro della Salute, riferendo in Senato sui provvedimenti di controllo sanitario negli aeroporti per chi arriva dal paese asiatico. "Poche le vaccinazioni in Cina, scarso livello di protezione dei vaccini utilizzati - ha dichiarato - Serve un accordo con Ue per limitare l'afflusso di passeggeri positivi". Intanto a Fiumicino è atterrato un secondo aereo dalla Cina con a bordo 26 positivi su 182
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E’ stato, inoltre, previsto un sistema di monitoraggio: in particolare, Usmaf Ut Torino- Caselle, in accordo con Polaria, Enac e Sagat, la società che gestisce lo scalo, inoltrerà ad Azienda Sanitaria Zero l’elenco dei passeggeri provenienti dalla Cina, che transiteranno presso gli aeroporti con scalo finale a Torino-Caselle. La Centrale Covid Dirmei provvederà, entro 48 ore, alla verifica tramite il Portale Regionale Gestione Pazienti Covid dell’avvenuto rispetto dell’esecuzione del tampone e qualora il termine non sia rispettato la Centrale Covid Dirmei provvederà a contattare il cittadino inadempiente e, in caso di successiva inosservanza di quanto previsto dalla ordinanza, si procederà alla segnalazione alle Autorità competenti.
In caso di tampone positivo, la Centrale Covid Dirmei applicherà i protocolli previsti dalla normativa vigente. Infine, l’Associazione Nuova Generazione Italo-Cinese (Angi) sta predisponendo una dichiarazione bilingue (italo-cinese), contenente i dati necessari per l’effettuazione del tampone, metterà a disposizione un servizio di mediazione linguistica e contribuirà a diffondere le informazioni sugli obblighi sanitari per il rientro in Italia ed in Piemonte dalla Cina tramite l’account ufficiale di Angi sul sistema social Wechat.
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"Sappiamo bene - aggiunge - che in Italia c'è ormai una comunità cinese numerosa e sappiamo anche che tra poco arriva anche il Capodanno cinese, oltre che quello italiano, e quindi da questo punto di vista era prevedibile che ci fosse un incremento di traffico fra Cina e Italia".
Iss, con vaccino e infezione pregressa -80 volte rischi malattia grave
Gli esperti evidenziano che il rischio complessivo di infezione e di malattia severa è influenzato quindi da entrambi i fattori, sia dallo stato vaccinale sia da infezioni pregresse (documentate attraverso una diagnosi). In particolare, il rischio di malattia severa è 80 volte maggiore in chi non è vaccinato e non ha avuto diagnosi rispetto a chi è vaccinato e ha una diagnosi recente. Dal report emergono vari elementi significativi: che in ogni caso, a parità di fascia di età e di pregressa infezione, la vaccinazione riduce ulteriormente il rischio di malattia Covid severa; e, ancora, che il vaccino recente riduce sistematicamente il rischio.
Nell'analisi sono stati utilizzati i dati della sorveglianza integrata Covid dell'Iss, dell'Anagrafe vaccinale e della popolazione Istat relativi a ottobre 2022, un periodo in cui era predominante la variante Omicron 5 (BA.5), dati che sono stati elaborati attraverso un modello statistico. Sulla base dei risultati, in tutte le classi d'età sopra i 12 anni, a parità di fascia anagrafica e di condizione di pregressa infezione, si osserva una riduzione del rischio di malattia Covid severa associato alla vaccinazione. Se ad esempio un over 80 ha avuto una diagnosi recente, il rischio di una nuova malattia severa è 100 su 100mila se non è vaccinato, 49 su 100mila se ha una dose da più di 6 mesi e 42 su 100mila se ha una dose da meno di 6 mesi.
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"Il lockdown è stato una misura permanente, con fasi di apertura seguite da misure restrittive durissime anche a seguito di poche decine di casi segnalati. Alla fine di novembre in Cina erano segnalati solo 4 milioni di casi, a fronte di una popolazione di 1 miliardo e mezzo di persone. Anche altri stati dell’area del Pacifico - ricorda Schillaci - avevano scelto una politica di stretto controllo della diffusione del contagio, ma parallelamente avevano attuato campagne vaccinali altamente efficienti".
Schillaci: "In positivi da Cina variante già nota"
Cina e positivi al Covid, "evidenziano la circolazione di varianti e sottolignaggi già presenti sul nostro territorio". Lo ha sottolineato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nella sua informativa al Senato sul controllo sanitario negli aeroporti sui passeggeri provenienti dalla Repubblica popolare cinese.