La perizia non chiarisce dove la donna sia stata nei giorni della scomparsa: il ritrovamento è avvenuto il 5 gennaio ma Liliana potrebbe essere morta il 14 dicembre precedente
Il corpo senza vita di Liliana Resinovich potrebbe essere stato congelato per diversi giorni e poi trasportato sul luogo del ritrovamento: è quanto emerge dalla perizia della Procura, affidata al medico legale Fulvio Costantinides e al radiologo Fabio Cavalli. Il cadavere della pensionata 62enne era stato ritrovato il 5 gennaio scorso nel boschetto dell'ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste. La Resinovich però potrebbe essere morta il 14 dicembre, cioè il giorno della sua scomparsa, e il suo corpo potrebbe essere stato congelato fino a poco prima del ritrovamento. Sull'ipotesi torna il quotidiano Il Piccolo, riprendendo una possibilità, basata sugli esami post mortem, di cui si era già parlato in passato.
Ipotesi "remota" del congelamento
Gli esperti nelle 50 pagine della Perizia, come era stato anticipato il 9 agosto scorso, sono fermi nella convinzione che la donna si sia uccisa soffocandosi con dei sacchetti di nylon e che il decesso sia avvenuto due o tre giorni prima del ritrovamento del corpo. Non è chiaro, invece, dove la donna abbia trascorso il periodo della scomparsa. Gli stessi periti nel documento prendono in considerazione l'ipotesi del congelamento, giudicandola "remota", e precisando che la morte sarebbe avvenuta "in luogo ignoto e diverso, con cadavere conservato e poi teoricamente congelato" per essere poi trasferito "a gennaio nel luogo del rinvenimento". I due periti precisano inoltre che "non vi sono, allo stato, elementi specifici per dimostrare un avvenuto congelamento post mortale del cadavere", indicando una serie di ostacoli che uno o più complici avrebbero dovuto superare come il luogo della morte, le dimensioni del congelatore, la posizione del corpo e il trasporto.