Bimba trovata morta a Catania, dalla denuncia alla confessione della madre: cosa sappiamo
La donna aveva presentato una denuncia di sequestro, ma dopo ore di interrogatorio ha confessato l'omicidio: avrebbe detto di aver agito senza capire quello che stava facendo e perché. Secondo la Procura il movente potrebbe essere "una forma di gelosia nei confronti dell'attuale compagna dell'ex convivente". Ecco tutte le tappe della vicenda
È morta Elena, la bambina di 5 anni scomparsa il 13 giugno a Catania. A fare ritrovare il corpo della piccola è stata la madre, Martina Patti. La donna, di 23 anni, ha confessato a carabinieri e procura l'omicidio. Dalla denuncia di sequestro, al tragico epilogo: ecco tutte le tappe della vicenda
Catania, trovata morta la bambina rapita. La Procura: la madre ha confessato
Inizia tutto ieri, 13 giugno, quando la madre della bimba denuncia ai carabinieri della Tenenza di Mascalucia che Elena è stata sequestrata. La donna racconta che tre persone armate l'hanno prelevata mentre era con lei in auto a Piano di Tremestieri, dove la piccola frequentava l'asilo
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Gli investigatori da subito escludono che il sequestro sia "opera della criminalità organizzata" o che sia "collegato a una richiesta di riscatto": la famiglia non ha problemi economici, ma neppure disponibilità tali da giustificare un sequestro estorsivo
Scattano le indagini e le ricerche e vengono sentiti i familiari della bambina. Nella notte vengono raccolte prove e fatte verifiche. Vengono sentiti più volte i membri della famiglia di Elena: i genitori (che non sarebbero conviventi), gli zii e alcuni dei nonni della piccola
Questa mattina, la svolta: viene ritrovato il cadavere della bambina. Secondo quanto si apprende, è stato possibile grazie alle "pressioni esercitate durante gli interrogatori" dagli investigatori
Alla madre di Elena la notte scorsa in “lungo interrogatorio erano state contestate varie incongruenze”, ha detto il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro. “Stamattina ha fatto ritrovare il cadavere"
La donna poco dopo ha confessato. Avrebbe detto di avere agito senza capire quello che stava facendo e sul momento non è riuscita a fornire una dinamica completa del delitto né del movente
Dall'interrogatorio è emerso che la bambina sarebbe stata uccisa nella sua abitazione a Mascalucia, poi la madre avrebbe portato e nascosto il corpo in un vicino terreno di campagna abbandonato, cercando di coprire il cadavere con della terra e cenere lavica. Il delitto sarebbe commesso dopo che la donna aveva preso la bambina all'asilo, mentre era sola in casa
La Procura ha fatto sapere che Martina Patti ha raccontato di aver colpito più volte la figlia con un coltello da cucina e di aver poi messo il corpo in dei sacchi neri, prima di nasconderlo sotto terra. La donna, sottolinea la Procura, ha anche precisato di aver "portato a termine l'orrendo crimine in maniera solitaria"
Sul corpo della bambina, un primo esame medico legale "ha evidenziato molteplici ferite da armi da punta e taglio alla regione cervicale e intrascapolare". Nella foto, il padre della bimba
Elena, spiega la Procura, potrebbe essere stata uccisa dalla madre "per via di una forma di gelosia nei confronti dell'attuale compagna dell'ex convivente" in quanto non tollerava che alla donna "vi si affezionasse anche la propria figlia". Su questo però Martina Patti "non ha detto nulla. È rimasta sul vago, come se non si fosse resa conto di quello che ha fatto. È come se avesse detto 'l'ho fatto ma non so perché", ha spiegato il comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Catania, il colonnello Piercarmine Sica
L'ipotesi che la piccola Elena fosse stata rapita da un gruppo di uomini incappucciati è stata smentita dalle telecamere di sorveglianza, "nonostante una strenua difesa ad oltranza della propria versione" da parte della donna, fa sapere la Procura di Catania sottolineando che "le prime risultanze investigative hanno consentito di accertare la mancata corrispondenza al vero del fatto denunciato, attesa l'assenza di gruppi 'armati' in via Piave nelle fasce orarie indicate"
Secondo il racconto della donna, il rapimento della figlia sarebbe stato "una conseguenza del comportamento dell'ex compagno, per non aver ascoltato precedenti messaggi minatori fattigli recapitare presso la propria abitazione in ragione del tentativo posto in essere di individuare il reale complice di una rapina ai danni di una gioielleria di Catania al posto del quale venne arrestato" il 15 ottobre del 2020 e "successivamente assolto nel settembre 2021 per non aver commesso il fatto"
La situazione familiare è emersa dalle testimonianze raccolte per tutta la notte dagli investigatori, a partire da quella delle stessa Martina Patti e dell'ex compagno Alessandro Del Pozzo. È emerso, dice la Procura, "un triste quadro familiare costituito da due ex conviventi che, a prescindere dalla gestione apparentemente serena della figlia Elena, avevano allacciato nuovi legami e non apparivano rispettosi l'un l'altro"
Per tutta la notte, però, la madre di Elena ha continuato a raccontare la sua versione - e per questo le è stato contestato anche il reato di false informazioni al pubblico ministero - e solo nella tarda mattinata ha ceduto, quando i Carabinieri "si apprestavano ad effettuare i rilievi nell'abitazione" dove Martina ed Elena vivevano
A Martina Patti la Procura contesta anche la premeditazione nel fermo per omicidio volontario pluriaggravato e occultamento di cadavere. La contestazione si basa sulla ricostruzione della dinamica del delitto da parte dei carabinieri