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Edy Ongaro, il padre del miliziano ucciso in Donbass: "Non so darmi una spiegazione"

Cronaca

Edy Ongaro combatteva con i miliziani filorussi in Donbass dal 2015, quando scappò dall’Italia come ricercato. È morto il 30 marzo nel villaggio di Adveedka, colpito da una bomba a mano. Il padre, ancora frastornato, chiede il rientro della salma in Italia

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"Non so darmi una spiegazione vera su cosa l'abbia portato lì. Sono frastornato, non so a cosa pensare". Così Sergio Ongaro, padre di Edyl’italiano morto in Donbass mentre combatteva con le milizie separatiste. Il 46enne veneziano è stato ucciso da una bomba a mano il 30 marzo nel villaggio di Adveedka, a Nord di Donetsk (Guerra in Ucraina, gli aggiornamenti live). "Mi sto facendo tante domande  sul perché è successo, e come sia avvenuta la tragedia" ha ribadito ai giornalisti che l'hanno raggiunto sotto casa. "Penso agli episodi che possono averlo spinto a quella scelta. Ma la risposta non la troverò".

 

Le famiglia chiede il rientro della salma

La speranza del padre è che la salma di Edy possa rientrare in Italia. "Aspettiamo che qualcuno, e non so nemmeno chi, ce lo riporti a casa: vorrei fosse seppellito assieme a sua mamma, a Fossalta di Portogruaro". Anche Rino Ongaro, zio del giovane veneziano, questa mattina aveva espresso lo stesso desiderio: "Speriamo che la salma possa rientrare in Italia e che i funerali si possano svolgere qui in paese". 

 

La notizia della morte ai familiari

Lo zio ha raccontato di non aver avuto contatti diretti con Edy per parecchio tempo, ma le sue condizioni “ci venivano puntualmente riferite dal fratello Mirko, che manteneva un costante contatto telefonico”. Edy era originario di Portogruaro, Venezia, ma si era trasferito in Donbass nel 2015. “Non ho giudizi da esprimere su questa sua scelta” ha concluso lo zio. “Si trovava lì da sette anni e dunque aveva maturato sue convinzioni sulle quali non entro". 

La notizia della morte di Edy è arrivata nella serata di ieri con un post su Facebook del Collettivo Stella Rossa Nordest. Massimo Pin, amico in contatto con esponenti del gruppo con cui Ongaro militava, ha confermato i fatti. “I compagni in Donbass – ha dichiarato - sono stati informati della morte di Edy da ufficiali della milizia popolare di cui faceva parte. Prima di comunicarlo abbiamo informato il padre e il fratello".

Le prime ricostruzioni

Stando alle prime informazioni, il 46enne veneziano si trovava in una trincea con i suoi compagni quando è caduta la bomba a mano. Secondo il racconto degli amici del Collettivo Stella Rossa, Ongaro si sarebbe lanciato sull’ordigno così da proteggere i compagni con il proprio corpo e sarebbe morto all'istante.

"Era un compagno puro e coraggioso, ma fragile", scrivono i compagni del Collettivo Stella Rossa. "In Italia aveva commesso degli errori. In Donbass aveva trovato il suo riscatto". 

 

La vita di Ongaro dall'Italia al Donbass

Dal 2015 Edy si era trasferito in Ucraina, lasciando l’Italia formalmente come ricercato. L’uomo era stato implicato in una rissa in un locale nella sua città d’origine. Aveva colpito l’esercente del bar con un calcio all’addome e poi aggredito un carabiniere. Rimesso in libertà e in attesa di processo, Edy era sparito. Fin dal suo primo arrivo in Donbass, insieme ad altri foreign fighters, si era arruolato con i separatisti della brigata Prizrak.

In un’intervista del 2015 Ongaro aveva parlato della sua scelta di unirsi ai separatisti filorussi affermando che “in ogni parte del globo c'è qualche minoranza, qualche etnia che viene calpestata". Edy aveva accolto con favore il momento in cui il presidente russo Vladimir Putin aveva firmato in diretta tv il decreto con cui la Russia riconosceva l’indipendenza dall’Ucraina delle repubbliche del Donbass. “Questo è il nostro giorno”, aveva scritto.

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