
Variante Omicron: sintomi, incubazione e periodo di infettività. Cosa sappiamo
Con l’aumentare dei casi associati alla variante, si moltiplicano anche gli studi per capirne la diffusione e il possibile impatto sul sistema sanitario. A un mese dalla sua scoperta, molto resta ancora da accertare, ma ci sono delle prime indicazioni

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il rischio rappresentato dalla variante Omicron del Covid-19 rimane "molto alto". Nel suo bollettino settimanale si legge che “prove affidabili mostrano che ha un vantaggio di crescita rispetto alla variante Delta, con una capacità di raddoppiare in due o tre giorni" e "si osserva un rapido aumento dell'incidenza dei casi in un certo numero di paesi"
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Secondo l’Oms, questa crescita repentina è “probabilmente legata a una combinazione tra la perdita di immunità e l'aumento intrinseco della trasmissibilità della variante Omicron". Ecco cos’altro si ipotizza e cosa sappiamo della variante, a poco più di un mese e mezzo dalla sua scoperta
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TRASMISSIBILITÀ - Nella sezione dedicata alla variante Omicron sul sito dell’Istituto Superiore di sanità si legge che “non è ancora chiaro se la variante Omicron sia più trasmissibile rispetto alle altre, inclusa la Delta. Dai primi studi è però emerso che questa variante ha una maggiore trasmissibilità rispetto alle precedenti e alcuni modelli matematici stimano che in pochi mesi potrebbe diventare la variante dominante”
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Questo aspetto è stato sottolineato anche da Franco Locatelli, coordinatore del comitato tecnico scientifico, durante la conferenza stampa di presentazione del decreto festività. “Omicron ha dei tempi di incubazione, di raddoppio del numero dei soggetti che vengono a essere infettati, quindi una contagiosità marcatamente superiore rispetto alla Delta”, ha detto. “Secondo alcuni studi, addirittura, avrebbe una contagiosità di 5 volte superiore rispetto alla Delta”
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COME CI SI CONTAGIA - Luca Fontana, tossicologo e technical officer dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha riassunto in un’intervista al Corriere della Sera come può avvenire la trasmissione. “Quando le persone sono nelle immediate vicinanze di una persona infetta, la trasmissione può avvenire per inalazione diretta e per deposizione delle particelle infettive sulle mucose esposte”
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“In ambienti chiusi poco ventilati o affollati queste particelle infettive possono accumularsi nell’aria e venir inalate: inoltre all’aumentare della vicinanza con la persona contagiata aumenta anche la concentrazione di aerosol e di conseguenza del rischio di infezione”
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PERIODO DI INCUBAZIONE - Due recenti studi suggeriscono che il periodo di incubazione del virus associato alla variante Omicron potrebbe essersi accorciato molto rispetto all’inizio, quando potevano volerci anche 14 giorni prima che si presentassero i sintomi. La prima ricerca ha preso in esame un focolaio causato da una festa aziendale in Norvegia. “Ipotizzando che l’esposizione [al virus] sia avvenuta alla festa, il periodo di incubazione per i casi sintomatici varia da 0 a 8 giorni, con una media di 3 giorni”, si legge in un estratto

Il secondo studio, invece, si basa su un altro focolaio, che le autorità del Nebraska hanno attribuito alla Omicron. Anche in questo caso si ipotizza che il periodo di incubazione sia stato di tre giorni

SINTOMI - Nel Regno Unito un gruppo di scienziati ha esaminato i dati più recenti raccolti con la app ZOE COVID STUDY, che è stata lanciata a marzo 2020 per supportare la ricerca di questa patologia e permette agli utenti di inserire informazioni sulla propria sintomatologia relativa al Covid-19. Dall’analisi, coordinata da Tim Spector, docente di Epidemiologia Genetica al King's College di Londra, emerge che i sintomi della Delta e della Omicron potrebbero essere molto simili

Le persone che si sono infettate nell’ultimo periodo hanno avuto a che fare con naso che cola, mal di testa, senso di affaticamento, raffreddore e mal di gola. Meno comune la perdita del gusto o dell’olfatto: una caratteristica già segnalata dalla dottoressa Angelique Coetzee, presidente della South African Medical Association, fra i primi esperti a dare l’allarme

GRAVITÀ DELL’INFEZIONE - Dai primi studi svolti sembra che Omicron sia associata a un rischio minore di ricovero in ospedale. Secondo uno studio svolto in Sudafrica, questo sarebbe del 70% inferiore tra i “nuovi malati” rispetto agli altri che hanno contratto il virus. A un risultato simile è arrivata anche l’Agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA), secondo cui le persone ammalatesi a causa delle Omicron hanno un rischio di ricovero del 50-70% inferiore rispetto a quelle con la Delta

Il fatto che Omicron sia, probabilmente, meno virulenta, è stato sottolineato anche da Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata, su Cusano Italia Tv. " “Sotto un aspetto puramente epidemiologico il fatto che il virus possa aver perso virulenza ci fa piacere, perché noi stiamo aspettando che il virus si adatti sempre di più all'uomo diventando meno aggressivo”, ha detto l’esperto nell’intervista, riportata da Adnkronos. “Certo, se aumentano tanto i casi aumenteranno comunque anche i ricoveri”

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, al momento non ci sono evidenze né per confermare che Omicron causi una malattia più grave rispetto alle altre, né informazioni che suggeriscano che i sintomi associati a questa variante siano diversi da quelli dovute alle altre. “I casi iniziali di infezione - si legge sul sito - riguardano studenti universitari, persone giovani che tendono ad avere una malattia più lieve, ma per capire il livello di gravità dell’infezione causata da Omicron servirà più tempo”

PERIODO INFETTIVO - Sul sito del ministero della Salute si legge che “il periodo infettivo [del coronavirus] può iniziare uno o due giorni prima della comparsa dei sintomi, ma è probabile che le persone siano più contagiose durante il periodo sintomatico, anche se i sintomi sono lievi e molto aspecifici. Si stima che il periodo infettivo duri 7-12 giorni nei casi moderati e in media fino a due settimane nei casi gravi”

Gli scienziati si sono chiesti se la Omicron comporti alcune differenze. Per ora, non c’è ancora una risposta certa. Il Guardian cita per esempio l'esperto Julian Tang, dell’Università di Leicester, il quale si aspetta che anche nel caso di infezione da Omicron le persone non siano più contagiose dopo dieci giorni. Secondo il virologo Lawrence Young, citato sempre dal giornale, il periodo di infezione potrebbe invece essere più corto e prolungarsi per soli due o tre giorni dalla comparsa dei sintomi.