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Mappe Criminali, Daniele Piervincenzi a Sky TG24: "Ricostruiamo la geografia delle mafie"

Cronaca

Pietro Adami

Il giornalista d’inchiesta racconta il viaggio, in sei tappe che attraversano l’Italia, in onda in prima visione assoluta su TV8 tutti i martedì in seconda serata. “Le mafie stanno riportando i soldi in Italia per sfruttare il momento di crisi economica”, spiega. “Proviamo a raccontare l’Italia come la raccontano loro, utilizziamo quello che è il linguaggio della strada - aggiunge -. L’obiettivo è stato quello di cercare di rendere tutto più diretto, perché poi tutto questo è reale, sta qui fuori”

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“È fondamentale unire i legami tra le diverse realtà criminali - criminalità organizzata, mafie tradizionali e nuove mafie - dal momento che il territorio nazionale è tutto collegato, e ritroviamo le stesse dinamiche anche all’estero. Le mafie dialogano tra loro da generazioni e hanno sviluppato un sistema parallelo che drammaticamente funziona e che quindi viene applicato in grande o in piccolo in quasi tutte le piazze d’Italia”. Daniele Piervincenzi racconta così, in un’intervista a Sky TG24, le motivazioni che hanno portato alla nascita di “Mappe criminali”, il viaggio-inchiesta in sei tappe che ricostruisce le geografie criminali che attraversano l’Italia, in onda in prima visione assoluta su TV8, dal 20 aprile tutti i martedì in seconda serata. “Vedere dei punti di incontro tra il Gargano e Ventimiglia, o con la Calabria, ci ha spinto a unire le diverse storie che già si impastano tra loro, tanto che alcuni personaggi che abbiamo incontrato sono gli stessi”, sottolinea il giornalista d’inchiesta, per poi precisare: “Ricostruire il reticolato geografico è stato abbastanza facile, perché non sono così nascosti questi legami, sono anzi piuttosto evidenti se uno ha il giusto filtro per leggerli: sempre di business parliamo”.

"Importante contrastare la piramide superiore dei clan"

Nello spiegare le organizzazioni mafiose dei giorni nostri, Piervincenzi invita a “immaginare due piramidi: la piramide visibile, militare, che funge da presidio sul territorio, è quella che abitualmente siamo abituati a conoscere. Negli anni abbiamo imparato a conoscerla e combatterla, gli anticorpi ci sono e funzionano. Nel corso del tempo però le organizzazioni hanno strutturato un’altra piramide, che sta sopra quella militare. Questa piramide spesso non ha più alcun contatto con quella inferiore. La piramide superiore è quella che parla con il politico, con la finanza, con i fondi di investimento a Londra, a Shanghai o in Sud America. È quella che ha rapporti preferenziali con le amministrazioni, con la massoneria. Questa piramide superiore l’ha inventata l’ndrangheta, ma è uno di quei sistemi che le vecchie e nuove mafie stanno replicando”. “Oggi si combatte la struttura militare - aggiunge -. Quello che non riusciamo ancora a mappare e contrastare è la piramide superiore, cioè la nuova evoluzione della mafia, il nuovo inizio, quello che sta allungando i tentacoli non solo fino al cuore dello Stato, ma anche della finanza europea”.

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"Le mafie stanno riportando i soldi in Italia"

Col tempo, è cambiato anche l’esercizio della violenza da parte delle organizzazioni criminali. Secondo il giornalista - vittima a Ostia di una testata di Roberto Spada nel novembre 2017 -, “un clan strutturato utilizza la violenza come ultima ratio, utilizza la violenza sommersa, per quanto riguarda le estorsioni, o l’amministrazione del clan stesso. Ci sono anche i tribunali all’interno delle cosche, con tanto di difensore e decisione della pena, che può ovviamente essere anche la morte”. Mentre sulle estorsioni, prosegue Piervincenzi, "questo meccanismo è codificato, con la manovalanza che utilizza la pressione psicologica e anche la violenza fisica per tenere sotto scatto un quartiere, le cosche pilastro delle varie organizzazioni hanno scelto una strada alternativa. Se dovessimo fotografare il momento, i soldi che un tempo venivano lasciati all’estero, adesso stanno rientrando nel nostro Paese. Il vero interesse dell’ndrangheta come di Cosa Nostra è riprendere centinaia di milioni di euro parcheggiati fuori per comprarsi l'Italia".

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"Un racconto diretto, per far capire che il fenomeno è qui fuori"

In “Mappe criminali”, Piervincenzi porta il suo stile in prima linea, con il caratteristico storytelling incalzante. “Proviamo a raccontare l’Italia come la raccontano gli stessi protagonisti, come l’abbiamo sentita nelle intercettazioni, come ci viene esposta da chi è coinvolto in prima persona - commenta -. Volevamo utilizzare quello che è il linguaggio della strada. A volte cerchiamo di replicarlo, altre volte lo scimmiottiamo. L’obiettivo è stato quello di cercare di rendere tutto più diretto, perché poi la vera idea è che tutto questo è reale, sta qui fuori. Quando lo abbiamo raccontato in maniera documentaristica, c’è sempre sembrato lontano, come se non ci appartenesse. In questo caso invece vogliamo raccontarlo come lo si racconterebbe in strada, o al bar. Vogliamo dire ‘Esiste, è presente, anzi ce l’abbiamo sotto casa’”.

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Le prime due puntate

Piervincenzi con le sue inchieste d’assalto ci porta alla scoperta delle “Mappe Criminali”, un viaggio in sei tappe che ricostruisce le geografie criminali che attraversano l’Italia, in onda in prima visione assoluta su TV8, dal 20 aprile tutti i martedì in seconda serata. Dal nord al sud della penisola, racconta i legami invisibili, le infiltrazioni mafiose e gli interessi economici che collegano le diverse realtà criminali presenti nel nostro Paese. Solo attraverso delle Mappe Criminali è possibile dare un volto a chi comanda nell’anti-Stato e Piervincenzi ne intervista i protagonisti. Le prime due puntate sono uno spaccato senza filtri del “laboratorio criminale” di Roma, dove convivono gruppi mafiosi autoctoni, italiani e anche stranieri. Al centro degli interessi comuni ci sono il traffico di droga e il riciclaggio in alberghi e ristoranti. Se le piazze di spaccio sono contese dai gruppi “minori” locali, da Tor Bella Monaca fino a quelle del litorale, Cosa Nostra, Camorra e Ndrangheta gestiscono le partite più grosse. A fare da filo rosso alle due puntate è l’epopea di Fabrizio Piscitelli, romano, laziale, fascista, che per anni ha rappresentato la frangia più estrema degli ultras biancocelesti, fino al suo omicidio compiuto con modalità tipicamente mafiose il 7 agosto 2019 (RIVEDI LE PRIME DUE PUNTATE).

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