L’allarme della Dia: la pandemia rappresenta una "grande opportunità" per le mafie

Cronaca
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Nell'ultima Relazione semestrale, la Direzione investigativa antimafia spiega come lo snellimento delle procedure d'affidamento degli appalti e dei servizi pubblici comporterà "seri rischi di infiltrazione mafiosa dell'economia legale, specie nel settore sanitario". È "oltremodo probabile", aggiunge, che i clan tentino di intercettare i finanziamenti per le grandi opere e la riconversione alla green economy

La Dia, Direzione investigativa antimafia, lancia l’allarme: la pandemia di Covid-19 rappresenta una "grande opportunità" per le mafie e lo snellimento delle procedure d'affidamento degli appalti e dei servizi pubblici comporterà "seri rischi di infiltrazione mafiosa dell'economia legale, specie nel settore sanitario". Inoltre, è "oltremodo probabile" che i clan tentino di intercettare i finanziamenti per le grandi opere e la riconversione alla green economy (COVID: GLI AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE).

L’allarme della Dia

L’allarme della Dia è contenuto nell'ultima Relazione semestrale, presentata al Parlamento, in cui si evidenziano i seri rischi di infiltrazione e la crescita di riciclaggio e corruzione. Le indagini raccontano di una criminalità organizzata che durante il lockdown ha continuato ad agire sottotraccia, con un calo delle "attività criminali di primo livello" (traffico di droga, estorsioni, ricettazione, rapine) ma un aumento dei casi di riciclaggio al Nord e al Centro e dei casi di scambio elettorale politico-mafioso e di corruzione al Sud. Stabile l'usura, fattore sintomatico di una pressione "indiretta" comunque esercitata sul territorio. Si tratta, spiega la Dia, "di segnali embrionali che, però, impongono alle istituzioni di tenere alta l'attenzione soprattutto sulle possibili infiltrazioni negli enti locali e sulle ingenti risorse destinate al rilancio dell'economia del Paese".

Un momento dell'operazione che ha consentito alla Dia di Firenze di sequestrare beni per 10 milioni di euro nei confronti di un imprenditore campano residente a Montecatini Terme (Pistoia), operante nel settore
immobiliare e turistico alberghiero e considerato legato agli
ambienti camorristici napoletani, in particolare al clan Formicola, 2 luglio 2020. Sequestrate tre aziende, quote societarie di imprese del settore turistico alberghiero, tre fabbricati, decine di rapporti finanziari e altri beni mobili.
ANSA/ DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA
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I rischi

Sono cresciute, rispetto allo stesso periodo del 2019, anche le segnalazioni di operazioni sospette (Sos) pervenute alla Dia. Un dato, viene sottolineato, "indicativo se si considera il blocco delle attività commerciali e produttive determinato dall'emergenza Covid della scorsa primavera". La disponibilità di liquidità delle cosche punta a incrementare il consenso sociale anche attraverso forme di assistenzialismo a privati e imprese in difficoltà, con il rischio che le attività imprenditoriali medio-piccole “possano essere fagocitate nel medio tempo dalla criminalità, diventando strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti". Diventa fondamentale, si legge nella Relazione, "intercettare i segnali con i quali le organizzazioni mafiose punteranno, da un lato, a 'rilevare' le imprese in difficoltà finanziaria, esercitando il welfare criminale e avvalendosi dei capitali illecitamente conseguiti mediante i classici traffici illegali; dall'altro, a drenare le risorse che verranno stanziate per il rilancio del Paese".

Le strategie mafiose

Da Nord a Sud - spiega la Dia - il comune denominatore delle strategie mafiose, in questo periodo più di altri, pare collegato alla capacità di operare in forma imprenditoriale per rapportarsi sia con la Pubblica amministrazione sia con i privati. Nel primo caso per acquisire appalti e commesse pubbliche, nel secondo per rafforzare la propria presenza in determinati settori economici scardinando o rilevando imprese concorrenti o in difficoltà finanziaria. La Dia parla di "propensione per gli affari che passa attraverso una mimetizzazione attuata mediante il ‘volto pulito’ di imprenditori e liberi professionisti attraverso i quali la mafia si presenta alla pubblica amministrazione adottando una modalità d'azione silente che non desta allarme sociale".

Il “welfare porta a porta” della camorra

Nella Relazione ci sono anche dei focus su camorra, ‘ndrangheta e cosa nostra. La camorra, si legge, continua a consolidare il proprio consenso sociale attraverso svariate modalità di assistenzialismo economico, sanitario e alimentare, oppure elargendo prestiti di denaro a titolari di attività commerciali di piccole-medie dimensioni o creando i presupposti per fagocitare strumentalmente quelle più deboli, utili per il riciclaggio e il reimpiego di capitali illeciti. “Le ingenti risorse economiche di cui la camorra dispone – spiega la Dia – diventano lo strumento ideale per proporre un 'intervento' potenzialmente molto più rapido ed efficace rispetto a quello dello Stato, una sorta di welfare porta a porta, utile per accrescerne il consenso". Le indagini confermano come alcuni gruppi criminali, "piuttosto che imporre le estorsioni, preferiscano entrare in società con gli imprenditori che sono così costretti a diventare l''immagine pulita' dell'attività economica". La straordinaria capacità dei clan più strutturati di farsi impresa, prosegue la Dia, "è una potenzialità attraverso la quale la camorra potrebbe trarre ulteriore giovamento grazie anche alle prossime erogazioni di denaro pubblico, ad esempio, a sostegno del settore sanitario, della filiera agro-alimentare, del comparto turistico alberghiero e della ristorazione".

‘Ndrangheta non più contraddistinta da muro di omertà

La 'ndrangheta, rivela la Dia, sta perdendo la sua caratteristica di organizzazione monolitica e impermeabile a fenomeni come la collaborazione con la giustizia di affiliati, imprenditori e commercianti taglieggiati e costretti in precedenza all'omertà. "Un numero sempre maggiore di collaborazioni con la giustizia di soggetti appena tratti in arresto per vari reati – dicono gli investigatori – sta frantumando quel clima di omertà e di impenetrabilità che aveva contraddistinto questa organizzazione mafiosa, realtà sempre più percepita dei cittadini che, in numero ormai significativo, stanno decidendo di collaborare alle indagini testimoniando il loro assoggettamento alle estorsioni mafiose". La 'ndrangheta, comunque, mantiene saldamente la propria leadership nei grandi traffici di droga, continuando ad acquisire forza e potere. L'emergenza pandemica, nota la Dia, "non ha in alcun modo rallentato il florido mercato del traffico internazionale di stupefacenti destinati anche alle piazze di spaccio". Ma uno dei punti di forza dell'organizzazione sta "nella sua capacità di intrecciare legami diretti e collaborazioni criminali con qualsiasi tipo di interlocutore: politici, esponenti delle Istituzioni, imprenditori, professionisti". Si tratta, evidenzia la Relazione, "di soggetti potenzialmente in grado di venire incontro alle esigenze delle cosche, sicché da ottenere indebiti vantaggi nella concessione di appalti e commesse pubbliche". Si conferma poi la presenza delle cosche in numerosi regioni - in tutto il Nord, dalla Valle d'Aosta al Trentino Alto Adige - e all'estero, nonché in Europa (dalla Spagna alla Francia, dalla Germania al Regno Unito) e America.

Il momento di cosa nostra

Cosa nostra vive momenti di "grande cautela operativa e sta tentando di serrare le fila anche riammettendo nei suoi ranghi le nuove generazioni degli 'scappati' dalla guerra di mafia degli anni '80 oltre a beneficiare di scarcerazioni di anziani affiliati che hanno scontato lunghe pene detentive", spiega la Dia. Per una organizzazione così strutturata, a differenza di altre, "il reinserimento di affiliati che hanno subito il carcere con 'onore', cioè senza pentirsi, avviene di norma senza traumi o conflitti anche nella consapevolezza che il rientro sul territorio di tali soggetti aumenta il prestigio dell'organizzazione mafiosa". Le indagini evidenziano la propensione dei clan "a recuperare con maggiore efficacia i rapporti con le proprie storiche propaggini all'estero. Recenti sono, in particolare, le evidenze di una significativa rivitalizzazione dei contatti con le famiglie d'oltreoceano, che sono emerse con riferimento alle dinamiche sia palermitane sia agrigentine". I cardini intorno ai quali ruotano le attività criminali mafiose sono sempre gli stessi: estorsioni e usura, narcotraffico e gestione dello spaccio di stupefacenti, controllo del gioco d'azzardo legale e illegale, inquinamento dell'economia dei territori, soprattutto nei settori dell'edilizia, del movimento terra, dell'approvvigionamento dei materiali inerti, dello smaltimento dei rifiuti, della produzione dell'energia, dei trasporti e dell'agricoltura. Spesso ciò si realizza attraverso l'infiltrazione o il condizionamento degli enti locali, anche avvalendosi della complicità di politici e funzionari corrotti.

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