
Scuola, superiori in presenza dall'11. L'’Iss: "Solo 2% dei focolai Covid in classe"
Mentre il governo ha stabilito che le superiori ricominceranno in presenza l'11 gennaio e le Regioni procedono in ordine sparso, l'Istituto superiore di Sanità ha pubblicato un report dal titolo ’Apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di Sars-CoV-2: la situazione in Italia’. "L’impatto della chiusura e della riapertura delle scuole sulle dinamiche epidemiche - si legge - rimane ancora poco chiaro”. Il tasso di ospedalizzazione nella popolazione in età scolare è stato dello 0,7%

Mentre crescono le polemiche sulla riapertura delle scuole superiori, l'Istituto superiore di Sanità ha pubblicato un report dal titolo 'Apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di Sars-CoV-2: la situazione in Italia'
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Il governo ha stabilito il ritorno delle lezioni in presenza per le superiori a partire dall'11 gennaio. "La chiusura delle scuole - si legge nel report dell’Iss - è stata adottata in tutto il mondo per frenare la diffusione di Covid-19. Tuttavia, l’impatto della chiusura e della riapertura delle scuole sulle dinamiche epidemiche rimane ancora poco chiaro".
Il report dell'Iss
Nel periodo 31 agosto-27 dicembre 2020 sono stati rilevati 3.173 focolai in ambito scolastico, pari al 2% del totale dei focolai segnalati a livello nazionale, si legge nel report che analizza l'andamento epidemiologico nazionale e regionale dei casi di Covid-19 in età scolare (3-18 anni)
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La maggior parte dei casi in età scolare (40%) si è verificata negli adolescenti di età compresa tra 14 e 18 anni, seguiti dai bambini delle scuole primarie di 6-10 anni (27%), dai ragazzi delle scuole medie di 11-13 anni (23%) e dai bambini delle scuole per l'infanzia di 3-5 anni (10%)
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Il tasso di ospedalizzazione nella popolazione in età scolare è stato dello 0,7% a fronte dell'8,3% nel resto della popolazione. Nella popolazione 0-3 anni il rapporto è molto più elevato ed è pari al 6,2%
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I picchi di incidenza più alti sono stati riscontrati in Valle d'Aosta (circa 200/100.000) nella classe di età 14-18 anni e in Lombardia, Liguria, PA Bolzano (intorno a 100/100.000) nelle fasce di età 14-18 e 11-13

Nel mese di settembre, si legge nel documento, l'età media dei casi in età scolare è stata di circa 12 anni, per poi aumentare leggermente nel mese di ottobre e tornare al valore precedente a novembre e dicembre

La distribuzione dei casi tra femmine e maschi è risultata totalmente bilanciata a livello nazionale, ma con lievi differenze a livello regionale, talvolta con percentuali un po' più alte per i maschi nel mese di settembre, prima della riapertura delle scuole

Da metà settembre (riapertura delle scuole 14-24 settembre), si è osservato un aumento progressivo dei casi giornalieri diagnosticati in bambini e adolescenti dai 3 ai 18 anni di età, che ha raggiunto la fase di picco dal 3 al 6 novembre (oltre 4000 casi)

In seguito la curva ha iniziato progressivamente a scendere, con un andamento simile a quello della popolazione generale. Considerando l'andamento della curva epidemiologica per classi di età, il picco è stato raggiunto prima per gli adolescenti di 14-18 anni (quasi 2.000 casi) e 11-13 anni (oltre 1.000 casi) dal 27 al 30 ottobre. Seguiti dai bambini delle scuole primarie di 6-10 anni (oltre 1.100 casi) dal 3 al 6 novembre, e dai bambini delle scuole per l'infanzia di 3-5 anni (circa 400 casi) dal 9 all'11 novembre

Nel documento si ricorda che "i Paesi hanno adottato piani diversi per quanto riguarda le scuole durante l’allentamento delle misure restrittive del lockdown", e si propone una panoramica degli studi in merito. "Alcuni studi ipotizzano che i bambini al di sotto dei 10 anni giochino un ruolo minore nella trasmissione dell’infezione", si legge nell'introduzione del report

"L'European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) nel documento 'Covid-19 in children and the role of school settings in Covid-19 transmission' - riporta ancora il documento - sostiene che, sebbene meno del 5% dei casi di Covid-19 segnalati nei Paesi Ue/See (Unione Europea e Spazio Economico Europeo) e nel Regno Unito riguardi persone di età inferiore ai 18 anni, il ruolo dei bambini nella trasmissione della Sars-CoV-2 rimane poco chiaro"

"Le evidenze disponibili fino ad oggi indicano che, nei Paesi in cui sono state implementate le chiusure scolastiche e il rigoroso distanziamento fisico, i bambini, in particolare nelle scuole dell’infanzia e primarie, hanno una maggiore probabilità di contrarre il Covid-19 da altri membri infetti della famiglia piuttosto che da altri bambini in ambito scolastico”

“Il tracciamento dei contatti nelle scuole e altri dati osservazionali, provenienti da un certo numero di Paesi Ue, suggeriscono che la riapertura delle scuole non sia associabile a un significativo aumento della trasmissione nella comunità, sebbene esistano evidenze contrastanti circa l’impatto della chiusura/riapertura della scuola sulla diffusione dell’infezione"

"Le scuole, allo stato attuale delle conoscenze - si legge ancora nel report - sembrano essere ambienti relativamente sicuri, purché si continui ad adottare una serie di precauzioni ormai consolidate quali indossare la mascherina, lavarsi le mani, ventilare le aule. E si ritiene che il loro ruolo nell’accelerare la trasmissione del coronavirus in Europa sia limitato"

"L’esperienza di altri Paesi - si legge - mostra che il mantenimento di un’istruzione scolastica in presenza dipende dal successo delle misure preventive adottate nella comunità più ampia. Quando sono in atto e ampiamente seguite misure di mitigazione sia a scuola che a livello di comunità, le riaperture scolastiche, pur contribuendo ad aumentare l’incidenza di Covid-19, causano incrementi contenuti che non provocano una crescita epidemica diffusa"