
Vaccino Covid-19, quali saranno i tempi e le modalità di distribuzione secondo gli esperti
Se il 23 dicembre l'Ema darà via libera al farmaco Pfizer, l'Aifa potrebbe approvarlo entro "48, massimo 72 ore". A dirlo è il presidente del Consiglio superiore della Sanità, Franco Locatelli, mentre il commissario straordinario Domenico Arcuri ipotizza che una prima vaccinazione simbolica potrebbe iniziare già a fine mese. Tra la popolazione, priorità verrà data agli anziani, i soggetti più vulnerabili

Il vaccino anti Covid potrebbe essere approvato dall'Aifa, l'agenzia del farmaco italiana, proprio nei giorni intorno al Natale. Ad assicurarlo è Franco Locatelli, il presidente del Consiglio superiore di Sanità, che ha affermato in un'intervista a La Stampa: "Dopo 48, massimo 72 ore dall'approvazione dell'Ema di quello Pfizer, prevista per il 23 dicembre, vi sarà l'approvazione della nostra agenzia regolatoria nazionale"
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"Il vaccino sarà per gli italiani il più atteso regalo di Natale", ha detto ancora Locatelli, mentre dal direttore sanitario dell'ospedale Spallanzani, Francesco Vaia, arriva la conferma che il nosocomio è pronto a partire con le vaccinazioni. Il commissario Domenico Arcuri, invece, ha dichiarato al Corriere della Sera, che si inizierà dai più anziani. Sul piano vaccinazioni gli esperti sembrano avere le idee chiare su tempi e modalità di somministrazioni
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Soddisfazione è stata espressa dall'epidemiologo e assessore alla Sanità della Regione Puglia, Pierluigi Lopalco: "Quest'anno la Befana mi porterà il più bello dei regali: il vaccino anti-Covid-19 - ha scritto sui social confermando di avere quasi la certezza che l'Ema si esprimerà positivamente sull'autorizzazione all'utilizzo del vaccino anti-Covid19 di Pfizer
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Secondo Lopalco "già a fine anno avremo qualche dose di vaccino, ma nei primi giorni di gennaio arriveranno i quantitativi per vaccinare le categorie della cosiddetta fase 1: operatori sanitari e anziani ospiti delle strutture residenziali". "Una fase importante - ha sottolienato - si metteranno subito in sicurezza le fasce piuù esposte e le più fragili della società. Di seguito, appena nuovi lotti di vaccino saranno disponibili, si vaccineranno gli altri gruppi a rischio"

Le vaccinazioni contro il nuovo coronavirus dovrebbero cominciare all'inizio del 2021 in Italia e un ulteriore conferma è data anche da Locatelli. "Il numero delle dosi che somministreremo - ha spiegato - sarà pari a quelle che riceveremo, prima dalla Pfizer, poi dalle altre aziende mano a mano che arriveranno le altre autorizzazioni". Ma per l'immunità di gregge, il presidente del Consiglio superiore di Sanità, ritiene che "bisognerà che il 70% della popolazione sia immunizzato"
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Significa che per fermare la circolazione del virus sarà necessario arrivare a circa 42 milioni di persone vaccinate. Locatelli però ha assicurato che "anche prima di raggiungere l'obiettivo finale la situazione migliorerà progressivamente, mano a mano che arriveranno nuove dosi parallelamente alle nuove autorizzazioni"

Intanto, all'Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma attendono solo di ricevere le prime dosi. "Abbiamo individuato i presidi ospedalieri e non, sia pubblici che privati, dove ci sarà l'effettiva vaccinazione. I colleghi hanno dato in grande percentuale la loro adesione, la macchina è molto pronta", ha detto a Radio Anch'io Francesco Vaia

Il piano vaccini, secondo quanto affermato da Domenico Arcuri, inizierà "dai più anziani in giù, così distribuiremo le dosi". Dal Governo all'esercito ai medici e agli infermieri è già stato tutto predisposto affinché non si perda un minuto e "non conserveremo una sola dose nei nostri magazzini. Sarebbe intollerabile"

Entrando nel dettaglio del piano, "ci sono gli hub - ha assicurato Arcuri - la dotazione delle celle frigorifere e il sistema di distribuzione è pronto". "Se le agenzie del farmaco in Italia e in Europa rispetteranno il calendario - ha aggiunto - a fine dicembre" potrebbero partire le prime vaccinazioni simboliche. Il primo pezzo della campagna è per personale medico, la seconda parte dei vaccini "non sappiamo esattamente quando, perché dipenderà da autorizzazioni e produzione dei vaccini. Potrà essere nel primo trimestre del 2021"

"Quanto alle priorità nella popolazione, si inizierà dagli 11 milioni di abitanti che hanno più di sessant'anni, a partire dai più anziani in giù - ha osservato il commissario - nella seconda fase di vaccinazioni dovranno rientrare anche i lavoratori che svolgono servizi essenziali che li mettono a rischio: forze dell'ordine, scuola, trasporto pubblico e anche le carceri"

Rispetto a quando si inizieranno a vedere gli effetti della vaccinazione, se verranno rispettati i tempi di inizio a partire da gennaio 2021, il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro ha parlato di fine primavera. "All'inizio dell'anno prossimo, del resto, non si potrà ancora contare sul vaccino per ridurre i contagi - ha detto - visto che almeno fino a maggio non ne vedremo gli effetti sulla circolazione del virus"

Sempre Brusaferro ha spiegato che "la piena efficacia della copertura, con il vaccino attualmente disponibile, si ha dopo una settimana dalla seconda dose, che viene fatta a circa 3 settimane di distanza dalla prima". Per questo motivo "almeno fino a maggio avremo una situazione in cui, pur aumentando progressivamente il numero dei vaccinati, la circolazione sarà ancora importante"

A essere vaccinati potrebbero essere anche coloro che hanno già contratto il virus. "Nelle strategie di vaccinazione di massa di solito si procede con la somministrazione a tutti - ha chiarito il presidente dell'Iss - i dati disponibili ci dicono che la vaccinazione, infatti, non è controindicata per chi ha avuto l'infezione e può essere considerata un richiamo"

Intanto l'epidemiologa e componente del nuovo comitato scientifico dell'Aifa, Stefania Salmaso, ha avvertito che il vaccino non va considerato un lasciapassare. "Se la falsa sicurezza dell'iniezione - ha detto - ci facesse abbandonare cautele, distanze e mascherine, i contagi potrebbero addirittura risalire con il vaccino"

"Non sappiamo se il vaccino blocca solo i segni clinici o impedisce anche l'infezione - ha osservato Salmaso - nel primo caso i vaccinati resterebbero potenziali anelli della catena di trasmissione. Riusciremmo però a evitare i casi seri di malattia, riducendo il dato drammatico delle vittime, alleggerendo le terapie intensive e permettendo al sistema sanitario di curare anche gli altri malati"

Sulle prime dosi che andranno agli anziani, l'epidemiologa ha sottolineato che il motivo è perché "stanno pagando un prezzo enorme". "Tutti i paesi hanno scelto di dare la priorità a loro, i più vulnerabili, e agli operatori sanitari, i più esposti. Pensare di immunizzare prima i giovani - ha aggiunto - avrebbe senso se fossimo sicuri che il vaccino blocca l'infezione. Ma questa informazione ancora ci manca. Dopo l'inizio della campagna vaccinale l'Aifa farà studi ad hoc per monitorare categorie particolari"

Si cercherà anche di capire se i vaccinati restano contagiosi. "Un indice R molto alto potrebbe richiedere di immunizzare il 70-80% della popolazione - ha evidenziato Salmaso - Un obiettivo difficile da raggiungere in un anno. In un sondaggio dell'Imperial College pubblicato a novembre, il 52% degli italiani si dice pronto a fare il vaccino subito. Con il tempo diventeremo più informati, l'autorizzazione dell'Ema ci darà fiducia"