
Nuovo Dpcm, dai ristoranti allo sci: le richieste delle regioni al governo
I governatori avanzano le loro proposte in vista del prossimo provvedimento anti-Covid: ristori per tutti i settori colpiti dalle chiusure, via libera a palestre e piscine nelle strutture ricettive, task force per la scuola e più chiarezza sul passaggio da una zona di rischio all'altra. Ecco alcuni punti del documento che verrà sottoposto all'esecutivo

Si avvicina la scadenza dell'attuale Dpcm anti-Covid, in vigore fino al 3 dicembre. E in vista della riunione dell'1 dicembre con il governo sul nuovo decreto, le Regioni avanzano le loro richieste e proposte. Tra i punti contenuti in un documento condiviso dai governatori - e visionato dall'Agi - compaiono l'apertura dei ristoranti fino alle 23, l'apertura degli impianti sciistici per i clienti degli alberghi e per chi ha una seconda casa, una task force per la riapertura delle scuole e più chiarezza sul passaggio da una zona di rischio all'altra
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L'Agi spiega che nel documento "si ribadisce, come già richiesto al presidente del Consiglio dei ministri" Giuseppe Conte "e al ministro dell'Economia" Roberto Gualtieri, "la necessità assoluta di garantire i ristori per tutti i settori colpiti dalle chiusure disposte con ordinanza regionale, d'intesa con il ministro della Salute" Roberto Speranza
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Come comunicato dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, in vista delle festività natalizie le Regioni chiederanno al governo di continuare a consentire gli spostamenti inter-regionali tra zone gialle
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Secondo le Regioni occorre poi "consentire l'apertura dei servizi di ristorazione (e assimilati) fino alle ore 23, sia per le attività di somministrazione nel locale sia per le attività di asporto"
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Per le Regioni bisogna "valutare l'apertura degli impianti da sci per chi pernotta almeno una notte nelle strutture ricettive, o a chi ha in affitto o possiede una seconda casa, nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza"
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Sulla questione sci, le Regioni chiedono "la valutazione di una chiusura dei confini" sulle Alpi, ma anche "ristori certi in percentuale del fatturato dello stesso periodo dell'anno scorso (alta stagione), nonché certezza sulla data e sulle condizioni di apertura degli impianti"
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In caso di mancata apertura degli impianti sciistici, il governatore Toti spiega che la chiusura dei confini alpini serve a "evitare che il nostro pubblico vada a sciare dove appare verosimile che gli impianti saranno aperti: in Svizzera, Slovenia o Austria. Non vorremmo subire il danno e la beffa di vedere il nostro arco alpino chiuso e le persone che vanno fuori a fare le vacanze, poi rientrano importando contagio"

Come riporta l'Agi, le Regioni chiederanno al governo di "consentire le attività di palestre, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali che si trovino all'interno di alberghi e/o strutture ricettive limitatamente ai propri clienti che sono ivi alloggiati" e di "consentire le attività sportive al chiuso che prevedano lezioni esclusivamente individuali"

Sul tema scuola, si legge che "al fine di fornire un quadro di certezza in relazione all'andamento epidemiologico per programmare eventuali misure di allentamento, si ritiene opportuno un confronto tra Stato e Regioni che consenta di programmare in totale sicurezza la riapertura delle scuole anche individuando apposite task force e stabilendo linee condivise per la prossima fase vaccinale"

Le Regioni chiedono di "consentire le attività venatorie": "Possono spostarsi fuori del comune di residenza, domicilio o abitazione, nella propria Regione, i cacciatori abilitati e i soggetti abilitati e autorizzati all'attività di controllo, esclusivamente per l'esercizio della caccia al cinghiale, sia in forma selettiva che in forma collettiva, e per l'esercizio della caccia di selezione agli ungulati cacciabili nei rispettivi territori regionali nonché dell'attività di controllo ai sensi della normativa venatoria, anche regionale, e di settore"

"Possono spostarsi - si legge ancora - al di fuori del comune di residenza, domicilio o abitazione, nell'ambito della propria Regione, i cacciatori aventi titolo all'esercizio venatorio all'interno degli istituti privati, ovvero delle aziende faunistico-venatorie e delle aziende agri-turistico venatorie, in quanto autorizzati dal concessionario dell'azienda, nel rispetto della normativa di settore"

Le Regioni chiedono anche "una più puntale disciplina" sulla formazione professionale e i laboratori in presenza per tutte le zone che non siano rosse. "Al riguardo si avanza la seguente proposta: 'I percorsi regionali IEFP-IFTS e ITS, fermo restando il ricorso alla didattica digitale integrata ovvero con una erogazione del 100% delle attività a distanza, possono realizzare in presenza le attività laboratoriali e gli stage in impresa, nel rispetto dei protocolli di sicurezza"

"Analogamente - si legge - tutte le attività formative pubbliche e private devono svolgersi con modalità a distanza, fatti salvi i casi in cui le ore di esercitazione/pratica richiedano specifiche risorse tecniche strumentali non sostituibili da ambienti digitali di simulazione fruibili a distanza"

"È consentita l'erogazione anche in presenza dei servizi a favore delle persone con disabilità - specificano le Regioni - finalizzate all'inclusione sociale e lavorativa, che si realizzano in forma individuale (orientamento, tutoraggio), in gruppo (formazione, laboratori) o in impresa (stage e tirocini)"

E ancora: "I tirocini curriculari e non curricolari" - ferma restando la realizzazione a distanza in tutti i casi in cui sia possibile - "possono essere realizzati in presenza nel rispetto dei protocolli di sicurezza. Gli esami finali di tutti i percorsi formativi che prevedano il rilascio di certificazioni, qualifiche e diplomi professionali, certificati di competenza, certificati di specializzazione, diplomi di istruzione superiore e di tecnico superiore, abilitazioni possono essere svolti in presenza qualora prevedano prove di laboratorio o teorico/pratiche"

"Occorre - si legge ancora - una valutazione di carattere politico che contemperi la necessità di salvaguardare in primis la salute dei cittadini, la tenuta del sistema sanitario e la tutela del sistema produttivo, economico e commerciale, già duramente provato. Per questo, si rende opportuno anche stabilire un percorso procedurale più chiaro per il collocamento e il superamento dei termini per il passaggio tra le diverse fasce", rendendo "trasparenti i dati e le modalità di applicazione dei parametri"
"Si richiede a livello tecnico - si legge ancora nel documento - un allineamento del prossimo Dpcm agli indirizzi scientifici di cui alla lettera circolare del ministero della Salute del 12.10.2020, con particolare riferimento alle modalità per il reintegro in comunità dei soggetti con pregressa infezione da SARS-CoV-2"

"Nello specifico, il Dpcm 03.11.2020, all'allegato 12 'Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro fra il Governo e le parti sociali', prevede per il reintegro di lavoratori dopo l'infezione da Covid-19 la certificazione di avvenuta negativizzazione del tampone rilasciata dal Dipartimento di Prevenzione competente per territorio"

"Diversamente, la circolare del ministero della Salute del 12.10.2020 prevede che le persone che, pur non presentando più sintomi, continuano a risultare positive al test molecolare per SARS-CoV-2, in caso di assenza di sintomatologia (fatta eccezione per ageusia/disgeusia e anosmia che possono perdurare per diverso tempo dopo la guarigione) da almeno una settimana, potranno interrompere l'isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi"