Abbiamo sfogliato le 900 pagine su un sistema definito dai pm "delinquenziale": intercettazioni ambientali e telefoniche, le foto sugli spostamenti, i post sfoggiati sui social dai carabinieri coinvolti
Caserma Levante di Piacenza. "Lì dentro non c'è stato nulla di lecito": così il procuratore capo Grazia Pradella. Una zona franca dunque, resa tale dall'omertà di chi ha visto e non ha voluto parlare, e di chi non ha voluto vedere. Nella caserma Levante, dicono i pm, regnavano la totale impunità e lo spregio del diritto. La richiesta delle misure cautelari è un plico di oltre 900 pagine, tutto documentato per filo e per segno. Decine di intercettazioni ambientali e telefoniche, foto degli indagati e mappe dei loro spostamenti. Diversi i reati contestati ai 10 carabinieri, di cui sei agli arresti: traffico e spaccio, ricettazione, estorsione, arresto illegale, tortura, lesioni personali aggravate, peculato, abuso di ufficio, falsità ideologica, perquisizioni ed ispezioni personali arbitrarie, violenza privata aggravata e truffa ai danni dello Stato (COSA SAPPIAMO SUGLI ARRESTI).
"Siamo irraggiungibili"
Quello che colpisce i magistrati - oltre alle condotte gravi ed esecrabili - è il fatto che un vero e proprio sistema delinquenziale si sia protratto per anni indisturbato senza che nessuno al comando si insospettisse per l'alto tenore di vita dei carabinieri coinvolti e per gli eccessivi risultati operativi. Gli indagati erano di fatto intoccabiliti. Uno di loro infatti si vanta così: "Abbiamo fatto un'associazione a delinquere, abbiamo fatto una piramide... siamo irraggiungibili".
Le foto con il bottino
Tutti gli arresti fatti dal gennaio 2020 sono minati da plurimi reati - dice la procura - arresti falsati, tramite gli informatori che altro non erano che complici delle rete di spaccio gestita dai carabinieri coinvolti. Arresti macchiati dal sangue, gravi le violenze e i pestaggi, vergognoso - scrivono i magistrati "udire i lamenti e i colpi". Tutto per accaparrarsi la droga. Altre foto mostrano gli indagati sorridenti con il bottino del giorno o che ostentano banconote.
Falsi certificati Covid e feste durante il lockdown
Poi ci sono i falsi certificati Covid-19, le orge organizzate in caserma con le escort, le feste in giardino, a dispetto del lockdown, l'ostentazione della ricchezza e il vanto della violenza: uno di loro dice alla compagna "Abbiamo rincorso un negro e lo abbiamo massacrato".
Come in Gomorra: "Io ci sguazzo"
E ancora, uno dei protagonisti si sente come in Gomorra: "Io ci sguazzo". Godono quando il malcapitato di turno terrorizzato li implora "Non mi picchiate non mi picchiate". Insomma - stigmatizzano i pm - "quella tracotanza e prepotenza propria di chi si sente svincolato da qualsiasi regola morale e giuridica". Pur vestendo una divisa.