Carabinieri Piacenza, l'avvocato di Falanga: "Estraneo a violenza e droga"

Cronaca

Il militare, ha spiegato al termine dell'interrogatorio il suo avvocato, "ha risposto a tutte le domande. Nessun indizio che lo colleghi alla droga”. Il legale di Montella dichiara: "Molto provato", durante l'interrogatorio "ha pianto". "Si può sbagliare per vanità e ingenuità", aggiunge. Secondo una testimonianza, si vantava di "avere tutti sotto il suo controllo"

La foto con i soldi in mano accanto a due spacciatori? "Una vincita al gratta e vinci 5 anni fa". Il ragazzo nigeriano pestato? "Nessuna violenza, una spacconata di Montella. È caduto durante l'inseguimento". Ha respinto ogni accusa Giacomo Falanga, uno dei carabinieri arrestati dalla procura di Piacenza e presunto componente di quello che la procura ha definito un sistema criminale all'interno della caserma Levante (LE TAPPE DELLA VICENDA). Il militare, ha spiegato al termine dell'interrogatorio davanti al Gip il suo avvocato Daniele Mancini, "ha risposto a tutte le domande e ha fornito tutte le delucidazioni sugli episodi che lo riguardano. Lui ha un tenore di vita normalissimo e nessun indizio che lo colleghi alla droga. È molto provato". L'avvocato Emanuele Solari, che difende invece il carabiniere Giuseppe Montella, considerato il presunto leader del gruppo, ha detto che il suo cliente "è una persona molto provata" e durante l'interrogatorio di garanzia "ha pianto".

Legale Montella: "Si può sbagliare per vanità e ingenuità"

"Si può sbagliare, si possono fare errori, per ingenuità, per vanità, per tante cose. Certe condotte possono avere rilevanza penale e chi ha sbagliato pagherà”, ha sostenuto l'avvocato Solari, di fatto non escludendo che il suo assistito Giuseppe Montella abbia fatto delle prime ammissioni davanti al gip. Il carabiniere ha risposto per 3 ore a tutte le domande che gli sono state poste, "fornendo tutte le informazioni che poteva fornire", ha spiegato l'avvocato, "c'è la volontà di spiegare e ci saranno ulteriori riscontri. È stato collaborativo al cento per cento nel rispetto della giustizia". In sostanza, ha aggiunto l'altro avvocato, "c'è stata una collaborazione completa, chiarificatrice, esplicita e senza esitazioni".

Legale Montella: fantasie racconti alla Scarface

"Non c'è nessuna regia, ci sono dei fatti che vanno spiegati", ha detto l'avvocato Solari che difende l'appuntato Giuseppe Montella. Nell'ordinanza del gip, il carabiniere 37enne è descritto come una persona convinta di poter vivere "al di sopra della legge e di ogni regola di convivenza civile". L'avvocato ha invitato la stampa ad una maggiore sobrietà anche perché "ci sono persone che soffrono", figli minorenni. E "pubblicare la foto del mio assistito con racconti surreali alla 'Scarface' - ha osservato il legale - non credo sia un buon servizio alla giustizia e al giornalismo". Gli atteggiamenti alla Gomorra? "Cose fantasiose". E le presunte feste con le escort in caserma? "Destituite da ogni fondamento", ha replicato l'avvocato rispondendo ai giornalisti.

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"Montella diceva: 'Sono tutti sotto di me'"

"Principalmente parlavo con Montella, il quale mi diceva che comunque tutti gli altri carabinieri della stazione erano 'sotto la sua cappella', compreso il comandante Orlando... alcune volte ho parlato anche con Falanga". Così, lo scorso gennaio, davanti agli investigatori, un giovane spacciatore che passava le informazioni ai carabinieri della caserma Levante di Piacenza, descrive la figura di Giuseppe Montella, conosciuto molti anni prima perché faceva il preparatore atletico di una squadra di calcio di cui aveva fatto parte. È quanto emerge dalla carte dei pm piacentini titolari dell'inchiesta ‘Odyssesus'. Il ragazzo è l'autore degli audiomessaggi inviati al maggiore Rocco Papaleo e fatti poi ascoltare da quest'ultimo alla polizia locale di Piacenza. In cambio delle 'soffiate' per eseguire gli arresti, lo spacciatore sarebbe poi stato pagato da Montella con parte della droga sequestrata (oppure in denaro). "Non l'ho più visto da quando mi aveva picchiato in caserma - racconta a verbale l'uomo - mentre mi ha mandato un messaggio su Facebook dove mi diceva di smetterla di dire cose sul suo conto perché mi conveniva".

"Nulla a che vedere con Gomorra"

Secondo l'avvocato Daniele Mancini, invece, il suo assistito Falanga sarebbe estraneo a ogni addebito. La foto nella quale mostra delle mazzette di denaro con Montella e i due fratelli Daniele e Simone Giardino (entrambi arrestati), "non ha nulla a che vedere con Gomorra. Viene dai social - dice l'avvocato - è del 2016, era su Facebook con tanto di commenti ed è il frutto di una vincita al gratta e vinci".

"Pestaggio? No, caduto durante inseguimento"

Quanto alla vicenda delle presunte torture subite da uno spacciatore in cui Falanga dice che i suoi due colleghi Montella e Cappellano devono fare il "poliziotto buono e il poliziotto cattivo", il legale nega le violenze e aggiunge. "Non si può condannare una persona per una battuta, le cose vanno contestualizzate". E come? "Falanga è estraneo ad ogni violenza e alle ipotesi di spaccio - il nigeriano non è stato picchiato in sua presenza, è stata una spacconata di Montella dire che lo avevano massacrato di botte, in realtà è caduto durante l'inseguimento". L'avvocato non può però negare la partecipazione di Falanga agli arresti. "Ha partecipato alle operazioni nel momento in cui venivano pianificate ma non sapeva cosa c'era a monte".

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Gli interrogatori di garanzia

Sono ripresi oggi nel carcere 'Le Novate' di Piacenza gli interrogatori di garanzia dei carabinieri arrestati mercoledì nell'ambito dell'inchiesta della procura della città emiliana. L'interrogatorio più atteso è stato quello dell'appuntato Giuseppe Montella, considerato dagli inquirenti e investigatori al vertice della piramide di quel sistema criminale che era stato messo in piedi nella stazione dei carabinieri. Un personaggio che, dice il gip nell'ordinanza, era convinto di poter tenere "qualunque tipo di comportamento, vivendo al di sopra della legge e di ogni regola di convivenza civile". Dopo Montella, davanti al Gip sono comparsi Salvatore Cappellano, il militare che il giudice definisce "l'elemento più violento della banda di criminali", e Giacomo Falanga. I due, assieme a Montella, erano soliti ricompensare gli spacciatori che fornivano informazioni, ha scritto tra l'altro il giudice nell'ordinanza, con della droga che era custodita in caserma, in un contenitore chiamato "scatola della terapia".

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