Silvia Romano, diario rimasto in mano ai carcerieri. Su conversione a Islam: scelta libera

Cronaca
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La cooperante italiana rapita in Kenya e liberata in Somalia oggi torna a Milano. Ieri ha spiegato agli inquirenti: “Nessuna violenza”. Alla psicologa che le è rimasta accanto nel volo che l’ha riportata in Italia ha confermato di essersi convertita e ha detto: “Adesso mi chiamo Aisha”. Intanto fonti della Farnesina smentiscono di aver avuto scontri con Palazzo Chigi

Dopo la liberazione e il ritorno in Italia, ora per Silvia Romano è il momento di tornare a casa, nella sua Milano (L'ARRIVO A CASA). La cooperante italiana, rapita in Kenya nel novembre 2018 e liberata in Somalia a maggio 2020, ieri è sbarcata a Ciampino, dove ha potuto riabbracciare i familiari (FOTO - VIDEO - LE REAZIONI). È stata interrogata dagli inquirenti, ai quali ha raccontato le fasi della sua prigionia, compresa la conversione all’Islam. Durante la prigionia ha tenuto un diario, che però è rimasto in mano ai carcerieri. Intanto la Procura di Roma, che indaga sul rapimento, è in attesa di una risposta dalle autorità somale alle quali è stata inviata una rogatoria per sollecitare la collaborazione nelle indagini. La rogatoria servirà a fare luce sulla prigionia. Sul fronte politico, oggi fonti della Farnesina hanno smentito indiscrezioni su un presunto scontro con Palazzo Chigi sull'annuncio della liberazione (LA FESTA A CASORETTO - CHI È SILVIA ROMANO - LE TAPPE DELLA VICENDA).

Silvia Romano: “Sto bene”

Silvia Romano ha ribadito più volte di star bene “fisicamente e psicologicamente”. Ieri è stata interrogata per cinque ore per provare a chiarire i punti più oscuri dei suoi diciotto mesi di prigionia. Silvia ha confermato di essersi convertita all’Islam: “È stata una mia libera scelta, non c’è stata nessuna costrizione da parte dei rapitori che mi hanno sempre trattato bene”, ha detto. Ha poi chiarito che è falso “che sia stata costretta a sposarmi. Non mi hanno picchiata e non ho mai subito violenza. Non sono stata costretta a fare nulla. Mi davano da mangiare e quando entravano nella stanza i sequestratori avevano sempre il viso coperto”.

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“Ora mi chiamo Aisha”

Come riporta il Corriere della Sera, durante la prigionia, Silvia Romano ha scritto un diario in cui ha appuntato spostamenti e sensazioni. I carcerieri hanno tenuto il diario prima di liberarla, ma molti degli appunti sono stati utili per ricordare dettagli riferiti al pubblico ministero Sergio Colaiocco e ai carabinieri del Ros. Silvia è stata seguita da una psicologa che l’ha accolta all’ambasciata di Mogadiscio e le è rimasta accanto anche sul volo che l’ha riportata in Italia. A lei ha confermato di essersi convertita e ha rivelato: “Adesso mi chiamo Aisha”.

 

Diario rimasto in mano ai carcerieri 

Nel diario rimasto in mano ai carcerieri, Silvia Romano descriveva i giorni della sua prigionia in Somalia. La ragazza è stata tenuta in ostaggio sempre dallo stesso gruppo terroristico islamista Al Shabaab dopo essere stata ceduta dal commando armato formato da otto persone che l'aveva prelevata in un centro commerciale in Kenia nel novembre del 2018.

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