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Coronavirus, Galli a Sky Tg24: Attuali misure non bastano. Battaglia Milano fondamentale

Cronaca

Il primario del Sacco critica le attività non ritenute fondamentali: "Quando vedo le persone che dipingono le righe per terra mi chiedo se sia qualcosa che non può esser rimandata". Poi avverte: "Molte più infezioni in Lombardia rispetto a quelle diagnosticate"

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Le attuali misure per il contenimento del coronavirus "non bastano ancora". A dirlo a Sky Tg24 è Massimo Galli, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell'Ospedale Sacco di Milano. L'infettivologo, sulle nuove restrizioni volute dal governo, afferma: "Le misure sono importanti e perché funzionino devono essere radicali perché altrimenti, ce lo dimostra Wuhan che è riuscita ad uscire da questo disastro in un tempo ragionevole anche se lungo, rischiamo che il nostro tempo diventi lunghissimo". Poi ammonisce: "Stare a casa è fondamentale, ma se si sta a casa in una situazione in cui le licenze di uscita in cui si possono raggiungere situazioni in cui c’è parecchia gente sono molto numerose e non giustificate, andremo avanti a cerchi concentrici a continuare ad avere più infezioni". E ancora: "Ai medici di famiglia serve supporto, non si possono mandare allo sbaraglio" (GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE). Sulle misure per limitare la diffusione del virus, è intervenuto a Sky Tg24 anche il vicepresidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala: "Ci aspettiamo nel weekend un provvedimento più restrittivo da parte del governo, altrimenti faremo da soli".

Le attività non fondamentali

Galli poi si sofferma ancora sulle attività non necessarie ma che continuano ad essere regolarmente svolte: "Quando vado in ospedale o trovo le persone che dipingono le righe per terra mi chiedo se sia un'attività che non può esser rimandata" (LE TAPPE DELL'EPIDEMIA - LE FOTO SIMBOLO - IL DECRETO "CURA ITALIA").

"In Lombardia più casi di quelli finora diagnosticati"

Secondo Galli, in Lombardia "c’è tanta gente a casa con l’infezione. C’è molta più gente in Lombardia che ha l’infezione rispetto a quelli che fino ad adesso sono stati registrati e diagnosticati direttamente con il tampone, e parte di queste persone o dei loro congiunti è in giro a lavorare senza saperlo neppure" (I DATI DELL'EPIDEMIA IN ITALIALA SITUAZIONE DEI CONTAGI IN ITALIA: LA MAPPA).

"Milano fronte fondamentale contro il virus"

Secondo Galli è proprio la città di Milano uno dei punti fondamentali dove combattere il Coronavirus: "È evidente che la battaglia di Milano è fondamentale per riuscire ad uscire per tempo, bene e presto, da questa terribile emergenza. Dobbiamo assolutamente da questo punto di vista riuscire a contenere l’infezione in una città come Milano. Ovviamente - aggiunge l'infettivologo - dobbiamo farlo in tutta Italia, ma è chiaro a tutti che avere una situazione di controllo su Milano sia uno dei fronti fondamentali contro il virus. Milano e l’hinterland fanno più di 3 milioni e mezzo di abitanti e ovviamente la concentrazione di popolazione è un fattore importante della possibile diffusione di un virus".

"Non si possono mandare i medici di famiglia allo sbaraglio"

Altro punto critico toccato da Galli è quello che riguarda i medici di famiglia: "Hanno bisogno di supporto e di coordinamento, non si possono mandare allo sbaraglio senza una serie di strumenti indispensabili di collegamento che possano permettere loro di funzionare veramente per quello che è il loro compito in un’occasione come questa". Il primario poi aggiunge: "In tutta Italia ci sono già medici di famiglia che hanno pagato un pesante tributo alla malattia perché sono particolarmente esposti e lo sono tanto più quanto più mancano elementi di coordinamento e di gestione. Non è un’accusa, serve muoversi con delle iniziative che consentano di avere il massimo del contributo da parte dei medici di famiglia ma anche il massimo della protezione nei confronti degli stessi. Serve un coordinamento affinché possano seguire a casa le persone che sono loro pazienti e che hanno sintomi e problemi e che sono allo sbando perché non riescono ad avere delle risposte".

"Ottimismo iniziale un grande errore"

Poi un'ammissione da parte di Galli: "Se c’è una cosa per cui sono infuriato con me stesso è di essere stato troppo ottimista quando, intorno al 20 di febbraio, il fatto che avessimo chiuso i viaggi con la Cina e controllato i voli prima degli altri, ci aveva messo nella convinzione che il peggio fosse passato per l’Italia. Questo è stato un errore, ma non una sottovalutazione". Infine aggiunge: "Quando tutti, me compreso, cominciavamo a pensare di esserne fuori e dicevamo che in fondo il virus non ha circolato in Italia, il virus stava circolando alla grande da tre o quattro settimane nella famosa iniziale zona rossa. Questo ha permesso al virus di andare abbastanza dappertutto, anche di tornare all’estero dopo essere venuto in Italia, e ci ha messi nella condizione di avere una base di contagi tali da dover fronteggiare oggi questa terribile situazione".