Cannabis, sentenza storica della Cassazione: coltivarla in casa non è un reato

Cronaca

La Suprema Corte ha deciso che “non sono riconducibili all'ambito di applicazione della norma penale le attività di coltivazione di minime dimensioni, svolte in forma domestica" per uso personale

Coltivare in casa minime quantità di cannabis non sarà più un reato. Lo ha stabilito una sentenza storica delle sezioni unite penali della Cassazione, arrivata il 19 dicembre scorso. Per la prima volta, ha ricostruito AGI, si è deliberato che non costituiscono reato le attività di coltivazione che “per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante ed il modesto quantitativo di prodotto ricavabile appaiono destinate in via esclusiva all'uso personale del coltivatore". La Suprema Corte sostiene quindi la tesi per cui il bene giuridico della salute pubblica non viene in alcun modo pregiudicato o messo in pericolo dal singolo assuntore di marijuana che decide di coltivare per se qualche piantina. I kit per la coltivazione dei semi di cannabis sono ormai parecchio diffusi, ma si incorreva in rischi da un punto di vista legale perché finora a livello giuridico non c'era mai stata un'apertura vera in questa direzione. (ORNELLA VANONI: FUMO CANNE DA 55 ANNI - IL PRIMO CANNABIS CAFÈ NEGLI USA - STOP A NORMA SU CANNABIS LIGHT NELLA MANOVRA)

Cosa dice la sentenza

Le motivazioni della sentenza devono ancora arrivare, ma la pronuncia detta una linea unica che uniforma il trattamento per i coltivatori casalinghi. Rimane fermo il punto secondo cui "il reato di coltivazione di stupefacente è configurabile indipendentemente dalla quantità di principio attivo ricavabile nell'immediatezza, essendo sufficienti la conformità della pianta al tipo botanico previsto e la sua attitudine, anche per le modalità di coltivazione, a giungere a maturazione e a produrre sostanza stupefacente". La svolta arriva dove si legge che "devono però ritenersi escluse, in quanto non riconducibili all'ambito di applicazione della norma penale, le attività di coltivazione di minime dimensioni, svolte in forma domestica" per uso personale.

Come funzionava finora

Prima di questa storica sentenza, la Corte costituzionale era intervenuta varie volte sul tema sposando una linea rigorosa, che aveva spinto la giurisprudenza ad assumere un principio netto e senza distinzioni: la coltivazione di cannabis era sempre reato, a prescindere dal numero di piantine e dal principio attivo ritrovato dalle autorità e anche se la coltivazione avveniva per uso personale. Ciò che si sosteneva era che "la condotta di coltivazione di piante da cui sono estraibili i principi attivi di sostanze stupefacenti" potesse "valutarsi come 'pericolosa', ossia idonea ad attentare al bene della salute dei singoli per il solo fatto di arricchire la provvista esistente di materia prima e quindi di creare potenzialmente più occasioni di spaccio di droga".

Le reazioni politiche

"Ancora una volta la giurisprudenza fa le veci di un legislatore vigliacco. La Cassazione ha aperto la strada, ora tocca a noi - ha commentato il senatore M5S Matteo Mantero - Fino a questa storica sentenza comprare cannabis dallo spacciatore, alimentando la criminalità e mettendo a rischio la propria salute con prodotti dubbi, non costituiva reato, mentre coltivare alcune piante sul proprio balcone per uso personale poteva costare il carcere". Anche il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova, parla di “svolta positiva piena di ragionevolezza. Ora andiamo avanti: con cannabis legale avremmo più sicurezza e miliardi per lo Stato sottratti alla criminalità". Con lui anche Riccardo Magi, deputato di Radicali +Europa: "La Cassazione ha fatto valere il buon senso e la logica” e “ora tocca al Parlamento, dove sono depositate diverse proposte che vanno decisamente in questa direzione, superare una normativa illogica e sbagliata". Infine Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana-Leu) definisce quella della Cassazione “una scelta di giustizia e soprattutto di buon senso." "Lo Stato deve colpire al cuore gli affari delle mafie - prosegue il parlamentare di Leu - e non limitarsi a colpire milioni di consumatori di cannabis, impegnando inutilmente le forze dell'ordine. La verità è che prima o poi in Italia bisognerà legalizzare l'uso della cannabis".

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