Conferenza stampa congiunta delle organizzazioni non governative impegnate nel Mediterraneo: "L’unica indicazione ricevuta da tutte le autorità contattate è stata quella di dirigersi verso il porto di un Paese in guerra, cosa che non abbiamo preso in considerazione"
"Non c'era alcuna alternativa al porto di Lampedusa. Soccorrere vite è un atto istintivo di umanità", queste le parole di Giorgia Linardi, rappresentate della Sea Watch. L'Ong, dopo la liberazione di Carola Rackete, ha organizzato una conferenza stampa congiunta insieme a Ong Mediterranea, Open Arms, Antigone, Tavolo Nazionale Asilo e Msf. "Siamo pronti a salvare ancora migranti, pronte ad agire come Carola", hanno detto. "Noi facciamo monitoraggio nel Mediterraneo. Se dovessimo trovarci in una situazione in cui siamo l'unica imbarcazione che può svolgere il salvataggio, agiremo come ci impone la legge del mare. Faremo quello che è previsto dalle normative che ci obbligano a comportarci in un certo modo, come ha fatto la Sea Watch. È così che abbiamo fatto e così faremo”, ha confermato Alessandro Metz di Mediterranea Saving Human. (TENSIONE ALLA CAMERA DOPO LA SCARCERAZIONE - CAROLA RACKETE È LIBERA - ECCO PERCHE' È STATA RILASCIATA)
Sea Watch: "L'unica indicazione era quella di andare in Libia"
"Non c’era alcuna alternativa a Lampedusa e questo perché l’unica indicazione ricevuta da tutte le autorità contattate è stata quella di dirigersi verso il porto di un Paese in guerra, cosa che non abbiamo assolutamente preso in considerazione". Così la rappresentante di Sea Watch, Giorgia Linardi, in conferenza stampa (GUARDA IL VIDEO). "Non abbiamo ricevuto nessun’altra indicazione, non ci siamo diretti in Tunisia - prosegue - perché in quei giorni c’era una nave mercantile con altre 75 persone a bordo bloccate che sono state poi sbarcate dopo 19 giorni e sono state immediatamente espulse o rimpatriate". Poi Linardi aggiunge: "Non siamo andati a Malta perché rispetto alla precisa posizione del soccorso c’era una differenza di 50 miglia e quindi circa 80 km tra Lampedusa e Malta. Il comandante come suo dovere non essendo stato aiutato da nessuna delle autorità contattate, e questa è la violazione. Proprio le stesse autorità che hanno ignorato un comandante in una situazione in cui aveva dei naufraghi a bordo. Così, Sea Watch ha fatto rotta verso il porto sicuro più vicino.
Sea Watch: "Stanchi degli insulti di Salvini"
Alla domanda sul comportamento del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, Linardi afferma: "Chi intraprende certe direzioni lo fa perché si culla nel fatto di non avere nessuna idea di quello di cui sta parlando e di ciò di cui si sta occupando. Io voglio credere che se il ministro Salvini si trovasse a bordo di una delle nostre navi in una situazione di soccorso sarebbe il primo a tendere una mano, se non lo facesse sarebbe un mostro perché è un atto istintivo di umanità e quindi sicuramente è un’esperienza che potrebbe giovare" (GUARDA IL VIDEO). La rappresentante della Sea Watch poi aggiunge: "È anche vero che prendiamo atto che si tratta di una persona che senza alcun diritto ci insulta dalla mattina alla sera invece di ottemperare ai propri obblighi e questa è una cosa di cui ci siamo stancati, perché nessuno si può permettere di chiamarci vice-scafisti, criminali, tassisti del mare e quant’altro senza averne prova, anzi essendo smentito dalle indagini finora portate avanti da almeno cinque procure della Repubblica e soprattutto - afferma - non dire mezza parola e non fare nulla quando a una donna viene detto di essere stuprata a quattro alla volta"
Sea Watch: "Carola è in Italia, è frastornata"
Per quanto riguarda le condizioni della comandante, Linardi ha detto che "Carola oggi è completamente libera ed è in Italia ma non è detto che ci resti nei prossimi giorni. Ora è giusto che abbia il suo tempo per riposarsi dal clamore dei media e preparare la sua deposizione (il 9 luglio, ndr). La sentirete nei prossimi giorni". La rappresentante della Ong ha aggiunto che "Carola sta bene, è ancora frastornata da questi giorni di fermo. Ha chiesto continuamente della sorte dei naufraghi". Secondo Linardi "è stato fatto di tutto per fermare la Sea Watch3, una nave che non era una minaccia per nessuno, ma non è stato fatto niente per impedire insulti violenti e attacchi sessisti verso Carola Rackete, un capitano che ha salvato vite in mare” (GUARDA IL VIDEO).
Le critiche al Decreto Sicurezza bis
Le altre Ong che hanno partecipato alla conferenza stampa (Msf. Mediterranea e Open Arms) dovevano essere sentite oggi in Parlamento sul Decreto Sicurezza Bis, ma hanno disertato l’appuntamento per solidarietà nei confronti di Sea Watch, esclusa dall’audizione in seguito alle proteste della Lega. "Il Decreto Sicurezza Bis - ha detto Linardi - non ha niente a che vedere con una nave che ha uno stato di necessità a bordo”. Per Marco Bertotto di Msf “nei primi sei mesi del 2019, quando il numero delle imbarcazioni di Ong si è ridotto drasticamente, le partenze sono continuate: sono partite circa 6.000 persone. La politica dei porti chiusi oltre a infliggere sofferenza inutile non ha prodotto alcun risultato concreto per la condivisione delle responsabilità in Europa”.