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Fondi Lega, Salvini querela Belsito per appropriazione indebita

Cronaca

L’ex tesoriere imputato a Milano con Umberto e Renzo Bossi. L’accusa: soldi del partito per fini privati. L'Appello rischiava di saltare perché per il reato non si può più procedere d'ufficio. Querela solo per Belsito: per i Bossi il dibattimento potrebbe non continuare

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Matteo Salvini ha querelato Francesco Belsito. L’ex tesoriere della Lega è imputato a Milano per appropriazione indebita con Umberto Bossi e suo figlio Renzo, “il Trota”, per aver usato i fondi del partito per fini privati. La denuncia di Salvini, in quanto leader del Carroccio, è stata depositata dai suoi legali nella cancelleria della Corte d'Appello di Milano: è un passaggio indispensabile per celebrate il dibattimento, perché per il reato contestato, in base alle nuove norme, non si può più procedere d'ufficio. Salvini ha dato mandato ai suoi avvocati di querelare solo l'ex tesoriere, non il Senatur e il figlio: per gli ultimi due, quindi, il dibattimento potrebbe non andare avanti, ma spetterà al Tribunale valutare.

Il secondo grado rischiava di saltare senza querela

Questa di Milano è una tranche dell’inchiesta sui rimborsi elettorali scoppiata nel 2012. Soldi che, secondo l’accusa, sono stati usati dalla famiglia di Bossi e dai suoi fedelissimi per spese personali. Per questa parte di inchiesta, rimasta a Milano e derivata dalla cartella intestata "Family" (sequestrata dal pm Woodcock e poi inviata nel capoluogo lombardo per competenza territoriale), i giudici lombardi hanno condannato in primo grado l'ex tesoriere a due anni e sei mesi, il senatur a due anni e tre mesi e il figlio Renzo Bossi a un anno e sei mesi. In secondo grado, però, il processo rischiava di saltare proprio perché il partito non aveva ancora presentato la querela.

Tribunale valuterà se querela è estendibile ai Bossi

Per effetto di una modifica al codice penale entrata in vigore con il governo Gentiloni, infatti, la Lega aveva tempo fino alla fine di novembre per depositare l'eventuale querela. In caso contrario, il processo si sarebbe chiuso con la dichiarazione di improcedibilità e quindi sarebbero state cancellate le condanne inflitte a Belsito, Umberto e Renzo Bossi nel luglio dell'anno scorso. Ora spetterà alla quarta Corte d'Appello, davanti alla quale lo scorso 10 ottobre si era aperto il processo poi rinviato al prossimo 14 gennaio, valutare i termini della querela e se questa è estensibile o meno ai Bossi.

I giudici di Genova confermano confisca 49 milioni

Belsito, stando al capo di imputazione milanese, tra il 2009 e il 2011 si sarebbe appropriato di circa 2,4 milioni, mentre il fondatore del Carroccio di 208mila euro e "il Trota" di oltre 145mila euro. Dall'indagine avviata nel capoluogo lombardo ha preso forma il processo genovese sulla presunta maxi truffa legata ai rimborsi elettorali. Ieri i giudici di Appello di Genova hanno confermato la condanna per truffa ai danni dello Stato a Umberto Bossi e all’ex tesoriere, rispettivamente a un anno e 10 mesi e a tre anni e nove mesi (in primo grado erano 2 anni e sei mesi e 4 anni e 10 mesi, ma per alcuni reati è arrivata la prescrizione). Secondo la Corte, quindi, la maxi truffa è stata orchestrata da Belsito e Bossi e i 49 milioni di euro di rimborsi elettorali devono essere restituiti dalla Lega al Parlamento. I giudici, dunque, hanno confermato la confisca dei soldi. A settembre la Procura aveva accolto l'istanza dei legali del partito di una rateizzazione da 600mila euro all'anno, che porterebbe a estinguere il debito in 76 anni. Anche nel processo di Genova, la Lega aveva presentato querela riguardo all'appropriazione indebita contestata solo a Belsito (querela non necessaria, invece, per procedere per l'altro reato cardine: la truffa ai danni dello Stato).