È definitiva la condanna all'ergastolo per il muratore di Mapello ritenuto responsabile della morte della tredicenne scomparsa da Brembate di Sopra il 26 novembre 2010
La Cassazione ha confermato l'ergastolo per Massimo Giuseppe Bossetti, condannato in primo e secondo grado per l'omicidio di Yara Gambirasio, la giovane ginnasta di 13 anni il cui corpo venne trovato il 26 febbraio 2011 in un campo a Chignolo d'Isola, nel Bergamasco, a pochi chilometri da Brembate di Sopra, dove la ragazza viveva e da dove era scomparsa tre mesi prima (LE TAPPE)
Ricorso inammissibile
La prima sezione penale della Cassazione, presieduta da Adriano Iasillo, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa di Bossetti, condannando l'imputato al pagamento delle spese legali. La Corte ha anche dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla procura generale di Brescia contro l'assoluzione dal reato di calunnia per Bossetti.
Legale famiglia Gambirasio: è andato tutto come doveva andare
"E' andato tutto come secondo me doveva andare. Con oggi sono 39 i magistrati che hanno esaminato, in varie fasi, il fatto e tutti hanno concluso per la colpevolezza di Bossetti". Così l'avvocato Andrea Pezzotta, legale dei familiari di Yara Gambirasio, commenta la decisione delle Cassazione. A chi gli fa notare che la difesa di Bossetti ha criticato l'attenzione dei media nei confronti del caso, risponde: "Se c'è stato un processo mediatico non è per colpa nostra. Noi non siamo mai andati in televisione". "Leggeremo le motivazioni. Le decisioni si rispettano e si impugnano nelle sedi opportune. In questo momento dobbiamo solo piegarci a questa sentenza, ma continuiamo a credere che Massimo sia innocente" ha detto invece il legale di Bossetti.
Il caso Yara
Il muratore di Mapello si è sempre dichiarato non colpevole. La scomparsa di Yara risale al 26 novembre 2010 e la giovane fu trovata senza vita solo tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, in un campo a Chignolo d'Isola. Sul corpo furono trovate tracce biologiche dalle quali i carabinieri sono risaliti a un dna maschile, il cosiddetto Ignoto 1 (LA FOTOSTORIA). Un dna simile a quello trovato mesi dopo su una marca da bollo di un uomo morto nel 1999, Giuseppe Guerinoni. Da qui l'intuizione che Ignoto 1 potesse essere un suo figlio illegittimo. Dopo lunghe e complesse indagini, con prelievi a tappeto sulla popolazione della zona, Massimo Bossetti è arrestato nel giugno 2014. A carico di Bossetti, oltre al dna, anche le riprese di una videocamera con il furgone di Bossetti davanti alla palestra pochi minuti prima della scomparsa di Yara.