Caso Cucchi, altri carabinieri indagati per aver falsificato atti

Cronaca
Ilaria Cucchi mostra la foto del fratello (Ansa)

Tra i militari coinvolti Francesco Di Sano, della stazione di Tor Sapienza, e Massimiliano Colombo, comandante della stessa caserma. Colombo sarà interrogato la prossima settimana. Di Sano ammise già il 17 aprile scorso di aver modificato l’annotazione di salute

Ci sono altri carabinieri che risultano indagati per la morte di Stefano Cucchi, in particolare per quanto riguarda gli accertamenti sui presunti atti falsificati. Tra loro ci sono Francesco Di Sano, carabiniere della stazione di Tor Sapienza, e il luogotenente Massimiliano Colombo, comandante della stessa caserma. Colombo sarà interrogato la prossima settimana dai pubblici ministeri e nei giorni scorsi è stato sottoposto a una perquisizione con l'obiettivo di individuare eventuali comunicazioni tra lui e i suoi superiori dell'epoca sul caso Cucchi.

Di Sano aveva già ammesso di aver modificato l’annotazione di salute

Francesco Di Sano è invece il carabiniere scelto della caserma di Tor Sapienza che ebbe in custodia il geometra romano morto nove anni fa. Il nuovo filone di indagine è stato avviato dopo l'audizione di Di Sano nel processo a carico di cinque carabinieri. Rispondendo alle domande del pm Giovanni Musarò, il militare dell'arma il 17 aprile scorso ammise di avere modificato l'annotazione di salute di Cucchi. "Mi chiesero di farlo - raccontò davanti alla prima corte d'assise - perché la prima era troppo dettagliata. Non ricordo per certo chi è stato; certo il nostro primo rapporto è con il Comandante della Stazione, ma posso dire che si è trattato di un ordine gerarchico".

Cinque carabinieri sono stati rinviati a giudizio

Fino a questo momento sono stati rinviati a giudizio i tre carabinieri che hanno arrestato Cucchi, per omicidio preterintenzionale (Francesco Tedesco ha ammesso di aver assistito a un pestaggio), e altri due militari, per calunnia e falso. Il falso si riferisce al verbale di arresto in cui "si attestava falsamente", secondo la Procura, che Cucchi era stato identificato attraverso le impronte digitali e il fotosegnalamento: circostanza non ritenuta vera ma che avrebbe rappresentato la ragione del pestaggio di Cucchi, ritenuto "non collaborativo all'operazione".

Ilaria Cucchi a Sky tg24: la verità era evidente ma è stata negata

La notizia arriva il giorno dopo quella che nel secondo processo è una vera e propria svolta: l’ammissione del pestaggio ai danni di Cucchi da parte del carabiniere Francesco Tedesco. Un “muro” che si è rotto, aveva detto la sorella Ilaria Cucchi che oggi, ospite a Sky tg24, ha ribadito: “La verità era chiara, evidente e sotto gli occhi di tutti. Però è stata negata in tutte le maniere in quei processi sbagliati”. Su Tedesco, che solo dopo 9 anni ha trovato il coraggio di parlare, Ilaria spiega che “denunciò da subito, ma la sua denuncia sembra essere sparita”: “Poi ha avuto paura, paura di subire penalizzazioni e ritorsioni sul proprio lavoro - ha aggiunto la sorella di Stefano - Non lo giustifico, ma posso comprenderlo”. Infine, sull’invito rivoltole da Matteo Salvini ad andare al Viminale ha commentato: "Ho saputo dell’invito di Salvini, andrò al Viminale nel momento in cui chiederà scusa a me e alla mia famiglia. Fino ad allora non ho proprio nessuna intenzione".

I processi

Per la morte di Stefano Cucchi, avvenuta il 22 ottobre 2009 all’ospedale Pertini, vengono inizialmente rinviati a giudizio sei medici, tre infermieri e tre agenti della penitenziaria e l'ipotesi dell’accusa è che il geometra sia stato “pestato” nelle celle del tribunale e in ospedale sia stato lasciato morire di fame e sete. Nel processo di primo grado, però, i giudici arrivano a un'ipotesi diversa: nessun pestaggio, ma morte per "malnutrizione". Nella sentenza di primo grado gli unici condannati, per omicidio colposo, sono i medici dell’ospedale Pertini. Ma il 31 ottobre 2014 i giudici d’appello ribaltano la sentenza e assolvono tutti gli imputati per insufficienza di prove. Ilaria Cucchi fa ricorso in Cassazione e la Suprema Corte decide la parziale cancellazione di questa sentenza ordinando un processo di appello-bis per omicidio colposo per i medici. Confermate invece le assoluzioni per i tre agenti di polizia penitenziaria e i tre infermieri del Pertini. L’appello-bis termina con una nuova assoluzione per i dottori, annullata poi nel 2017 dalla Cassazione: il reato, però, finisce in prescrizione. Nel 2015 parte un’inchiesta-bis che due anni dopo porta al rinvio a giudizio dei tre carabinieri che hanno arrestato Cucchi, per omicidio preterintenzionale, e di altri due militari, per calunnia e falso. Il primo che inizia a sgretolare il muro che si è costruito intorno alla vicenda è l’appuntato scelto dei carabinieri Riccardo Casamassima, che accusa i colleghi del pestaggio. Infine, l’11 ottobre 2018, la svolta con la conferma di Francesco Tedesco.

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