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Igor il russo, un anno fa l’omicidio di Budrio

Cronaca

Federica Villa

Nelle foto: Norbert Feher (alias Igor il russo) e i momenti delle ricerche per trovarlo

L'1 aprile 2017 il serbo dalle molteplici identità ha ucciso a Budrio il barista Davide Fabbri. L'8 aprile, il secondo delitto, quello della guardia ecologica Valerio Verri. Dopo una caccia all'uomo durata 8 mesi, l'arresto in Spagna. Ecco tutte le tappe della vicenda

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Una serie di omicidi. Una caccia all’uomo dalle paludi intorno a Bologna e Ferrara, fino alla Spagna. False identità e depistaggi. Una fuga durata otto mesi, poi la cattura. Sono le tappe del caso che un anno fa ha impegnato più di 800 uomini in ricerche e indagini per scovare Norbert Feher, alias Igor il russo: l’uomo accusato dell’omicidio del barista Davide Fabbri, a Riccardina di Budrio, e di quello della guardia ecologica Valerio Verri, a Portomaggiore. I delitti sono avvenuti l’1 e l’8 aprile 2017, a una settimana esatta di distanza l’uno dall’altro. Poi il killer è sparito e a nulla sono servite le ricerche durate settimane per scovarlo. A bloccarlo, oltre 200 giorni dopo il primo delitto, è stata la Guardia Civil spagnola, a El Ventorillo di Teruel (in Aragona), non prima che il 42enne serbo uccidesse due agenti e un civile. Un anno dopo l’omicidio di Budrio, Feher si trova nel carcere blindato spagnolo di Zuera. Da qui, a fine marzo, si è rifiutato di rispondere a qualsiasi domanda dei magistrati, con un atteggiamento definito "cinico e sprezzante". 

1 aprile 2017: l’omicidio di Davide Fabbri a Budrio

Tutto inizia quando la sera dell’1 aprile 2017 un uomo con un giaccone militare con il bavero alzato, un cappello in testa e un fucile da caccia a tracolla, entra nel bar-tabaccheria “Il Gallo” di Riccardina di Budrio (Bologna). Vuole rapinare il negozio. Ma il proprietario, il 52enne Davide Fabbri, si oppone e lo affronta (VIDEO). Nello scontro, il criminale esplode alcuni colpi e uccide il barista. Inizia da qui la fuga di Igor il russo, successivamente identificato come Norbert Feher, serbo nato a Subotica ed ex militare sovietico, abituato a sopravvivere anche nelle condizioni più estreme.

8 aprile 2017: l’omicidio di Valerio Verri a Portomaggiore

Una settimana dopo l’omicidio di Budrio, e cioè l’8 aprile, viene uccisa una guardia ecologica volontaria. È Valerio Verri, che si imbatte in Igor il russo nella zona di Portomaggiore, nel ferrarese, dopo aver avvistato un Fiorino sospetto e aver deciso di controllarlo. Il killer lo uccide e ferisce gravemente anche un uomo della polizia provinciale che si trova con Verri, Marco Ravaglia. 

La caccia al killer di Budrio

Parte la caccia all’uomo, con circa 800 persone impiegate nelle operazioni di ricerca. A essere scandagliata è l’area tra le campagne di Bologna e Ferrara, e soprattutto quella nella zona di Marmorta e Campotto, tra più di 70 paludi. In campo cani molecolari, droni, elicotteri e tiratori scelti. I posti di blocco vengono estesi in tutte le direzioni. Arrivano anche i paracadutisti del Tuscania da Livorno, le squadre elitrasportate dei Cacciatori di Calabria di base in Aspromonte e gli uomini dell’Uopi, l’unità operativa pronto intervento del Viminale. Il criminale però non si trova. A maggio, le autorità distribuiscono agli abitanti dell’area un vademecum da seguire nel caso in cui ci si trovasse davanti al killer di Budrio. Mentre a luglio, i famigliari di Fabbri istituiscono una taglia su Igor il russo: 50mila euro da vivo, 25mila da morto, indirizzata a chi per primo fornisca "notizie precise" per "rintracciare in concreto" il killer in fuga. L’appello viene rinnovato nell’ottobre successivo. Ma di Feher nessuna traccia. 

Una fuga lunga otto mesi

Passano i mesi e il numero di uomini dei reparti speciali impiegati per scovare il criminale viene ridotto. Diverse le piste vagliate dalla procura di Bologna, soprattuto quelle sui possibili vecchi contatti del serbo. Come è poi emerso, risulta che l’uomo abbia rintracciato persone che operavano nel mondo dei documenti falsi, in Francia, e poi che abbia avuto contatti con spagnoli e austriaci.

La cattura di Feher in Spagna

La fuga di Feher si conclude il 15 dicembre 2017, in Spagna. Viene fermato nella zona di El Ventorillo, in Aragona, dopo una sparatoria in cui rimangono uccisi due agenti della Guardia Civil e un civile. Al momento della cattura, Igor il russo è "vestito in uniforme e pesantemente armato" con le armi rubate agli agenti della Guardia Civil uccisi, come riferiscono fonti dell'inchiesta citate da El Mundo online. Secondo le stesse fonti, l'uomo "sapeva dove sparare perché ha ferito mortalmente le due guardie nonostante indossassero giubbotti antiproiettile. Gli agenti non hanno avuto il tempo di sparare". Dieci giorni prima della sparatoria, il 5 dicembre 2017, ad Albalate del Arzobispo, vicino a Teruel, il criminale aveva già ferito altre due persone durante l'assalto ad un'azienda agricola, come aveva poi confermato anche il procuratore capo di Bologna. 

Dai reati in Italia alla fuga in Spagna

E' lunga la carriera criminale del killer di Budrio, fatta di false identità (da Igor Vaclavic russo, a Ezechiele Norberto Feher serbo) che gli hanno permesso di sfuggire alle maglie della giustizia e di reati violenti e periodi trascorsi in carcere. Arrestato nel 2007 e nel 2010 per furti e rapine nel Polesine e nell’Argentano (con due decreti di espulsione non eseguiti), viene scarcerato nel 2015; entrambe le condanne vengono ridotte di quasi un anno per buona condotta. Nell’estate del 2015, Igor entra a far parte di una banda ritenuta responsabile rapine nel ferrarese e dell'omicidio del 73enne Luigi Tartari. Sempre nel 2015, Fehrer è sospettato dell’omicidio del metronotte Salvatore Chianese, ucciso a Ravenna il 30 dicembre, e sul suo capo pende un 2015 mandato d’arresto per rapine e stupri in Serbia.

La detenzione a Zuera e gli ultimi sviluppi delle indagini 

Il killler di Budrio oggi è detenuto nella prigione spagnola di Zuera. Non collabora con la giusitizia e ha scelto anche di non rispondere alle domande dei pm italiani volati a Saragozza solo per interrogarlo. Obiettivo delle indagini non è accertare le responsabilità di Fehrer negli omicidi Davide Fabbri e Valerio Verri, su cui non ci sono dubbi, quanto piuttosto acquisire ulteriori informazioni sulla fuga e sulla latitanza e scoprire chi sono i complici che lo hanno aiutato a sfuggire alla cattura per oltre 200 giorni.