Rogo Thyssen, ex manager condannato chiede la grazia a Mattarella

Cronaca
Il papà di una delle vittime del rogo alla Thyssen di Torino durante una manifestazione per chiedere giustizia (Ansa)
thyssen_parenti_vittime_ansa

Marco Pucci, uno dei dirigenti della Thyssenkrupp ritenuti colpevoli per l'incendio del 2007 che uccise 7 operai, sta scontando una pena di 6 anni e 3 mesi di carcere. I legali hanno presentato la richiesta al Quirinale. I parenti delle vittime: "Noi non la concediamo"

Marco Pucci, uno degli ex manager della Thyssenkrupp condannati per l'incendio che, il 6 dicembre 2007 a Torino, uccise sette operai, ha chiesto la grazia al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Pucci sta scontando dal maggio 2016 la pena di sei anni e tre mesi di carcere. Nel giugno dello scorso anno aveva ottenuto la possibilità di svolgere un lavoro esterno con obbligo di rientro in cella alle 18.30. La notizia della richiesta ufficiale è stata confermata da uno dei legali che assistono l’ex manager a Terni.

Parenti vittime: noi non concediamo grazia

"Noi non concediamo la grazia a nessuno. E nemmeno lo deve fare il presidente Mattarella", ha commentato Graziella Rodinó, madre di Rosario, uno dei sette operai morti nell'incendio divampato allo stabilimento Thyssenkrupp di Torino. "Ce li hanno ammazzati, non meritano nessun perdono. Semmai lo chiederanno a Dio. Per ora devono stare in galera", ha aggiunto.

La lunga vicenda giudiziaria

Il 13 maggio 2016 la Cassazione confermò in via definitiva le condanne inflitte nel secondo processo di Appello. Tra le varie condanne, quella di Pucci fu la più lieve. L’ex manager si presentò spontaneamente alla Questura di Terni il giorno dopo l’ordine di carcerazione seguente alla condanna. Il 19 ottobre poi la Cassazione ha bocciato i ricorsi straordinari dei manager chiudendo definitivamente la vicenda giudiziaria e stabilendo che non ci fu alcun errore nella sentenza. Al momento rimane ancora pendente un altro ricorso alla Corte europea per i diritti dell’Uomo, presentato dalla difesa degli imputati già dopo la prima sentenza del 2014.

Mattarella parlò di “ferita che non si rimargina”

In occasione del decennale dell’incidente, lo scorso dicembre, proprio il presidente della Repubblica Mattarella ricordò la tragedia dicendo: “È un dovere della società che vengano rispettate ed applicate le norme sulla sicurezza, ogni morte sul lavoro è una perdita irreparabile per l'intera società. E dieci anni fa, nella notte del 5 dicembre 2007, sette operai morirono nell'incendio nell'acciaieria della Thyssenkrupp a Torino”. Il capo dello Stato elencò le vittime e disse: "È giusto ricordare i loro nomi, perché è una ferita che non può rimarginarsi accettare che si possa morire sul lavoro e per il lavoro.

Cronaca: i più letti